8 Aprile 2022 Giudiziaria

Inchiesta “Gianos”. La BCP patteggia: 300mila euro la pena pecuniaria

Nel mese di novembre 2020, su delega della Procura della Repubblica di Messina, veniva dato corso a numerose perquisizioni finalizzate ad acquisire fonti di prova in ordine a diverse ipotesi di reato di natura economico- finanziaria, coinvolgenti, tra gli altri, anche la Banca di Credito Peloritano S.p.A. di Messina.

In tale contesto, in data 06 aprile 2022, il Giudice dell’Udienza Preliminare del Tribunale di Messina Maria Militello, su richiesta dell’Istituto di Credito e su conforme avviso della Procura della Repubblica peloritana, proprio sulla base del realizzato percorso di ripristino dei presidi antiriciclaggio, ha emesso sentenza di patteggiamento nei confronti della Banca di Credito Peloritano S.p.A. di Messina, imputata per responsabilità amministrativa dell’Ente, in relazione ai reati di riciclaggio ed impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, per mezzo della sistematica omissione di modelli organizzativi, di validi controlli antiriciclaggio ed adeguata verifica della clientela, applicando la sanzione pecuniaria di 300.000,00 euro, ai sensi dell’art. 444 del c.p.p. (“Applicazione della pena su richiesta” – cd. patteggiamento).

In particolare, l’oggetto delle investigazioni disposte dalla Procura di Messina e sviluppate dagli specialisti del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza consisteva nell’assenza di adeguati presidi antiriciclaggio e connessi adempimenti, con particolare riferimento all’anomala operatività bancaria di taluni clienti caratterizzati da elementi di opacità sotto il profilo soggettivo.

Nello specifico, secondo ipotesi d’accusa, emergeva come determinate operazioni finanziarie, da ritenersi sospette, non sarebbero state segnalate alla Banca d’Italia: bonifici, giroconti e prelevamenti passati inosservati, senza che le Autorità di vigilanza venissero adeguatamente informate.

All’esito delle indagini e di questa sentenza, quindi, riportato il modello organizzativo ai canoni legislativi previsti, l’Istituto di Credito ha “patteggiato” la pena pecuniaria prevista per la responsabilità dell’Ente, attesa la passata circostanza come il Consiglio di Amministrazione e la Direzione Generale pro-tempore della Banca non avessero garantito un adeguato assetto organizzativo, in termini di predisposizione di un efficiente sistema di monitoraggio dell’operatività posta in essere dai clienti a maggior rischio.

Questo “patteggiamento”, frutto di articolati e complessi approfondimenti investigativi, sviluppati dalla Guardia di Finanza sotto il coordinamento del pool di magistrati della Procura della Repubblica di Messina che si occupano del contrasto dei reati economico-finanziari, giunge a valle del rinnovamento del management dell’Istituto di Credito, al termine del periodo di amministrazione straordinaria disposta dall’Assessore dell’Economia della Regione Siciliana su proposta della Banca d’Italia, così restituendo alla collettività messinese un importante riferimento creditizio.

Il troncone principale dell’indagine “Gianos” (che nel novembre del 2020 portò all’iscrizione nel registro degli indagati di 17 professionisti tra gli ex vertici dell’istituto di credito, imprenditori e professionisti) che è gestito in prima persona dal procuratore Maurizio de Lucia con i suoi sostituti Alessandro Liprino e Francesco Lo Gerfo, con il braccio operativo della Guardia di finanza, ha registrato già alcune proroghe indagini e a quanto pare non è arrivato ancora al termine dell’atto di chiusura delle indagini preliminari ex art. 415 biss c.p.p..

 

DALL'ARCHIVIO - 24-11-20

di Enrico Di Giacomo - E' un vero e proprio terremoto giudiziario quello provocato dalla perquisizione dei militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Messina, iniziata nella primissima mattinata e terminata in serata, nella sede della Banca di Credito Peloritano di via Oratorio San Francesco, all’interno dell’avverinistico palazzo di vetro realizzato da uno dei soci, il costruttore Nino Giordano, ma anche nella filiale di Barcellona Pozzo di Gotto.

