29 Agosto 2022 Attualità

Giornalista offeso da De Luca, Ordine pronto a costituirsi parte civile

«Una sequenza impressionante e inaccettabile di volgarità, offese e minacce dal tono violento e aggressivo a cui si aggiungono insulti e accuse di connivenza con la mafia, è quanto si vede in un video del candidato alla Regione Sicilia Cateno de Luca in un attacco senza precedenti a un collega del Giornale di Sicilia Giacinto Pipitone. La violenza verbale del messaggio è tale che invieremo immediatamente la segnalazione al centro di coordinamento per la sicurezza dei giornalisti operativo presso il Ministero dell’Interno». Lo scrive in una nota il presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti Carlo Bartoli. «Un’aggressione verbale di tale portata mette a rischio l’incolumità del collega e di tutti i redattori della testata – aggiunge -. Nessun eventuale errore, vero o presunto e comunque tutto da dimostrare, può giustificare la ripetizione più e più volte di epiteti inqualificabili conditi a minacce. Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti si impegna a tutelare la dignità della categoria e della professione, siamo pronti a costituirci parte civile a fianco del collega e della testata a cui va tutta la nostra solidarietà».

«Un energumeno che sputa parolacce e offende le persone si aggira per la Sicilia. Si chiama Cateno De Luca. Al di là del folclore e della sguaiataggine fuori controllo del personaggio che non meriterebbe la nostra attenzione e nemmeno quella degli elettori, la sua intemerata veemenza contro i giornalisti e i loro organismi di rappresentanza concentrata in un video su Facebook pone una riflessione sull’utilizzo dei social in chiave intimidatoria e offensiva. Nessun direttore di giornale, di testata televisiva o online potrebbe mai pubblicare o mandare in onda un documento come quelli diffusi dall’ex sindaco di Messina pieni di contumelie, ingiurie, oltraggi, minacce, insulti, avvertimenti. A meno di volersi beccare, assieme all’editore, una querela e pagarne in solido le conseguenze». Si legge in una nota della Federazione nazionale della stampa e dell’Assostampa. «Invece, – aggiunge – come profeticamente aveva intuito molti anni fa Umberto Eco, ‘i social media danno diritto di parola a legioni di imbecillì senza che si riesca minimamente a creare un argine che, invece, dovrebbe scattare quando il livello delle offese sale fino a punte intollerabili e ingiustificabili. Nel caso specifico, però, un filo di inquietudine sale quando a utilizzare come una clava i social è qualcuno che aspira a guidare il governo regionale. Attaccare giornali e giornalisti in quel modo è tipico dei caudillos sudamericani, dei regimi integralisti, degli intolleranti senza pudore. Ci sono molti modi per fare valere le ragioni di fronte a notizie che vengono ritenute errate. Non sono contemplate le offese e le intimidazioni. Un giudice deciderà, in questa storia, cos’è giusto e cos’è sbagliato».