24 Settembre 2022 Giudiziaria

IL GIARDINO DEI VELENI, ANGELA E GINO MANCA PRESENTANO UNA DENUNCIA ALLA PROCURA. “SI TROVI UN COLPEVOLE O SAREMO COSTRETTI AD ANDARE VIA”

di Enrico Di Giacomo - Adesso c'è anche una denuncia-querela presentata alla procura della repubblica di Barcellona e per conoscenza alla Prefettura di Messina dall’avvocato Fabio Repici a supporto di ipotesi concrete e sospetti, di fatti oggettivi che fino ad oggi non si è voluto vedere. Sono esasperati Angela e Gino, i genitori dell'urologo Attilio Manca, trovato morto nella sua casa di Viterbo la mattina del 12 Febbraio 2004. Da anni denunciano inutilmente che il giardino della propria abitazione, a Barcellona Pozzo di Gotto, è oggetto di versamenti di sostanze acide o venefiche che hanno provocato gravissimi danni agli alberi e alle piante, ma soprattutto alle proprie condizioni fisiche, e in particolare modo le vie respiratorie sempre più compromesse. Chi può avercela così tanto con Angela e Gino da far desertificare vasi (che diventano bianchi) e piante con acidi che se inalati diventano altamente tossici?

Un mistero che è rimasto tale nonostante le numerose denunce ai carabinieri fatte nel corso degli ultimi anni. Ma le indagini sviluppate, a quanto pare, non sono riuscite mai ad individuare dei responsabili, a cogliere in flagranza nessuno, ad accertare tipologia e caratteristiche delle sostanze versate.

Ed è per questo che Angela e Gino, 78 anni lei e 88 lui, dopo gli ultimi episodi di maggio e agosto scorsi, hanno deciso di denunciare tutto anche alla Procura della Repubblica e alla Prefettura. Ostinatamente.

Sono ben quattro gli ultimi episodi, in ordine di tempo, denunciati dai genitori di Attilio Manca, oltre che nella querela, anche sui social.

Il primo, il 9 maggio, ha visto due piante rinsecchirsi improvvisamente. Da quelle piante, secondo la denuncia pubblica sui social di Angela, si sprigionava un puzzo acido che forte irritazione alle vie respiratorie degli anziani coniugi. Il 16 agosto un nuovo analogo episodio. Due vasi presentavano una patina biancastra, l'aria irrespirabile e il conseguente malessere per Angela e Gino.

Ma non finisce qui. Il giorno dopo, come in un film horror, nel giardino vengono versate sostanze acide su un telo dinastica sbriciolato e su delle piante improvvisamente essiccate. E poi il 20 agosto, ancora del puzzo di acido a rendere l'aria insopportabile e infine, stesso copione, il 22 agosto, all'alba. Aria irrespirabile, solite piante essiccata e improvvisamente rinsecchite.

Una mano che sembrerebbe solitaria, che agisce vigliaccamente di notte, ha contribuito a rendere la vita di Angela Gentile e Gioacchino Manca, già segnata dal dolore, impossibile. Tanto che i genitori di Attilio hanno anche pensato di andare via dalla casa dove hanno sempre vissuto. Una sensazione di impotenza e frustrazione che, anche per l'età avanzata, non riescono più a fronteggiare.

"Non ce la faccio più - ci dice Angela stanca e sconfortata -. Vorrei andarmene da questa casa, ma siamo troppo avanti negli anni...".

"Non riesco a ricordare più il numero di episodi - aggiunge - ma sono tantissimi. Si è passati dalla calce all'acido. Una sera ho trovato il bagno che si è trasformata in una camera a gas. Sono intervenuti i vigili urbani e i vigili del fuoco, che hanno preso atto della situazione, senza però portare il rivelatore di sostanze tossiche... Non riesco a comprendere cosa vogliono dalla nostra vita. Ci hanno tolto un figlio; eppure, nonostante ciò, continuano a rendere difficile ogni giorno della nostra vita già tanto provata”.

"Gino sta molto male, perchè ha una fibrosi polmonare e questi veleni stanno aggravando la situazione. Forse l'unica soluzione è andarcene...".

Per la morte del figlio, i genitori hanno sempre puntato il dito contro la mafia barcellonese e i servizi segreti deviati. La commissione parlamentare Antimafia ha riaperto il caso e dopo una lunga indagine ha approvato all’unanimità una relazione che spazza via definitivamente l’ipotesi dell’overdose e rilancia la tesi sempre sostenuta dalla famiglia: «Questa è una storia oscurata dall’ombra della mafia — dice la deputata Piera Aiello, testimone di giustizia, prima firmataria della relazione — è oscurata soprattutto dall’ombra di Bernardo Provenzano, che proprio da Attilio, giovane e brillante urologo, si sarebbe fatto operare in Francia. Per assicurarsi il suo silenzio, lo avrebbe fatto uccidere».

"Ci sono voluti 18 anni e 7 mesi - scrive Angela Manca - per stabilire che quello di Attilio è stato un omicidio. Lo ha stabilito una relazione parlamentare antimafia all'unanimità, cioè con il voto di tutti i partiti di qualunque schieramento. Adesso non ci sono più alibi per nessuno. Vogliamo tutta la verità e, soprattutto, vogliamo capire chi ha depistato e insabbiato le indagini".

Per Angela quel bellissimo giardino dove coltivare rose e gerbere, custodire i ricordi, è diventato il giardino dei veleni, un Poison Garden di Alnwick dei poveri. Il profumo è diventato lezzo, la notte un incubo, la speranza un vuoto dentro. Nuvole basse.

Angela e Gino avrebbero, come tutti, anche di più, il diritto alla felicità e ad accarezzare l'età che fugge via. Angela ha più di un sospetto sull'autore o sugli autori della serie di gesti di odio e intimidazione.

“Vorrei chiedere a questi miserabili delinquenti assassini: perché volete farci ancora del male, non siete sazi del sangue di Attilio? O forse la nostra presenza in questa casa vi fa ricordare l’atrocità di quanto commesso?”.