29 Marzo 2022 Cronaca di Messina e Provincia

I NOMI, I DETTAGLI – FIUMI DI DROGA A GAZZI E MANGIALUPI. 21 ARRESTI A MESSINA. LE DONNE FACEVANO LE VEDETTE DEGLI SPACCIATORI. AL VERTICE DEL GRUPPO LE FAMIGLIE MAZZA-UBERTALLI

"...I fatti destano particolare allarme sociale attesa la stabile dedizione al narcotraffico organizzato e la personalità degli indagati...".

L'attività di spaccio non aveva pause. I pusher erano pronti a soddisfare le richieste dei consumatori ad ogni ora del giorno. Un'inchiesta della squadra mobile, coordinata dalla procura distrettuale antimafia diretta da Maurizio de Lucia, svela un grande supermarket della droga a Messina. Questa notte, sono scattati 22 arresti. Finiscono in manette non solo gli spacciatori, ma anche le loro insospettabili complici, ben cinque, che facevano da vedette agli angoli delle strade, per segnalare la presenza delle forze dell'ordine.

La droga veniva nascosta all'esterno delle abitazioni: dentro tombini, canalette di scolo, autovetture abbandonate, anfratti dei muri. "Nell’arco dei cinque mesi di indagini - spiega un comunicato della Questura - sono stati documentati più di tremila cessioni, per un giro d’affari che si può quantificare in 50 mila euro mensili".

La continuità dei rifornimenti era assicurata da alcuni trafficanti calabresi, anch’essi arrestati, gestivano i contatti con i vertici del gruppo dei "messinesi" attraverso apparecchi cellulari particolari, che garantivano un elevato livello di riservatezza delle comunicazioni. Ora, 16 sono in carcere, sei ai domiciliari. L'organizzazione operante a Messina era formata da due nuclei familiari.

L'OPERAZIONE NEL DETTAGLIO.

Questa notte più di 100 agenti della Polizia di Stato sono stati impegnati in un’ampia operazione che ha portato all’esecuzione di una misura (gip Simona Finocchiaro) nei confronti di 22 persone indagate (15 persone in carcere e 6 ai domiciliari e il 22esimo è ancora ricercato), a diverso titolo, per reati in materia di stupefacenti e armi.

Le indagini, condotte dalla Squadra Mobile e coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Messina – Direzione Distrettuale Antimafia, hanno consentito di far luce su una vasta compagine criminale, armata, perfettamente organizzata per rifornire di droga, in via continuativa, i consumatori dei quartieri cittadini di “Gazzi” e “Mangialupi”.

Due famiglie gestivano il traffico di stupefacenti.

Le investigazioni originano dalle rivelazioni di alcuni soggetti che, sul finire del 2018, avevano fornito generiche indicazioni su una centrale di spaccio attiva nel rione “Gazzi”. Le successive indagini, supportate da servizi tecnici e attività dirette sul territorio, hanno messo in luce l’esistenza di due distinte cellule criminali: una più ristretta, operante in Calabria ed impegnata nel rifornire l’altra, più articolata e capillare, che immetteva sul mercato della città metropolitana di Messina, ed in alcune località della provincia, rilevanti partite di cocaina.

Secondo l’ipotesi di accusa, che dovrà trovare conferma nei successivi gradi di giudizio trattandosi ancora di indagini preliminari durante le quali sono stati valutati dal G.I.P i gravi indizi raccolti, l’organizzazione messinese era composta da più di 10 persone appartenenti a due nuclei familiari, le famiglie Mazza-Ubertalli, fra loro legati, cui facevano poi riferimento numerosi altri soggetti impegnati nello spaccio minuto di droga, soprattutto nei quartieri cittadini di “Gazzi” e “Mangialupi”.

Al vertice del gruppo secondo l'accusa i fratelli Lucio e Daniele Mazza assieme a Lorenzo Ubertalli.

Il “ciclo della droga” era curato in ogni dettaglio.

Il “ciclo della droga” era curato in ogni dettaglio: la sostanza veniva occultata in luoghi di custodia esterni alle abitazioni - tombini, canalette di scolo, autovetture abbandonate, anfratti dei muri – e li ricollocata dopo le cessioni; le donne fungevano sovente da vedette a tutela degli “addetti” alle forniture, che si alternavano secondo un consolidato ed efficiente modello organizzativo composto da figure versatili e legate tra loro da vincoli di parentela.

Spaccio senza pause, più di tremila cessioni.

L’attività di spaccio non conosceva pause; gli acquirenti si avvicinavano ai pusher ad ogni ora del giorno e della notte, tanto da poter documentare, nell’arco dei cinque mesi di sorveglianza, più di tremila cessioni per un giro d’affari quantificato in 50.000 € mensili circa.

La continuità dei rifornimenti era assicurata da alcuni calabresi, anch’essi arrestati, che gestivano i contatti con i vertici del gruppo dei “messinesi” mediante apparecchi cellulari dedicati che garantivano un elevato livello di riservatezza delle comunicazioni.

Numerosi sono stati i casi in cui gli investigatori dell’Antidroga sono intervenuti in flagranza per intercettare lo stupefacente; in altre occasioni, invece, sono state rinvenute e sequestrate armi e munizioni, ben conservate e perfettamente funzionanti, nella disponibilità del gruppo.

Sulla scorta del quadro indiziario così raccolto, salvo diverse valutazioni nei successivi livelli di giudizio e fermo restando il generale principio di non colpevolezza sino a sentenza passata in giudicato, il Giudice per le Indagini Preliminari, su richiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Messina, ha applicato la misura cautelare della custodia in carcere per 16 indagati e quella degli arresti domiciliari per altri 6. Uno dei destinatari della misura cautelare in carcere è, allo stato, attivamente ricercato.

