12 Giugno 2022 Attualità

L’AFFONDO: ‘CHE MESSINA TORNI ALLA CIVILTÀ PERDUTA’ di Fabio Mazzeo

Di Fabio Mazzeo - Mi piacerebbe vivere questa giornata a Messina, con gli amici in spiaggia, a ricordare alcune cose, perché la memoria è tutto, e gli anni di COVID ce l’hanno offuscata facendo dimenticare passaggi fondamentali, divertenti per alcuni ma profondamente umilianti per la storia della nostra città:

Cateno De Luca voleva andare al Festival di Sanremo, ricorderete, ma invece di prendere lezioni di musica ha assoldato Red Ronnie sbarcato nella nostra città per due giorni e tutti a credere non solo che il sindaco avrebbe partecipato a Sanremo ma a rilanciare, lo avrebbe vinto!!!
Ecco, l’approccio alla musica è lo stesso che ha sempre avuto per la politica; con una differenza che forse non aveva calcolato: con la musica non puoi imbrogliare, parole e melodia arrivano dritte al cuore passando dalle orecchie e quelle filtrano le intenzioni, facendo passare la verità. Non puoi truccare i numeri, non puoi dare le colpe ad altri, dire che sei meglio delle canzoni prima etc.
Giuro in quei giorni di avere letto centinaia di post di messinesi convinti che De Luca avrebbe partecipato al Festival di Sanremo, perché i messinesi sono così, ci cascano e pensavano che ovunque si viva della stessa follia.

Hanno dimenticato di leggere un curriculum:
32 anni della peggiore politica spesa ogni giorno al servizio di se stesso, del suo tornaconto personale e di uno sfrenato carrierismo politico hanno portato Cateno De Luca, una specie di mister X col tratto distintivo di una smodata volgarità, inarrivabile maleducazione, pari solo al suo smisurato ego, a diventare incredibilmente il sindaco della città di Messina.

Città abituata al pessimo, c’è voluto solo un piccolo sforzo per accettare il peggio.

Hanno dimenticato una cosa più importante delle altre, che rende De Luca uno che sta a Messina come i cinghiali ai centri delle città.
Messina non è la sua città, è “sceso” su Messina attratto dal cibo, per nutrire la carriera, e se gli altri gli riconoscono in questo una grande intelligenza io ci vedo solo un disgustoso opportunismo.

Forse pochi ricordano che De Luca è diventato sindaco dopo una delle più lunghe e dispendiose (di energie, si intende) campagne elettorali della storia d’Italia. La campagna elettorale di De Luca per diventare sindaco di Messina è durata più di un anno; e da allora è diventata permanente.

Nei tre anni successivi di grugniti e pernacchie in diretta Facebook, complice la pandemia, è riuscito a conquistare un pubblico sempre più numeroso.

Ha utilizzato il lockdown e le dirette per fornire dati e indicazioni utili nel contrasto al Covid per attacchi sempre più violenti a qualsiasi oppositore. E Messina che, diciamolo, non ha il coraggio tra i tratti distintivi della sua popolazione media si è piegata a una specie di regime del terrore formulato all’insegna dell’insulto e del fare finta di fare. Perché poi, in fin dei conti, la verità è che le poche cose realizzate in questi anni di sindacatura sono quelle che aveva cominciato lo sciagurato Accorinti. Sostanzialmente De Luca non ha fatto niente, ma lo ha fatto con efficientismo e fortissima propaganda.

Ha detto di avere eliminato le baracche, ma purtroppo la verità è che le baracche le ha costruire nella testa delle persone più fragili, dei bisognosi, dei creduloni.

Ogni giorno ne ha costruita una. Prima di fuggire, di disertare, di allontanarsi dalle responsabilità.
Mentre il castello di bugie sta per crollare sotto i colpi della verità sui conti, lui si è costruito una nuova ambizione, la presidenza della Regione. Sa che perderà ma sa anche che sarà utile allo schieramento che di fatto lo ha già reclutato. Avrà in cambio la sola cosa che gli interessi, una poltrona e il modo di coltivare nuovo potere e nuove ambizioni.

Mi mortifica intellettualmente chi sostiene che De Luca abbia saputo operare anche se i suoi modi sono discutibili:
1) non ha operato, ha adempiuto agli obblighi sfruttando qualche traccia di progetto di Accorinti;
2) i modi in politica sono sostanza. Perché come in famiglia, se il padre non fornisce un buon esempio, i figli crescono male e infatti Messina ha potuto accettare De Luca solo abbassando il livello, crescendo in volgarità, menzogne e spietatezza.

Da messinese voglio ringraziare tutti coloro che si stanno impegnando in queste ore perché si ponga fine a questo schifo.

Il rischio c’è perché la propaganda ha fatto piu proseliti della verità.

Auguro il meglio ai tanti amici che in queste ore si battono in città alla ricerca dell’ultimo voto utile.

È una chiamata alle armi.
De Luca è e sempre sarà frutto di una scelta di minoranza. Vince solo se la maggioranza dei cittadini non va a votare. È necessario dunque convincere tutti ad andare alle urne per fare tornare il cinghiale al suo habitat naturale, o al limite vada pure a cantare le sue pessime canzoni a casa di Red Ronnie.

Che a Messina torni la civiltà perduta.