25 Giugno 2022 Giudiziaria

Fabio Repici: ”Semilibertà a Sutera? E’ un pluriassassino, la procura generale faccia ricorso”

Di Karim El Sadi e Marta Capaccioni - “Una notizia purtroppo scontata perché è il segno dei tempi”. E’ così che l’avvocato Fabio Repici ha commentato lo status di semi-libertà concesso a Giovanni Sutera, condannato all'ergastolo per l'omicidio di mafia della diciassettenne Graziella Campagna, uccisa il 12 dicembre 1985 perché aveva scoperto, grazie a un’agenda trovata per caso, tra gli abiti della lavanderia dove lavorava come commessa, l’identità di Gerlando Alberti, boss di mafia di cui Sutera sarebbe stato braccio destro. Il sessantenne - attualmente a processo per la bancarotta del bar Curtatone di Firenze e al momento detenuto a Sollicciano dove sta scontando l'ergastolo per l’uccisione della giovane (di cui si è sempre dichiarato innocente) - grazie al provvedimento del Tribunale di Sorveglianza di Firenze potrà uscire dal carcere durante la giornata per andare a fare volontariato presso un'associazione che fornisce assistenza agli anziani mentre la sera dovrà tornare in cella. Uno scandalo, secondo l’avvocato Repici, che da anni difende la famiglia. “Giovanni Sutera è un pluriassassino”, ha detto ai nostri microfoni. “Nel 1985 era latitante in provincia di Messina perché aveva assassinato in corso di una rapina un gioielliere di Firenze. Durante la sua latitanza insieme al suo compagno Gerlando Alberti junior, hanno personalmente assassinato Graziella Campagna, una vittima innocente, responsabile solo del fatto di avere scoperto del tutto casualmente e involontariamente, che quei due assidui frequentatori della lavanderia dove lei lavorava e che vedeva accompagnarsi con personalità istituzionali del luogo, in realtà anziché essere due del luogo erano solamente due criminali palermitani di alto livello”. Giovanni Sutera in passato aveva già goduto del regime della libertà condizionale, che non prevede il rientro in carcere la sera, ma gli fu sospesa nel 2018, dopo che era stato arrestato in un'inchiesta sulla gestione, appunto, del bar Curtatone e su un presunto traffico internazionale di stupefacenti. Il 5 giugno del 2020, insieme al fratello Renato Sutera, venne assolto 'perché il fatto non sussiste' dall'imputazione di associazione per delinquere finalizzata allo spaccio. Quindi l’avvocato Elena Augustin ha deciso di chiedere la semilibertà dopo l'assoluzione del suo assistito nel processo in cui era accusato di traffico di droga. Richiesta ora, approvata.
“In questo momento i mafiosi o i criminali irriducibili, grazie all'impegno del Ministero, del Governo, della Corte Costituzionale, di tutte le istituzioni che decidono le cose della giustizia nel nostro Paese, hanno una corsia privilegiata per ottenere benefici penitenziari”, dice amareggiato il legale dei Campagna. “E per puro paradosso, a poca distanza dalla commemorazione del 23 maggio, della uccisione di Giovanni Falcone, ai collaboratori di giustizia puntualmente vedono negate le proprie richieste di misure alternative”.
“Io non ce la faccio più ad ascoltare le parole di retorica stonata che ad ogni anniversario si fanno sulle vittime di mafia”, ha aggiunto Repici. “Magari il prossimo 12 dicembre (anniversario dell’omicidio della giovane, ndr) ci sarà il ministro di turno, il parlamentare di turno o il presidente della Corte Costituzionale di turno che ricorderà il sacrificio di Graziella Campagna. Io so che i familiari di Graziella Campagna, come al solito, si trovano soli davanti al favoreggiamento di Stato. Non si può definire che così l'atteggiamento degli organi istituzionali che, in spregio a ciò che è stato accertato persino nei processi (perché non si dica che Sutera è personalità che si è rieducata)”, ha sottolineato l’avvocato. Sutera, infatti, non ha mai dato un minimo contributo all'accertamento della verità, “e questo già dovrebbe essere un pilastro, ma il punto è che sono accertati tutti i tentativi che hanno fatto, Sutera e Alberti Junior, per aggiustare il loro processo”. Cosa, questa, ha ricordato Repici, “riuscita una prima volta con la sentenza del 1990 e il tentativo di inquinare le prove nel periodo successivo quando arriveranno i collaboratori di giustizia e quando collaborò persino il cognato di Gerlando Alberti Junior, Vincenzo La Piana, che ha riferito delle manovre poste in essere da Sutera e Gerlando Alberti per aggiustare il processo”. “Questo è accertato con sentenza passata in giudicato il 18 marzo 2009”. “Non contenti di questo abbiamo scoperto, nonostante sia stato assolto, che la vita di Sutera quando ha goduto della liberazione condizionale, concessagli dallo stesso Tribunale di sorveglianza di Firenze, non era ovviamente nei canoni di vita di una persona che si era rieducata e che voleva tornare a vivere nel contesto civile”, ha riportato l’avvocato. “È stato assolto per traffico di droga ma è certo che le manovre di intestazione a prestanomi di attività e di beni e i contatti che egli teneva tra Italia e Spagna e per i quali fu arrestato per traffico di droga, non erano i canoni di vita di una persona rieducata. Ad una persona che non si è rieducata e che continua ad avere un'inclinazione delinquenziale invece, il tribunale di sorveglianza di Firenze ha deciso che l'ergastolo, irrogatogli per l'assassinio della Campagna, non debba essere fondato”. Fabio Repici, in merito al provvedimento emesso dai giudici, ha riferito che “purtroppo non ho potuto leggerlo perché non è stato messo in circolazione. Ma io mi auguro che la Procura generale di Firenze voglia fare ricorso per Cassazione, perché io ritengo che sia stato concesso il beneficio in assenza dei presupposti di legge”. Fonte: antimafiaduemila.com