19 Gennaio 2023 Giudiziaria

ECCO LA RELAZIONE INTEGRALE – Commissione Parlamentare Antimafia: morte Attilio Manca imputabile a mafia Barcellona Pozzo di Gotto

La Commissione Antimafia «ritiene che la morte di Attilio Manca sia imputabile ad un omicidio di mafia e che l’associazione mafiosa che ne ha preso parte (non è chiaro se nel ruolo di mandante o organizzatrice o esecutrice) sia da individuarsi in quella facente capo alla famiglia di Barcellona Pozzo di Gotto». E' quanto scrive la Commissione parlamentare Antimafia della precedente legislatura nella relazione finale circa «nuovi elementi emersi circa la morte del dottor Attilio Manca».

"Condivido con orgoglio la pubblicazione della relazione sull’omicidio dell’urologo Attilio Manca a firma mia - ha commentato Piera Aiello - e della collega Stefania Ascari, è stato un lavoro certosino e faticoso, ma tanto voluto. Ho mantenuto la promessa fatta alla mamma di Attilio. Cara Angela, che dirti, adesso sarà vostra cura farne buon uso. Ringrazio tutta la Commissione Antimafia per il lavoro svolto".

"L’ attività svolta da questa Commissione  - è scritto nelle conclusioni della relazione - ha consentito di approfondire la vicenda concernente la morte del medico Attilio Manca e di ricostruirla attraverso l’analisi e l’individuazione di ulteriori elementi tra i quali assumono particolare rilievo le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Si tratta di dichiarazioni rese da soggetti che sono stati ritenuti credibili da parte delle diverse autorità giudiziarie che se ne sono occupati e che non risulta che siano stati mai neppure indagati per i reati di calunnia e di false dichiarazioni al P.M.. Proprio quanto riferito dai collaboratori costituisce il dato di maggior rilievo che sostiene l’ipotesi che Attilio Manca non sia stato vittima di un atto autolesivo, ma di un omicidio. A conforto di tale ricostruzione  - è scritto nella relazione a sostegno della tesi dell'omicidio - sono certamente una lunga serie di elementi: la copiosa quantità di sangue trovata sulla scena del delitto; i segni delle punture di eroina rinvenute nel braccio sinistro, incompatibili con il mancinismo puro del Manca e con la sua pessima abilità con la mano destra; le siringhe trovate perfettamente chiuse, con il tappo di protezione; l’assenza di propositi suicidari in capo al Manca; l’assenza di materiale per la preparazione dell’eroina e del laccio emostatico per l’iniezione endovena; l’assenza di pantaloni e di biancheria intima sul corpo della vittima nonostante il mese invernale; la totale assenza di impronte su una delle siringhe usate per iniettare l’eroina e il microscopico frammento, non utilizzabile per comparazioni dattiloscopiche, ritrovato sulla seconda; l’insistenza di Ugo Manca nell’entrare nell’appartamento del cugino Attilio posto sotto sequestro, comportamento che fece nascere ai familiari della vittima i primi dubbi su un suo possibile coinvolgimento nella vicenda; la  presenza dell’impronta di Ugo Manca su una piastrella del bagno e la contemporanea assenza di impronte di altri soggetti, amici e parenti, che anche di recente (e certamente dopo la visita di Ugo Manca) erano stati nell’abitazione dell’urologo; la convinta esclusione, da parte di tutti i colleghi, superiori e amici romani e viterbesi di Attilio Manca, della possibilità che il giovane medico facesse uso di droghe".

"Alcuni dei suddetti elementi (ma certamente non tutti), se valutati singolarmente, potrebbero trovare delle spiegazioni diverse da quelle sin qui prospettate ma, se si guardano nel loro complesso, appare incongruo giungere ad una conclusione diversa da quella secondo cui Attilio Manca sia stato ucciso, unica ipotesi ragionevole e priva di contraddizioni con i dati obiettivi delle modalità della morte del Manca, le informazioni fornite dai collaboratori di giustizia, gli elementi raccolti sui contatti fra la latitanza di Provenzano e il territorio di Barcellona Pozzo di Gotto e della provincia di Messina e, infine, le considerevoli opacità su aspetti rilevantissimi riguardanti le cure sanitarie in favore del latitante corleonese".

"Alla luce dei fatti emersi durante l’inchiesta e della rilevata incomatibilità logica e fattuale delle circostanze sopra evidenziate con le ipotesi del suicidio o di una morte per overdose accidentale da volontaria assunzione di eroina, - conclude la relazione - questa Commissione ritiene che la morte di Attilio Manca sia imputabile ad un omicidio di mafia e che l’associazione mafiosa che ne ha preso parte (non è chiaro se nel ruolo di mandante o organizzatrice o esecutrice) sia da individuarsi in quella facente capo alla famiglia di Barcellona Pozzo di Gotto".

Le dichiarazioni di un nuovo collaboratore di giustizia.

L'assoluzione di Monica Mileti non costituisce né l’unico, né il più rilevante, elemento di novità concernente il «caso » della morte di Attilio Manca. Accanto ad esso, difatti, si rileva la presenza di ulteriori dati quali le dichiarazioni del collaboratore di giustizia, Biagio Grasso, le cui rivelazioni si affiancano a quelle rese da altri collaboratori, e l’accertamento svolto da un tossicologo di esperienza, il dott. Salvatore Giancane.

"Queste emergenze sono state ritenute da questa Commissione di così pregnante rilievo da sostenere la apertura di una nuova inchiesta che, prendendo le mosse proprio dai suindicati elementi di novità, ha provveduto ad un approfondimento degli stessi e al riesame dei dati raccolti nel corso dell’attività investigativa svolta nell’ambito dei diversi procedimenti che si sono sviluppati in relazione alla morte di Attilio Manca".