30 Giugno 2022 Sport Cultura Spettacolo

TaorminaFilmFest. I campioni di Italia dell’82 protagonisti della quarta giornata

foto di Enrico Di Giacomo - 

Non manca nulla al TaorminaFilmFest 68. Nella quarta giornata lo sport è protagonista, con la presenza dei campioni di Italia dell’82, per la proiezione al Teatro Antico di Italia 1982 – Una storia azzurra. Ma spazio anche all’arte, alla celebrazione della nostra terra e, ovviamente, ai grandi nomi del cinema.

Sicily, Women and Cinema

Si inizia con l’arte e l’omaggio alla nostra isola grazie alla mostra fotografica Sicily, Women and Cinema e la proiezione del documentario on the road di Mike AllenMike Loves Sicily.

L’appuntamento, in collaborazione con la Sicilia Film Commission e l’Assessorato del Turismo, dello Sport e dello Spettacolo della Regione Siciliana – è una nuova tappa dell’esposizione del fotografo di moda Moja, che rievoca e attualizza le protagoniste femminili di celeberrimi film girati in Sicilia, da Stromboli, terra di Dio di Roberto Rossellini al Gattopardo di Luchino Visconti, passando per L’avventura di Michelangelo Antonioni e Malèna di Giuseppe Tornatore. Il progetto, che ha visto la luce al Festival di Cannes del 2021, ricrea le ambientazioni nei luoghi magici che caratterizzano la nostra isola: Noto, il castello di Donnafugata, la Riserva naturale dello Zingaro, la Scala dei Turchi di Realmonte e i ruderi di Poggioreale.

Insieme alla mostra, la Sicilia resta protagonista del documentario di viaggio del filmmaker statunitense (ma di origine sicula per parte di madre) Mike Allen. Allen, insieme all’attore, regista e produttore marsalese Francesco Torre, esplora e narra la Sicilia, tra monumenti e specialità gastronomiche. Prodotto dalla Lost Pilot Films in collaborazione la MELQART di Trapani e l’Associazione EROMEO di Marsala, è un vero e proprio atto d’amore all’isola, cui Allen aveva già dedicato il precedente film The Lasting Season.

In Famiglia

Grandi nomi del cinema arrivano per il cortometraggio, di soli venti minuti, In famiglia. Giorgio Diritti dirige questo densissimo corto che ha per attore principale Fabrizio Ferracane. É la storia di una separazione coniugale, analizzata dal punto di vista dei figli, tra sofferenze, traumi e dolori silenziosi: la piccola Susanna si rifugia nell’alienazione del suo telefonino, in una confusione emotiva tra rappresentazione e realtà, per sfuggire alle liti dei genitori, una delle quali riprenderà proprio con il cellulare.

Nel cast del corto (prodotto da ARANCIAFILM con Rai Cinema, in collaborazione con Fondazione Fare Cinema), oltre a Ferracane, abbiamo Lidia Liberman. Il team di realizzatori include i co-autori (con Diritti) del soggetto e della sceneggiatura Gianluca Caprara e Greta Cerfeda e l’aiuto regista Daniele Balboni.

Il film prosegue la collaborazione di Diritticon i suoi allievi del laboratorio di Fare Cinema, fondazione con sede a Bobbio presieduta da Marco Bellocchio.

Io e Spotty

Di sentimenti si continua a parlare con la seconda proiezione della giornata: Io e Spotty, il primo dei due titoli italiani presenti nel Concorso del Taormina Film Fest 68.

Racconta la storia d’amore di Matteo e Eva, interpretati da Filippo Scotti (il Fabietto di È stata la mano di Dio) e Michela De Rossi. Storia d’amore il cui incipit è stato ispirato al regista Cosimo Gomez da una frase di Antoine de Saint-Exupéry: «L’amore è quel delicato processo attraverso il quale ti accompagno all’incontro con te stesso».

Matteo è un ragazzo schivo e introverso che, ogni sera, per raggiungere una condizione di libertà, indossa una maschera (una vera e propria tuta di pelo) e gioca ad essere un cane di nome Spotty. Eva è una giovane studentessa fuorisede, afflitta da problemi depressivi, la quale conduce una vita che vorrebbe ma non può controllare, fatta di lavoretti saltuari e amori insignificanti. Matteo e Eva, grazie ad uno scherzo del destino, riusciranno insieme a salvarsi dalle loro fragilità.

Dopo una carriera avviata come scenografo (e che lo ha portato a lavorare con grandi maestri come Ermanno Olmi, Giuliano Montaldo, Franco Zeffirelli e Roberto Benigni), Cosimo Gomez torna dietro la macchina da presa cinque anni dopo l’interessante esordio con Brutti e cattivi, acclamata opera prima scritta insieme a Luca Infascelli e candidata a ben sei David di Donatello, quattro Globi d’oro e due Nastri d’argento.

L’omaggio a Gassman e Tognazzi

Continua l’omaggio a Gassman e Tognazzi con la proiezione del film Venga a prendere il caffè da noi(1970), di Alberto Lattuada, con Ugo Tognazzi. Nella versione restaurata della CSC – Cineteca Nazionale.

