9 Aprile 2022 Giudiziaria

Palermo, la Cupola dei concorsi: “Noi siciliani fidati come i boss. Un vincitore lo piazzi tu, uno io”

Il professore Gaspare Gulotta, uno dei luminari della Chirurgia palermitana, paragonava alcuni professori universitari ai boss. Ed era un complimento, parlava di sé: «Da Roma tutti preferivano fare le commissioni con i siciliani, volevano fare i patti con i siciliani, perché i siciliani erano affidabili, c’era sta cosa della mafia, infatti si diceva che un siciliano muore ma non….». E Gulotta si vantava di essere il più affidabile quando c’era da fare patti per le nomine nei concorsi universitari: «Noi prendevamo impegni, andavi in un posto, ora invece l’accademia è fatta di questi giovani… nuovi, non ragionano».

L’ultima inchiesta dei carabinieri del Nas, coordinata dalla procura di Palermo, ha svelato una cupola dei concorsi nel Policlinico intitolato a Paolo Giaccone, il medico legale ucciso dalla mafia l’11 agosto 1982. «Con Latteri abbiamo fatto un’alternanza, una volta io e una volta lui», diceva Gulotta, fino al novembre 2020 il direttore del Dipartimento di Chirurgia generale e d’urgenza, così parlava del suo grande rivale, Mario Adelfio Latteri. «Stavolta tocca a me e la prossima volta tocca a lui. Gli ho fatto un associato dieci giorni fa e gliel’ho fatto col solito sistema».

Sono scattate undici misure interdittive per un anno. Gulotta e la figlia Eliana, chirurgo plastico al Civico di Palermo, sono finiti anche ai domiciliari: avrebbero costruito ad arte un certificato medico per denunciare l’ex marito della donna, così da accusarlo di essere un uomo violento.

L’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Sergio Demontis, coinvolge adesso nomi noti della Chirurgia, hanno fatto i commissari nei concorsi finiti sotto accusa: la sospensione per un anno è scattata per Ludovico Docimo (ordinario presso l’università Vanvitelli di Napoli e direttore della Undicesima Divisione di Chirurgia generale e dell’obesità presso il Policlinico), Vittorio Altomare e Roberto Coppola (professori ordinari che operano al Policlinico Campus Bio-medico di Roma).

È stato un candidato escluso da un concorso, nel 2019, a denunciare la spartizione. Una telecamera piazzata nello studio di Gulotta ha svelato le manovre per aggiustare il risultato di cinque concorsi, per ordinario, associato e ricercatore. Gulotta, che ha 71 anni, si dava un gran da fare per i suoi fedelissimi: «Ho rischiato di pigliare il Covid a Napoli — raccontava — Sono partito in macchina per non lasciare traccia assolutamente». Latteri, che prese poi il posto di Gulotta, oggi è in pensione, preferiva invece inviare lettere ai componenti delle commissioni; riteneva che fosse il sistema più sicuro per segnalare i suoi raccomandati: «Dopo aver preso gli appunti ricordati di cestinare questa lettera», scriveva. Ma gli investigatori sono stati più veloci: hanno intercettato la busta, l’hanno aperta e poi rispedita.

Gulotta non usava mezzi termini per raccontarsi ai suoi fedelissimi: «Nel momento che si è liberata una piccola nicchia io mi ci sono sempre infilato — sussurrava ancora — come giorni fa al concorso di Di Buono mi ci sono infilato, ogni volta che c’è stata una cosa Covid io mi ci sono infilato». Ma il punto di riferimento era sempre il “patto dell’alternanza”: «È chiaro che ho fatto un accordo con quello, negli ultimi anni ho fatto un accordo fifty-fifty». Alla fine, dopo tante discussioni, Gulotta ha pure confessato: «È bene che facciamo il regolamento di ateneo perché effettivamente anche i nostri concorsi sono truccati».