26 Marzo 2022 Guerra&Pace

Guerra in Ucraina. Due proposte di Renato Accorinti: una per la tregua e una per la pace

di Renato Accorinti - L'invasione russa in Ucraina iniziata oltre un mese fa, sta focalizzando su di sé l'attenzione di tutto il mondo: l'intero pianeta teme che la guerra possa espandersi e sfociare addirittura in un conflitto nucleare i cui effetti sarebbero devastanti per tutta l'umanità. L'avanzata dei Russi e le centinaia di bombardamenti di queste settimane, hanno provocato la morte di migliaia di civili innocenti e di altrettante migliaia di sodati russi e ucraini; la distruzione fisica di intere città e la paura hanno costretto milioni di donne e bambini, a lasciare il paese. Inevitabilmente, la guerra ha fermato l'economia dell'Ucraina, producendo gravi ripercussioni anche a livello internazionale.

A questo punto occorre trovare proposte concrete per arrivare, il più velocemente possibile, ad una TREGUA.

Il nocciolo della questione è ben noto a tutti: premettendo che in Russia sia vigente una dittatura in cui, costantemente, vengono calpestati i più elementari diritti umani, attraverso l'arresto e l'uccisione di dissidenti e oppositori politici, il motivo scatenante di quanto sta accadendo in Ucraina, resta la preoccupazione della Russia di non volere - legittimamente - missili alle sue porte, proprio come gli Stati Uniti non vollero i missili russi a Cuba negli anni 60. Bisogna, assolutamente, DISINNESCARE queste "preoccupazioni" così che vengano meno i motivi che hanno spinto la Russia all'invasione.

Dunque, al primo punto sul tavolo delle trattative, l'Ucraina dovrà rinunciare a far parte della NATO, un impegno formale e inderogabile che dovrà essere assunto anche da tutti i paesi della NATO i quali dichiareranno "formalmente" di rinunciare in maniera definitiva a richiedere all'Ucraina la sua adesione alla NATO.

Stabiliti questi punti, la Russia da parte sua si impegnerà a sospendere la guerra, a lasciare i territori ucraini e a ritirarsi entro i propri confini. Dovrà impegnarsi anche a non invadere più l'Ucraina e a non entrare nel merito delle scelte politiche e del percorso democratico di quel paese. Nel periodo in cui questi accordi andranno materializzandosi, potrà essere utile la presenza delle forze di pace ONU, come garanzia del corretto svolgimento di quanto deciso in sede di trattativa.

L'altro punto di contrasto fra le due nazioni riguarda il conflitto nelle regioni del Donbass.

Non vi è alcun motivo perché quelle popolazioni debbano soffrire ancora a causa di guerre invasive e fratricide, quindi, che l'Ucraina le lasci libere di autodeterminarsi o garantisca una reale autonomia. Ancora, l'Ucraina dovrà definitivamente non mettere in discussione l'adesione della Crimea alla Russia ma, la Russia, dovrà lasciare che Odessa continui ad essere lo sbocco a mare dell'Ucraina, questa città riveste infatti un ruolo fondamentale per lo sviluppo economico di tutta la nazione.

Raggiunto l'accordo bilaterale per la tregua, il passo successivo sarà quello di costruire un percorso di PACE. Lo Stato ucraino avrà l'opportunità di diventare esso stesso costruttore di PACE, potrà uscire dall'abisso di dolore e morte provocato dalla guerra, attraverso un percorso evolutivo, politico e spirituale totalmente in controtendenza a come troppo spesso pensano quegli uomini e quegli Stati, la cui sete di potere spinge verso una sfrenata corsa agli armamenti e allo sperpero inutile di enormi risorse economiche.

Questo nuovo percorso riguarda la scelta coraggiosa e nonviolenta di rinunciare, unilateralmente, ad avere più un esercito e a dirottare tutte le risorse destinate alle spese militari alla ricostruzione del paese, alla scuola, alla sanità e a tutte quelle attività culturali che avvicinano i popoli, al di là di qualsiasi appartenenza ad altra nazione, religione o cultura.

Altri 21 paesi nel mondo hanno già fatto questa scelta e l'Ucraina, compiendo questo passo potrà diventare, concretamente, costruttrice e contaminatrice di pace. Un vero faro che ribalta la vecchia e mortale visione della storia, abbandonando per sempre l'uso della forza delle armi e della guerra per intraprendere il percorso luminoso, amorevole e coraggioso della costruttiva e pacifica collaborazione fra i popoli.

Ricordiamo infine, che questa guerra ha prodotto anche un altro effetto negativo: ha condotto gli Stati europei ad aumentare fino al 2% del proprio PIL, le spese militari.

BASTA CON LE SPESE MILITARI! Semmai questo aumento vada dirottato verso la ricostruzione dell'Ucraina e alla spesa sociale.