13 Gennaio 2023 Giudiziaria

L’ELISOCCORSO COME ‘TAXI’ PER L’EX CONSIGLIERE, PER I MEDICI MARINO E CUCINOTTA CONDANNE CONFERMATE IN CASSAZIONE

Il processo l’hanno rifatto come chiese la Cassazione nel giugno scorso. Ma le condanne sono rimaste praticamente identiche a quelle decise in appello nel dicembre del 2019: 2 anni e 8 mesi di reclusione, con la concessione delle attenuanti generiche.

Si tratta del processo a carico dei due medici per il cosiddetto “volo d’elicottero non consentito” del 2013 da Messina a Palermo. Un caso politico-giudiziario balzato agli onori della cronaca alcuni anni addietro e poi codificato in un processo per peculato, dopo un’indagine della Sezione di polizia giudiziaria dei carabinieri. Se ne discusse anche all’Ars, al centro l’uso dell’elisoccorso regionale come “taxi” per i politici e i loro amici.

La sesta sezione penale della Cassazione nel giugno scorso - come scrive oggi il quotidiano Gazzetta del Sud nel dare la notizia - aveva accolto il ricorso dei legali dei due medici che rimasero coinvolti nel processo con l’accusa di peculato, e aveva deciso l’annullamento con rinvio per un nuovo processo della sentenza d’appello, che a suo tempo aveva ridotto da quattro a due anni e otto mesi la condanna di primo grado, decisa nel 2018.

Si tratta dei dottori Pietro Marino, all’epoca responsabile della centrale 118 di Messina, e Francesco Cucinotta, dirigente medico del pronto soccorso del Policlinico, che sono stati assistiti rispettivamente dagli avvocati Salvatore Versaci e Salvatore D. Giannone. Nel procedimento è parte civile il Policlinico di Messina, rappresentato dall’avvocato Carmelo Scillia.

LA VICENDA.

La vicenda è quella del trasporto in elicottero, per una spesa secondo la Procura ingiustificata di circa 15mila euro, dell’ex vicepresidente del consiglio comunale di Messina Nino Interdonato, pupillo dell’ex parlamentare regionale dei Dr Beppe Picciolo (il medico Marino è il cognato), che nel luglio del 2013 rimase ferito in un grave incidente stradale, dal Policlinico di Messina all’ospedale Villa Sofia-Cervello di Palermo, dove Interdonato fu operato dall'ex primario Matteo Tutino, poi finito agli arresti per truffa al servizio sanitario pubblico in merito a un'altra vicenda.

Il caso Interdonato fu sollevato dal vicesegretario regionale del sindacato Cimo, Angelo Collodoro, che fu anche querelato per questo dal consigliere messinese. Ma dall'esposto del Cimo partirono le indagini poi sfociate nel processo e nella condanna per peculato: quel volo, secondo i giudici, costò 15 mila euro alle casse pubbliche. Soldi che potevano essere risparmiati se Interdonato si fosse operato nel reparto di Chirurgia plastica che pure esiste a Messina.