22 Febbraio 2022 Giudiziaria

AMMINISTRATIVE 2019 e 2020: LA CAMPAGNA ELETTORALE ‘NUMBER ONE’ DI CARMELO VITO FOTI

Di Enrico Di Giacomo - Una parte dell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Ornella Pastore dell'ultima indagine dei carabinieri di Messina, coordinata dalla procura diretta da Maurizio de Lucia, evidenzia le relazioni di uomini dell'associazione mafiosa barcellonese con esponenti politici.

LE AMMINISTRATIVE DI BARCELLONA (4 E 5 OTTOBRE 2020) E I CANDIDATI DI 'DIVENTERA' BELLISSIMA'.

Mariano Foti, indicato dagli inquirenti “appartenente all’associazione mafiosa dei barcellonesi’, è indagato con Mariano Calderone e Fortunato Caranna di voto di scambio politico-mafioso (416 ter): avrebbe promesso di “procurare voti per la lista di Diventerà Bellissima Barcellona Pozzo di Gotto” proprio nelle ultime comunali 2020. La merce di scambio del presunto supporto? “Una sistemazione lavorativa per Salvatore Foti, figlio di Mariano, e altri soggetti riferibili” sempre a lui.

Il boss Mariano Foti, avrebbe sostenuto politicamente il candidato delle lista "Diventerà bellissima", Carmelo Caliri, in cambio di un posto di lavoro per il figlio Salvatore, poi ottenuta attraverso Mariano Calderone.

Mariano Foti, ristretto ai domiciliari, era finito nella rete delle microspie dei carabinieri. A solleticare l’attenzione di Foti è la notizia che Mariano Calderone avrebbe avuto legami con la segreteria politica di Pino Galluzzo (non indagato), rappresentante del movimento politico ‘Diventerà Bellissima’. Foti conversando di politica evidenzia che nel passato sarebbe riuscito a favorire “l’elezione di alcuni candidati riuscendo a procurare, in una occasione, – scrive il gip – un appoggio elettorale, quantificato nell’ordine di ottocento voti”. Addirittura l’esponente dei barcellonesi si vanta che tra i soggetti “in favore dei quali” avrebbe fornito appoggio elettorale, ci sarebbe stato Sergio Francesco Vincenzo Calderone, (“Una volta l’ho fatto salire io a Sergio quando faceva il consigliere”). Quest’ultimo è il fratello di Mario Giulio Calderone-  annota il giudice nell’ordinanza – “condannato in via definitiva quale partecipe dell’associazione mafiosa dei barcellonesi, resosi latitante per anni, e tratto in arresto in data 2.03.2021 a Pyrgos (Grecia)”.

Ed è proprio nel corso di questa conversazione che Mariano Foti esterna la necessità di trovare una sistemazione lavorativa per il figlio Salvatore nel settore dei rifiuti. Calderone, a quel punto, lo avrebbe invitato ad attendere l’esito delle elezioni, dando la propria disponibilità ad intercedere con chi avrebbe potuto ‘avvallare’ l’assunzione del figlio. Si tratterrebbe – come emerge dalle intercettazioni finite nei faldoni dell’inchiesta – di Giuseppe Benvegna, che sarebbe diventato – a dire di Calderone – “assessore” in caso della vittoria del candidato Giuseppe Calabrò. Che poi nei fatti è avvenuto.

MARIANO MA ANCHE CARMELO VITO FOTI.

Sia il boss di Barcellona Pozzo di Gotto Carmelo Vito Foti che Rosario De Pasquale, affiliato di Mariano Foti, insospettabile gestore di una tabaccheria ubicata nel quartiere San Giovanni di Barcellona, e deceduto durante le indagini, avrebbero sostenuto politicamente candidati della lista "Diventerà Bellissima". In particolare è emerso che Carmelo Vito Foti si sia speso in favore della candidata Domenica Milone (141 voti), ("Foti: 'Ho una figlioccia...stai tranquilla che ti aiuto, le ho detto, ma non comanderai mai...").

In un'altra conversazione emergeva il supporto al candidato Giampiero La Rosa (Diventerà Bellissima), eletto poi consigliere con 347 voti di preferenza. Risulta in particolare che Rosario De Pasquale veniva contattato da 'Nello' La Rosa, per un appoggio elettorale al figlio Giampiero.

Fu infatti il padre del politico a telefonare a De Pasquale, che all’epoca non aveva ancora alcuna condanna per mafia: «È tardi per chiedere voti per mio figlio?», esordì. La risposta: «No, tu già nel mio cuore eri».

In un'altra intercettazione tra Rosario De Pasquale ("noi abbiamo La Rosa") e il suo 'figlioccio' Alessandro Antonino Truscello, i due discutono della distribuzione dei voti. Dalle intercettazioni risulta che anche Ottavio Imbesi si sarebbe interessato a reperire i voti a Giampiero La Rosa. De Pasquale avrebbe partecipato anche a una cena elettorale al ristorante Tre Trivelle di Barcellona organizzata con il candidato al consiglio comunale Antonino Fama', inserito nella lista Calabrò sindaco, che non veniva poi eletto.

