1 Novembre 2022 Giudiziaria

Messina, stangata alla mafia dei pascoli. Seicento anni ai boss che razziavano i fondi dell’Unione Europea

Condanne per complessivi 600 anni sono state emesse queste sera dal tribunale di Patti (Messina) nel maxiprocesso sulla mafia dei Nebrodi, che vede alla sbarra 101 imputati. La lettura del dispositivo del Presidente Ugo Scavuzzo è durata quasi un'ora. La pena più alta emessa nel processo riguarda Salvatore Faranda, condannato a 30 anni di reclusione.

I padrini dei Nebrodi facevano razzia di fondi comunitari. Era una grande truffa quella architettata dalla mafia dei pascoli: da una parte i "Bontempo Scavo" dall'altra i "Batanesi", due storiche cosche di Tortorici. Ieri sera, il tribunale di Patti presieduto da Ugo Scavuzzo ha condannato 91 dei 101 imputati a 600 anni di carcere nel processo istruito dai magistrati della procura di Messina, fino a qualche giorno fa diretti da Maurizio de Lucia, oggi a Palermo.

Tutte le condanne e le assoluzioni 

Agostino Ninone Pasqualino 13 anni e 4 mesi;
Arcodia Laura 2 anni e 2 mesi;
Armeli Sebastiano 7 anni e 4 mesi;
Armeli Giuseppe 9 anni e 2 mesi;
Armeli Moccia Giuseppe 3 anni e 10 mesi;
Armeli Moccia Rita 7 anni e 8 mesi;
Armeli Moccia Salvatore 5 anni e 4 mesi;
Barbagiovanni Calogero 15 anni e 6 mesi;
Bontempo Alessio 2 anni;
Bontempo Gino 4 anni;
Bontempo Giovanni assolto;
Bontempo Giuseppe 3 anni e 4 mesi;
Bontempo Lucrezia assolta;
Bontempo Salvatore 12 anni;
Bontempo Sebastiano “Biondino” 25 anni e 7 mesi;
Bontempo Scavo Sebastiano 6 anni 6 mesi;
Calà Campana Sebastiana assolta;
Calà Lesina Salvatore “moccia” 10 anni;
Calabrese Maria Chiara 4 anni;
Calcò Labruzzo Gino 10 anni;
Calì Antonino 3 anni e 4 mesi;
Caputo Andrea assolto;
Caputo Antonio 4 anni;
Carcione Arturo assolto;
Carcione Giuseppe 3 anni e 4 mesi;
Coci Jessica 5 anni e 10 mesi;
Coci Carolina 3 anni;
Coci Domenico 17 anni e 6 mesi;
Coci Rosaria 4 anni e 8 mesi;
Coci Sebastiano 4 anni e 4 mesi;
Conti Mica Denise 3 anni;
Conti Mica Sebastiano “belloccio” 23 anni e 6 mesi;
Conti Pasquarello Giusi 3 anni e 7 mesi;
Conti Taguali Ivan 11 anni e 2 mesi;
Costantini Massimo 5 anni;
Costanzo Zammataro Antonina 4 anni e 4 mesi;
Costanzo Zammataro Claudia 3 anni;
Costanzo Zammataro Giuseppe (cl. ‘50) 5 anni;