Sin dalle prime ore del mattino le Fiamme Gialle hanno dato esecuzione al decreto di perquisizione emesso dalla Procura della Repubblica nei confronti di 17 soggetti, per lo più imprenditori che operano nei settori dell'edilizia e la grande distribuzione, ma anche alcune 'teste di legno', indagati, a vario titolo, per le ipotesi di reato previste dagli artt. 416 (associazione per delinquere), 512 bis (trasferimento fraudolento di valori), 648 bis (riciclaggio), 648 ter n. 1 (autoriciclaggio) del codice penale, art. 11 del DLG n. 74 del 2000 (sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte), nonché - a titolo di responsabilità delle persone giuridiche - nei confronti della Banca di Credito Peloritano S.p.A. di Messina per gli artt. 24 ter (Delitti di criminalità organizzata), 25 octies (Ricettazione, riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, nonchè autoriciclaggio) D. Lgs. n. 231/2001 (in relazione agli artt. 416, 648 bis, 648 ter.1 c.p.).

L’indagine è coordinata dal procuratore capo Maurizio De Lucia e dell’aggiunto Giovannella Scaminaci, assieme ai sostituti procuratori Alessandro Liprino e Francesco Lo Guerfo. L’indagine va a ritroso nel tempo ma riguarda in particolare gli anni che vanno dal 2016 al 2018.

Il decreto di perquisizione personale, locale e di sistemi informatici o telematici e il relativo sequestro ha riguardato nomi eccellenti dell'imprenditoria messinese come i fratelli Giordano, Antonino (1968), Giacomo (1968) e il più giovane Marco (1991), con la loro intera galassia economica, che di recente ha subito un ingente sequestro per evasione fiscale e sono coinvolti, Antonino e Giacomo, nel processo 'Tekno'. Ma anche Giuseppe Denaro (1962), Antonino Fazzio del 1968, (gruppo Giordano), Vito Ladik del 1958 (gruppo Giordano), nato a Matera e residente a Roma, Vincenzo Carmelo Martorana (1961), Grazia Parisi (1965), residente a Venetico, Sebastiano Rodilosso del 1955 (gruppo Giordano), Paolino Muscolino (1946), il commercialista Enzo Barilà (1966), già consulente della Procura, Oscar Pappalardo (1953), residente a San Giovanni La Punta, Michele Vasari (1975), Hermes Raffone (1977), Giuseppe Latella (1974), Carlo Palazzo (1968) e Rocco Bambaci (1962). Nonché la Banca di Credito Peloritano Spa e Paolino Muscolino, direttore generale della Banca di Credito Peloritano.

"C'è il fondato motivo - scrive il magistrato - che le persone sottoposte ad indagini, eventualmente anche mediante l'ausilio di terze persone, possano aver occultato corpi di reato, documentazione (anche in formato digitale) e le altre cose rilevanti a fini di prova e pertinenti ai reati per cui si procede o comunque li detengano e in particolare ciò emerge dalle evidenze documentali emergenti dalla Banca d'Italia sulla base del quale con decreto assessoriale del 16 aprile 2020, l'assessore all'economia della Regione Sicilia ha disposto lo scioglimento degli Organi con funzioni di amministrazione e controllo della BCP e la sottoesposizione della stessa a procedura di amministrazione straordinaria per gravi violazioni normative e irregolarità nella gestione, essendo state riscontrate diffuse criticità nel processo di collaborazione attiva e violazioni della normativa per il contrasto a fenomeni di riciclaggio e all'omessa segnalazione di anomalie operative di clienti della stessa banca caratterizzati da elementi di rischio, anche sotto il profilo soggettivo, quali il coinvolgimento in indagini e procedimenti giudiziari".

I magistrati hanno dato incarico ai finanzieri, anche, di acquisire gli eventuali file log rinvenuti nei supporti informatici, ovvero quelli che conservano memoria delle operazioni effettuate, nel tentativo di rintracciare chi ha forzato i sistemi di alert del sistema bancario (e cioè gli operatori della banca che materialmente hanno effettuato i blocchi/sblocchi operativi degli alert creati dal sistema antiriciclaggio in uso alla banca). Ordinato anche il blocco dei conti e il sequestro di titoli e di contante che si riterrà collegato ai reati ipotizzati.