Ma nel corso della serata si verificò comunque un incontro importante: «De Pasquale ed altri si appartavano negli scantinati — scrive la procura — dove concordavano di attuare una comune strategia per indirizzare il consenso elettorale in favore di Famà, Giulia Rosina e Tindaro Grasso, in modo da ottenere la nomina di un assessore di loro gradimento. L’indagato — proseguono i pm — sollecitava inoltre Famà, in caso di vittoria, a farsi rappresentante di interessi economici di gruppo, procacciando incarichi politici, quali nomine di esperti e consulenti presso il Comune». Tindaro Grasso è stato eletto.

LE AMMINISTRATIVE DI MILAZZO.

Dalle indagini sarebbe emerso che Vito Carmelo Foti si sarebbe interessato anche alle elezioni per le amministrative di Milazzo, nella medesima tornata elettorale. Nel settembre del 2019, Foti riceveva nella sua abitazione vista di Caterina Mastroeni (non indagata) che chiedeva un sostegno elettorale per il candidato Lorenzo Italiano (non indagato, non vincitore, e divenuto consigliere comunale di minoranza). All'interno dell'abitazione di Foti era già presente Vincenzo Nucera, suo fidato collaboratore, "soggetto da ritenersi organico alla consorteria dei Barcellonesi" (Foti: "...perfetto, per ciò già lui è uno di quelli che io, per dire...").

In riferimento alla ricostruzione fatta dagli inquirenti riceviamo e pubblichiamo una richiesta di rettifica dell'ex sindaco Lorenzo Italiano che precisa quanto segue: "Con riferimento all'articolo di stampa apparso in data odierna "Amministrative 2019/2020", voglio precisare, che la Signora Mastroeni Caterina era candidata nelle elezioni amministrative tenutasi a Milazzo il 5/10/2020 nella lista "Insieme per Milazzo" a sostegno del candidato a  Sindaco Giuseppe  Midili. Pertanto nessuna sottoscrizione di candidatura alle amministrative 2020 è stata fatta dalla Signora nei miei confronti".

LE AMMINISTRATIVE DI SPADAFORA.

Un discorso a parte meritano i rapporti tra Vito Carmelo Foti e il medico cardiologo Giuseppe Pappalardo (non indagato), che ha ricoperto la carica di sindaco per due mandati quinquennali e, nelle ultime elezioni del 28 aprile 2019, veniva eletto consigliere di maggioranza nella lista capeggiata da Tania Venuto, vicesindaco della giunta Pappalardo nel precedente mandato e attuale sindaco.

E' emerso che il dottor Pappalardo, da sindaco, sia andato spesso a casa di Foti, dopo la sua scarcerazione. Tra i due, per gli inquirenti, "esistevano rapporti di cordialità".

Poco prima delle elezioni, l'uno marzo del 2019, l'uomo di fiducia di Pappalardo, l'architetto Fortunato Cannuni, chiamava Foti chiedendo se poteva andare a trovarlo poiché c'era il dottore che voleva salutarlo (Cannuni: amore mio, l'architetto sono. Foti: ciao, che fai?. Cannuni: quando te la posso fare una visita? Foti: quando vuoi Cannuni: C'era l'amico mio dottore che ti voleva salutare Foti: con piacere, avvicina che qua sono...).

In successivi incontri tra Foti e Cannuni, il boss faceva pesare la circostanza che nel corso delle ultime due tornate elettorali, aveva sostenuto Pappalardo, raccogliendo voti per lui ("...gli ho fatto una campagna elettorale 'Number one'. Sindaco dieci anni").

Cannuni incontra Foti altre volte, occasioni in cui Foti discute di appalti e lavori pubblici e intima a Cannuni di sfruttare l'influenza di Pappalardo per ottenere incarichi remunerativi ("mi devi dare i lavori, così gli devi dire"), attraverso "evidentemente, la collusione di funzionari pubblici compiacenti".

Da alcune intercettazioni risulta come Foti, attraverso la mediazione di Cannuni, abbia chiesto a Pappalardo ("che avrebbe interessato a sua volta il deputato Laccoto") il suo interessamento per una sistemazione lavorativa (e la proroga del contratto) di un tale Francesco Calò in una società che si occupa di lavori pubblici.

Nessuno di loro, non il professionista né il sindaco, tanto meno il deputato regionale, compaiono tra gli indagati visibili dell’inchiesta.

Oltre alla sistemazione del Calò, 'soggetto raccomandato da Foti', Pappalardo si attivava, su richiesta del mafioso, per risolvere una questione amministrativa che riguardava due coniugi.

A conferma della capacità di Foti di rapportarsi con esponenti politici locali, c'è una intercettazione del boss con Letterio Pistone, antagonista di Tania Venuto alle elezioni del consiglio comunale di Spadafora.

Pistone chiede il supporto elettorale a Carmelo Vito Foti che quest'ultimo garantisce invitando Pistone a rivolgersi a suo nome a vari soggetti, tra i quali 'Ninetta' Antonino Bonaffini. Nello stesso dialogo Pistone richiede la mediazione di Foti per poter raggiungere una intesa elettorale con Pappalardo, sostenitore del candidato a sindaco Venuto, sfruttando presunti dissapori con la candidata. E Foti da la sua disponibilità...