La serata di gala

Come abitudine, è la musica ad accogliere il pubblico al Teatro Antico, con un omaggio alle melodie dell’anno 1982. Proprio questo anno è al centro, infatti, della serata.

I primi ospiti ad entrare sono Annandrea Vitrano e Claudio Casisa, gli amatissimi Soldi Spicci, che presentano il loro primo film da registi, sceneggiatori e attori principali: “Il mondo sotto social”. Giocando su alcuni stereotipi dei ruoli di uomo e donna o ricalcandone altri, I Soldi Spicci riflettono con geniale ironia sulle loro differenze, sulle dinamiche tragicomiche tra uomo/donna, presenti in tutto il corso della storia umana, dall’antichità sino ai social, con il ritmo incessante e coinvolgente che li caratterizza da sempre. I loro sketch vogliono omaggiare le donne e la loro libertà di essere chiunque desiderino essere, tanto principesse quanto camioniste.

A seguire la presentazione di Io e Spottycon Filippo Scotti, il regista Cosimo Gomeze il produttore Pier Giorgio Bellocchio. Il racconto di come due persone possano guarirsi reciprocamente e aiutare a salvarsi.

“Ho girato il film subito dopo È stata la mano di Dio, un cambio di ruolo decisivo, ma seguendo Cosimo, e la mia co-protagonista Michela De Rossi, è stato molto semplice, ci siamo supportati per una storia che parla di supporto e merita di essere raccontata” dichiara il giovane attore promessa del cinema.

A raggiungerli sul palco sono, poi, il regista Giorgio Diritti, Fabrizio Ferracane e la piccola Giulia, protagonista assoluta del corto In Famiglia, che vuole mostrare il mondo degli adulti con gli occhi dei bambini.

Italia 1982 – Una storia azzurra

Infine, al Teatro Antico arrivano gli eroi azzurri che vinsero a sorpresa il mondiale di calcio in quel luglio del 1982.

Marco Tardelli, il numero 14; Fulvio Collovati, numero 5; Beppe Dossena, numero 10 e Franco Selvaggi, numero 21, sono i protagonisti del film Italia 1982 – Una storia azzurra, diretto da Coralla Ciccolini, alla cui proiezione assisteranno in anteprima, insieme al pubblico del Festival.

“Una vittoria che ha unito gli italiani, ha rinfrancato un Nazione, il calcio non è importantissimo ma può esserlo e, in quell’occasione, lo è stato proprio a livello culturale, sociale e politico” dichiara Marco Tardelli.

“Eravamo un gruppo di amici, sempre gioiosi, guidati da un grande uomo, e continueremo ad esserlo sempre, anche ora che abbiamo perso qualcuno per strada”: Fulvio Collovati manda, così, il suo saluto a chi non c’è più ma resta indimenticabile.

“Se ci avessero detto vincerai un mondiale non lo avremmo mai creduto, ci siamo regalati un sogno e abbiamo regalato una storia a chi tifava per noi. Lo ricordiamo con un po’ di tristezza pensando a chi non c’è più ma sempre con il sorriso sulle labbra per quello che abbiamo vissuto” continua Dossena.

“Il momento che ha definito tutto è stato l’errore di Cabrini sul rigore, ci siamo ritrovati tutti nello spogliatoio, ci siamo sentiti vicini, quel passo falso ci ha uniti e, dopo la vittoria con il Brasile, abbiamo iniziato a crederci davvero” spiega Selvaggi.

“Il vero spettacolo, lo vedete, sono loro, è bastato ascoltarli, e ripensare a quel momento con il loro sguardo di oggi” conclude la regista Coralla Ciccolini.

Il documentario racconta, infatti, l’avventura azzurra alla Coppa del Mondo spagnola di 40 anni fa, metafora di una più grande avventura vissuta da tutto il nostro Paese in quegli anni. La vittoria insperata fu considerata come l’atto di uscita del Paese dagli anni del terrorismo e dell’avvio verso una rinnovata unità nazionale, dopo un lungo periodo di pessimismo, lotte, divisioni politiche. In quell’anno, la squadra chiamata a disputare i Mondiali sembra davvero lo specchio del Paese: il CT Enzo Bearzot e gli Azzurri vengono percepiti come un team in crisi, formato da giovani inesperti e campioni prossimi al pensionamento. Il punto debole di questo gruppo già dato per perdente è, poi, Paolo Rossi, reduce da due anni di squalifica a causa del calcio scommesse e considerato non più in grado di giocare ad alto livello.

Dopo le prime partite non giocate brillantemente e il rischio di eliminazione superato, la squadra sorprende tutti e arriva in finale, trascinata improvvisamente a suon di goal proprio da Rossi. A lui l’appellativo di Pablito in un pomeriggio in cui infilò tre goal al Brasile di Zico e Falcao, e, superando al Bernabeu di Madrid la Germania, quell’11 luglio 1982, riuscì a restituire la speranza a tutti gli italiani, uniti stavolta in un unico coro. Quella vittoria ispirò un’intera generazione, dimostrando che le difficoltà non solo si possono superare, ma che tra esse si può anche eccellere.

Prima della proiezione, infine, un regalo speciale: i campioni azzurri firmano diversi palloni che poi calciano al pubblico.