LUCIO MAZZA PROMOTORE E ORGANIZZATORE.

L'indagine ha consentito di riconoscere in Lucio Mazza il promotore e organizzatore dell'associazione. Gestiva stabilmente, in prima persona, l'acquisto degli stupefacenti, deteneva i cellulari con i quali manteneva i rapporti con i calabresi, forniva al gruppo le necessarie disponibilità economiche e coordinava il lavoro degli altri componenti, dando disposizioni in relazione agli approvvigionamenti, sia in ordine alle successive attività di distribuzione, impartendo direttive in merito al recupero dei crediti, nonché egli stesso prodigandosi nella cessione della droga.

IL RUOLO DI DANIELE MAZZA E LORENZO UBERTALLI.

Analogo ruolo direttivo e organizzativo aveva Daniele Mazza, che benché in carcere, forniva direttive agli altri associati.

Un altro organizzatore dell'associazione era Lorenzo Ubertalli che, unitamente a Lucio Mazza curava l'acquisto della droga e i pagamenti ai fornitori, e si occupava di detenere lo stupefacente che quotidianamente consegnava a casa Mazza o ai propri familiari, effettuando viaggi con lo scooter, affinché questi procedessero alle cessioni al minuto.

Gli altri indagati si occupavano del controllo del territorio "allorché i sodali provvedevano ad occultare o prelevare lo stupefacente dai luoghi esterni dove veniva nascosto, curando in prima persona, 24 ore al giorno, l'attività di spaccio ai clienti che si recavano nelle loro abitazioni, lavorando e trasportando lo stupefacente, fungendo da intermediari con i sodali decenti e prodigandosi per il reperimento di nuova sostanza stupefacente quando subivano arresti o sequestro di droga.

Con particolare riguardo poi a Maria Tindara Ubertalli e sua madre Rosa Gugliotti ("hanno dimostrato capacità direttive e gestorie"), queste mantenevano i contatti con Daniele Mazza, detenuto in carcere, al quale fornivano informazioni sulle vicende degli associati e sui vari sequestri subiti; le stesse chiedevano indicazioni al sodale detenuto sulle condotte da porre in essere per il buon esito dell'attività di spaccio;  a seguito dell'arresto di Lorenzo Ubertalli le due donne si prodigavano per reperire nuove fonti di approvvigionamento di di stupefacente, anche tramite l'opera di Davide Bonanno e provvedevano esse stesse a spacciare lo stupefacente.

IL RUOLO DELLE DONNE: "Aspirazione a prendere il controllo del gruppo criminale".

"Le donne di casa Ubertalli - scrive il gip nella misura cautelare - hanno mostrato di conoscere bene l'attività di narcotraffico tanto da riuscire a gestirla anche dopo l'arresto di Lorenzo Ubertalli e Daniele Mazza, e da riuscire a procurarsi nuovo stupefacente anche dopo i sequestri operati dalle forze dell'ordine e dopo l'arresto del fornitore Massimiliano Merlino".

"Maria Tindara Ubetalli e Rosa Gugliotti hanno dimostrato capacità direttive e gestorie, nonché l'aspirazione a prendere il controllo del gruppo criminale". Così la Ubertalli avanza più volte la pretesa di detenere i cellulari con i quali venivano mantenuti i contatti con i fornitori calabresi "e recriminava che ciò non fosse stato fatto, nel momento in cui venivano sequestrati a Lucio Mazza". Rosa Gugliotti, secondo il gip, "mostra di conoscere bene il settore dello spaccio di stupefacenti, dopo l'arresto di suo marito, si prodigava per reperire nuove fonti di approvvigionamento di stupefacente, tramite la mediazione di Davide Bonanno; organizzava e supervisionava la preparazione dello stupefacente, arrabbiandosi allorché i sodali avevano abbandonato l'abitazione, interrompendo la preparazione dello stupefacente, per andare a vedere una partita in tv". Per la Gugliotti l'attività di spaccio era la sua unica attività di reddito con il quale manteneva i familiari in carcere.

"Tutti gli indagati hanno dimostrato capacità non comuni nell'organizzazione e svolgimento dell'attività illecita, nonché una indiscussa familiarità e professionalità nell'attività di narcotraffico che induce a ritenere che gli stessi non si asterranno per il futuro dal compiere attività illecite delle medesima specie".

ECCO TUTTI I NOMI DELLE PERSONE ARRESTATE IN CARCERE.

Mazza Lucio, Messina, 4-8-1990; Mazza Daniele, Messina, 20-8-1993; Mazza Rosario, Messina, 29-9-1960; Aliotta Aurora, Messina, 25-6-1965; Mazza Antonino, Messina, 7-10-1992; Bonanno Davide, Messina, 21-12-1993; Ubertalli Lorenzo, Messina, 12-4-1958; Gugliotti Rosa, Messina, 23-9-1961; Russo Massimo, Messina, 11-4-1972; Minnella Gianluca, Cinquefrondi, 24-6-1995; Primerano Massimiliano, Soriano Calabro, 14-7-1997; Corritore Antonino, Messina, 4-8-1976; Lombardo Demetrio, Messina, 11-6-1979; Immormino Angelo, Messina, 29-9-1989; Merlino Massimiliano, Messina, 22-8-1983

QUESTE LE PERSONE FINITE AGLI ARRESTI DOMICILIARI.

La Foresta Vincenzo, Messina, 4-8-1976; Giannetto Daniele, Messina, 16-6-1978; Immormino Angelo, Messina, 22-8-1995; Drame Sainabou, Messina, 7-11-1991; Ubertalli Maria Tindara, Messina, 17-8-1993; Russo Fabiana, Messina, 18-1-1996