Costanzo Zammataro Giuseppe “carretteri” (cl. ‘82) 16 anni e 4 mesi;
Costanzo Zammataro Giuseppe “rummuluni” (cl. ‘85) 12 anni;
Costanzo Zammataro Loretta 3 anni e 2 mesi;
Costanzo Zammataro Romina 3 anni;
Costanzo Zammataro Valentina 6 anni;
Crascì Barbara 4 anni;
Crascì Katia 4 anni e 4 mesi;
Crascì Lucio Attilio Rosario 9 anni e 10 mesi;
Crascì Salvatore Antonino 3 anni e 4 mesi;
Crascì Sebastiano 6 anni e 6 mesi;
Craxì Sebastiano 13 anni e 7 mesi;
Crimi Sara Maria 2 anni;
Dell’Albani Salvatore 4 anni e 10 mesi;
Destro Mignino Santo 10 anni e 6 mesi;
Destro Mignino Sebastiano 10 anni e 4 mesi;
Di Bella Pietro 2 anni;
Di Marco Marinella 6 anni e 11 mesi;
Di Stefano Maurizio 3 anni e 4 mesi;
Faranda Antonino 5 anni e 4 mesi;
Faranda Aurelio Salvatore 30 anni;
Faranda Davide 4 anni;
Faranda Emanuele Antonino 6 anni e 2 mesi;
Faranda Gaetano 6 anni e 2 mesi;
Faranda Gianluca 4 anni;
Faranda Massimo Giuseppe 11 anni;
Faranda Rosa Maria assolta;
Ferrera Giuseppe 2 anni;
Floridia Innocenzo assolto;
Foti Valentina 2 anni;
Galati Giordano Vincenzo (cl. ‘58) 4 anni;
Galati Giordano Vincenzo “Lupin” 21 anni e 8 mesi;
Galati Massaro Santo 4 anni e 4 mesi;
Galati Pricchia Daniele 4 anni e 10 mesi;
Galati Sardo Emanuele 6 anni e 2 mesi;
Gliozzo Giuseppina assolta;
Gulino Mario 7 anni;
Hila Alfred 10 anni;
Linares Roberta 4 anni e 2 mesi;
Lombardo Facciale Pietro 11 anni e 8 mesi;
Lupica Spagnolo Francesca 3 anni e 8 mesi;
Lupica Spagnolo Rosa Maria 5 anni e 6 mesi;
Mancuso Catarinella Jessica 3 anni;
Mancuso Cristoforo Fabio 3 anni;
Marino Agostino Antonino 9 anni e 6 mesi;
Marino Rosario 6 anni e 8 mesi;
Militello Alessandro Giuseppe assolto;
Natoli Giuseppe 6 anni e 8 mesi;
Paterniti Barbino Antonino Angelo 9 anni e 2 mesi;
Pirriatore Massimo 3 anni e 6 mesi;
Pruiti Elena 5 anni e 2 mesi;
Protopapa Francesco 10 anni;
Reale Angelamaria 2 anni;
Rizzo Scaccia Danilo 3 anni e 6 mesi;
Scinardo Tenghi Giuseppe 4 anni;
Scinardo Giuseppina 3 anni e 4 mesi;
Scinardo Tenghi Elisabetta assolta;
Spasaro Angelica Giusy 3 anni e 4 mesi;
Spasaro Giuseppe Natale 2 anni e 6mesi;
Strangio Antonia 11 anni e 10 mesi;
Talamo Mirko 3 anni;
Terranova Salvatore assolto;
Vecchio Giovanni 10 anni e 3 mesi;
Zingales Carmelino 5 anni e 8 mesi.

