25 Febbraio 2022 Giudiziaria

Soldi a un giudice per far scarcerare tre boss, condannato a sei anni l’avvocato Armando Veneto

L’avvocato Armando Veneto è stato condannato a 6 anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa e per corruzione in atti giudiziari aggravata dall’agevolazione alla ‘ndrangheta. Denaro in cambio della libertà, sentenze comprate e giudici pagati per far scarcerare boss e gregari della cosca Bellocco di Rosarno. Si è concluso in primo grado, davanti al giudice per l’udienza preliminare Matteo Ferrante, il processo nato da un’inchiesta della Dda di Catanzaro coordinata dal procuratore Nicola Gratteri.

La sentenza, in sostanza, ha accolto le richieste del pm Veronica Calcagno. Oltre al deputato ed ex parlamentare europeo dell’Udeur Armando Veneto, sono stati condannati gli altri quattro imputati che hanno scelto il rito abbreviato: Rosario Marcellino (4 anni di carcere), Domenico Bellocco (6 anni) Giuseppe Consiglio (6 anni) e Vincenzo Albanese (2 anni). Stando alle indagini, coordinate dall’aggiunto Vincenzo Capomolla e dal sostituto Elio Romano, il giudice Giancarlo Giusti (oggi deceduto) avrebbe accettato 120mila euro per far scarcerare tre esponenti della ‘ndrangheta che erano stati arrestati dalla Procura di Reggio Calabria.

Il magistrato era giudice relatore ed estensore del Tribunale del Riesame. In questo ruolo aveva annullato le ordinanze di misura cautelare emesse dal gip su richiesta della Dda reggina nei confronti di Rocco Bellocco, Rocco Gaetano Gallo e Domenico Bellocco. Per ogni scarcerazione il giudice avrebbe intascato 40mila euro. Complessivamente, quindi, per annullare tre ordinanze di arresto il magistrato Giusti sarebbe stato pagato 120mila euro. I fatti risalgono all’agosto 2009 quando gli imputati avrebbero dato danaro o comunque avrebbero svolto il ruolo di intermediari nella dazione di soldi a Giusti.

I tre detenuti all’epoca scarcerati, secondo la Dda di Catanzaro, sarebbero stati i “corruttori” del giudice. Uno degli intermediari, invece, stando all’impianto accusatorio, sarebbe stato l’avvocato Armando Veneto, già sindaco di Palmi. Per i pm, infatti, il noto penalista sarebbe stato il trait d’union tra i mafiosi e il magistrato poi morto suicida nel 2015 dopo essere stato coinvolto in due inchieste antimafia. La corruzione, inoltre, sarebbe avvenuta “per avvantaggiare la cosca Bellocco – è scritto nel capo di imputazione – in un momento di particolare difficoltà generato dall’esecuzione di numerose ordinanze di custodia cautelare in carcere”. Nell’avviso di garanzia notificato nel 2020 c’era scritto che l’avvocato Veneto “in forza del rapporto di amicizia con Giancarlo Giusti” avrebbe fornito “un concreto apporto al rafforzamento, alla conservazione e alla prosecuzione dell’attuazione del programma associativo criminoso della cosca Bellocco, nella sua articolazione territoriale operante a Rosarno, Emilia-Romagna e Lombardia”. Nell’inchiesta sono coinvolti anche Vincenzo e Gregorio Puntoriero per i quali il processo prosegue con rito ordinario.

Chi è

Armando Veneto è nato ad Aversa (CE) il 14 novembre 1935, è sposato con Anna Maria, ha quattro figlie e sette nipoti. Laureatosi in giurisprudenza, con lode, nel 1957 nell'Università degli Studi di Messina, è avvocato cassazionista e politico italiano. Calabrese di adozione, risiede a Palmi Calabro (RC), dove esercita l'attività da circa cinquantotto anni. È anche titolare di uno Studio legale in Roma. Nella vita politica ha aderito dapprima alla Democrazia Cristiana, poi al Partito Popolare Italiano ed è stato eletto Deputato nel 1996 per la coalizione di centrosinistra (l'Ulivo) nel collegio di Palmi. In tale legislatura (1996-2001) è stato, dal 1999 al 2001, Sottosegretario di Stato al Ministero delle Finanze. È stato anche Sindaco di Palmi dal 1994 al 2001. Nel 2001 ha aderito al programma centrista denominato Democrazia Europea, mentre nel 2004 ha partecipato al progetto dei Popolari UDEUR, essendo candidato alle elezioni europee per la circoscrizione Sud e ottenendo circa diciassettemila preferenze. Nel 2005 viene nominato commissario regionale dell'UDEUR per la Regione Calabria e, sempre nel 2005, entra a far parte del Parlamento Europeo, fino al termine della legislatura nel 2009. Nella massima assise europea aderisce al PPE-DE e viene chiamato a far parte della Commissione per i Trasporti e il Turismo.