La procura ha disposto la perquisizione in decine di società e abitazioni private (anche presso uffici societari agli stessi riconducibili come il Centro Commerciale 'Maregrosso') e il contestuale sequestro della documentazione cartacea e digitale (dispositivi mobili e tablet, Pc, HD esterni, pendrive) dei seguenti gruppi economici:

Le società del gruppo Giordano e gli amministratori: Antonino Giordano, Sebastiano Rodilosso, Antonino Fazio, Salvatore Campolo, Vito Ladik, Gioma spa; Centro Sud srl; Meridional Service srl; Gio. Imm; Gioma Faciliy Management srl; Risanamento Messina srl; Procoge srl; Edifica srl; Teknogest srl, Duomo Srl; Blue Dream srl; Grande distribuzione Russo srl; Alpi srl; Nuovo Parnaso srl.

Il gruppo Denaro, costituito dalle società GDH srl; S.A.R.S. Società Alberghi e Ritrovi Siciliani srl e Sviluppo Commerciale di Rometta srl e dall'amministratore Giuseppe Denaro.

Il gruppo di Andrea Caristi, cui fa capo la Context Hr srl e lo stesso amministratore;

Gruppo Bisceglia costituito dalla Fo.Ge.In srl; dalla Savam Costruzioni srl e dall'amministratore Paolo Bisceglia.

Il Gruppo di Pietro Gugliotta, con l’Associazione Calcio Riunite Messina srl e gli amministratori Pietro Gugliotta (ex vice presidente dell'Acr Messina, condannato nel processo di primo grado per l'operazione Totem sul Clan Giostra a 16 anni e 2 mesi) e Giovanna Venuti, e poi Pitagora srl; Antares Srl.; Co.Min soc. cooperativa; Sergio Simon; Sirio Costruzioni srl; Luciana Sorce; Associazione Calcio Riunite Messina; Società sportiva dilettantistica Milazzo 1937 Milazzo; l'Associazione Sportiva Dilettantistica Acireale.

Il gruppo Cucuzzella Srl, amministrato da Giovanni e Salvatore Cucuzzella.

Del gruppo Romeo, che ha rappresentato secondo l'operazione 'Beta', una vera e propria cellula criminale in città sovraordinata a tutti gli altri gruppi anche per il rapporto familiare diretto con il clan Santapaola, viene indicata l’impresa cooperativa Win Play - società cooperativa e sono indicate come persone fisiche, Vincenzo Romeo e Caterina Di Pietro.

Il gruppo che fa capo al boss Giuseppe Irrera, arrestato di recente nell'operazione 'Cesare', e ai fratelli Catanzaro, è costituito da Giuseppe Irrera, Ivan e Domenico Catanzaro, Marcello Danzè  e dalle società: M’ama srl; New M’Ama srls; Servizi Funebri Catanzaro; La Boutique della frutta; Seven Immobiliare srl; Grotte Società a responsabilità limitata; Obiettivo Immobiliare srl; Wines e Liqueurs società a responsabilità limitata semplificata; Ambulanze Messina Soccorso O.N.L.U.S.

E infine il gruppo Rocco Bambaci con le società Effedi srl; Dea Film srl; Supermercati Standa srl; Sandam srl; D.G.R. Piccola società cooopertiva arl; Sal For alimentari srl; Euromarket srl.

L’attività di polizia giudiziaria in corso si è resa necessaria, al fine di acquisire agli atti del fascicolo, aperto dalla Procura, elementi fondamentali per la cristallizzazione delle eventuali responsabilità penali ipotizzate nei confronti degli indagati.

Con le operazioni odierne, i militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Messina hanno sequestrato sequestro non solo di documentazione cartacea, ma anche informatica/digitale, così da assicurare fonti di prova alla giustizia e ricostruire puntualmente la fitta rete di relazioni esistente tra gli indagati.