Le confische

Sono 17 le aziende o imprese individuali confiscate: Bontempo Alessio, ditta individuale; L’Anghera; Giglio bianco, società agricola a r.l.s.; La Perla, società agricola a r.l.s.; Zaffiro, società agricola a r.l.s.; Monte Verde, società cooperativa agricola; Tassita, società cooperativa agricola; Galati Pricchia Daniele, ditta individuale; Nicolae Josif Marian; ditta individuale Costanzo Zammataro Valentina; Zootecnica di Costanzo Zammataro & C.S.S.; La Contessa, società agricola a r.l.s.; La Campagnola, società agricola a l.r.s.; Pruiti Elena, azienda agricola; La Quercia s.a.s. di Crascì Barbara & C.; L’Airone, società agricola a r.l.s.; Floridia Innocenzo, ditta individuale. I giudici hanno poi disposto la confisca di società e imprese, beni mobili e immobili riconducibili a Sebastiano Bontempo “biondinu”, Giuseppe Costanzo Zammataro “carretteri” e Vincenzo Galati Giordano “lupin”. Per tutte le altre aziende o imprese sequestrate in fase cautelare, in precedenza durante le indagini, i giudici hanno disposto il dissequestro e la restituzione agli aventi diritto.

Ci sono poi ben 56 provvedimenti di confisca di somme a singoli imputati (l’importo varia da 4mila a quasi mezzo milione di euro), anche per cifre molto cospicue. Qualche esempio: 80mila euro a Sebastiano Bontempo Scavo, 125mila euro a Rosario Coci, 121mila euro a Giuseppe Costanzo Zammataro “carretteri”, 152mila a Pietro Lombardo Facciale, 117mila euro a Emanuele Galati Sardo (l’ex sindaco di Tortorici), 230mila a Antonia Strangio, 191mila a Giovanni Vecchio, e ben 495mila - è la cifra più alta - a Rosario Attilio Lucio Crascì. Questo dà l’idea di quanto hanno intascato singolarmente i 56 “percettori abusivi” di contributi comunitari nell’arco di un vasto periodo, dal 2010 al 2017.

Il blitz di carabinieri e guardia di finanza, scattato nel gennaio 2020, svelò un complesso sistema di società messo in campo dagli insospettabili complici dei boss: la gran parte delle 151 società avevano sede a Tortorici, un paese arroccato sulle montagne. Gli imprenditori prestanome attestavano di possedere centinaia di terreni, non solo in provincia di Messina, ma in tutta l'Isola, anche oltre. Erano false attestazioni. La mafia più antica di Sicilia aveva già inventato un modernissimo affare: l'occupazione dei pascoli virtuali, con l'obiettivo di aggirare il protocollo voluto dall'ex presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci per bloccare gli affidamenti dei terreni demaniali a boss e prestanome. Antoci, presente al momento della lettura della sentenza, dice: "Si chiude un cerchio e si scrive una pagina di storia, si libera un territorio. Da quel 2013 non avrei mai immaginato di attraversare una strada così tortuosa, non avrei mai pensato di dover rischiare la vita e perdere la libertà, così come non avrei certamente mai pensato di contribuire a creare una norma dimostratasi devastante per le organizzazioni mafiose".

È stato il processo dei grandi numeri, celebrato in tempi record. Nel provvedimento che portò al blitz, il gip Salvatore Mastroeni scrisse parole di grande amarezza: parlò di una "evidente inestirpabilità" della mafia di Tortorici. "Nonostante decine e decine di operazioni e processi, qui la mafia è, per assurdo, una specie di classe sociale, come tale contrastabile, ma non eliminabile quasi già come categoria". Dopo la mafia silente, la mafia che si evolve, "araba fenice che sempre risorge", la mafia inestirpabile. Ma, adesso, però sono arrivate condanne pesantissime. Anche se i Bontempo Scavo e i Faranda non vengono riconosciuti come mafiosi. E' stato comunque riconosciuto il sistema illecito attraverso cui operavano. Ed è stata smantellata la mafia dei pascoli 2.0 nel "paese dell'oro", come l'hanno ribattezzata i magistrati del pool coordinato dal procuratore aggiunto Vito Di Giorgio. Del gruppo di lavoro fanno parte i magistrati Fabrizio Monaco, Antonio Carchietti e Alessandro Lo Gerfo.

I boss allevatori con la coppola e le scarpe sporche di fango erano diventati manager "raffinati", attraverso un gruppo di insospettabili: titolari di centri per l'assistenza agricola, avvocati, professionisti. Tutti pronti a confezionare pratiche da milioni di euro.

I boss della mafia dei pascoli avevano trovato un sistema quasi perfetto per evitare i controlli sulle richieste dei finanziamenti europei: non indicavano l'Iban delle loro società, così le pratiche venivano temporaneamente accantonate. Per prassi, in questi casi, le liquidazioni avvenivano soltanto in un secondo momento. E, a quel punto, i controlli non venivano più fatti.

È un baco davvero clamoroso quello scoperto dalle indagini della procura di Messina: fra il 2010 e il 2017, l'Unione Europea ha versato 5 milioni di euro a 151 aziende agricole della provincia di Messina in mano ai boss.