3 Marzo 2023 Giudiziaria

Processo “Flower”: sei conferme di condanna e un annullamento totale in Cassazione

Si chiude quasi definitivamente dopo il passaggio in Cassazione, con sei conferme di condanna e un annullamento totale, la pagina giudiziaria del processo “Flower”, l’indagine della Dda e della Squadra Mobile che a novembre del 2019 si concentrò sulle risse provocate “ad arte” da una gang per costringere i gestori di discoteche, lidi e locali notturni ad assumere buttafuori.

Erano sette gli imputati del processo coinvolti in Cassazione, ovvero Domenico Mazzitello, Eliseo Fiumara, Kevin Schepis, Andrea Fusco, Giovanni De Luca, Antonino Rizzo e Giuseppe Esposito. I giudici hanno rigettato quasi tutti i ricorsi difensivi, ad eccezione di quello presentato dall’avvocato Salvatore Silvestro per Kevin Schepis, che hanno accolto, decidendo nei suoi confronti l’annullamento della sentenza d’appello e la celebrazione di un nuovo processo a Messina, davanti ad un’altra sezione della corte d’appello. I profili del ricorso presentato dall’avvocato Silvestro vertevano sostanzialmente sulla reale sussistenza dell’aggravante mafiosa e sulla conformità alle tipologie di reato del trattamento sanzionatorio. Con la definitività delle sei condanne, dopo il rigetto dei ricorsi, diventano definitive anche le cosiddette “statuizioni” decise a suo tempo in appello per le parti civili che si sono costituite nel procedimento, ovvero i risarcimenti.

LA SENTENZA D'APPELLO DEL 12 LUGLIO 2021.

I giudici di secondo grado il 12 luglio 2021 avevano deciso lievi “sconti” di pena e tre conferme rispetto alla decisioni adottate dal gup nel processo nato dall'operazione della Squadra Mobile 'Flower'. Ecco il dettaglio della sentenza d’appello: Kevin Schepis, 11 anni e un mese di reclusione, più 8.866 euro di multa (ha registrato assoluzioni parziali da tre capi d’imputazione, con la formula «per non aver commesso il fatto»); Giuseppe Esposito, 7 anni e 4 mesi, più 6.000 euro di multa; Giovanni De Luca, 9 anni e 10 mesi, più 7.000 euro di multa; Giovanni Lo Duca, 9 anni e 4 mesi, più 6.666 euro di multa; Vincenzo Gangemi Domenico Mazzitello, 5 anni di reclusione e 5.000 euro di multa; Giuseppe Cardia, 1.400 euro di multa.

Sospensione della pena per Placido Arena e Cristian Messina, che in primo grado erano stati condannati, rispettivamente, a 1 anno e 8 mesi e 1 anno e 4 mesi.

Confermata la condanna a: Eliseo Fiumara, 6 anni e 4 mesi; Andrea Fusco, 1 anno e 4 mesi;  Antonino Rizzo, 1 anno e 10 mesi.

Decisi anche risarcimenti alle parti civili che si erano costituite.

Le condanne in primo grado.

Kevin Schepis 13 anni e 4 mesi; Giovanni De Luca 12 anni e 2 mesi; Giuseppe Esposito 11 anni e 10 mesi; Giovanni Lo Duca 11 anni e 8 mesi; Vincenzo Gangemi e Domenico Mazzitello, 6 anni e 8 mesi .

Le rivelazione del pentito Selvaggio. 

C’è un collaboratore di giustizia che ha raccontato la sua verità e le sue dichiarazioni sono finite negli atti dell’inchiesta che hanno portato alle condanne di ieri. Si tratta di Giuseppe Selvaggio, che ha riempito un paio di verbali con i magistrati della Distrettuale antimafia proprio sulla “geografia” delle pressioni mafiose sull’industria della movida e del divertimento in città.

Ha raccontato per esempio: «... so che il gruppo ha interessi in diversi locali. So che De Luca e Lo Duca si occupano della sicurezza nei locali: loro gestiscono la sicurezza nel Cosmopolitan che è gestito da Brigandì, Carnazza, Prospero. Preciso che la sicurezza formalmente è gestita da Corrado Campisi che è in possesso delle necessarie autorizzazioni ma costui è costretto a far lavorare Gangemi Vincenzo, Mazzitelli Pietro ed altri soggetti. Che io sappia Campisi faceva lavorare solo persone in regola ed in possesso di autorizzazione, con apposito tesserino; da quando sono arrivati De Luca, Lo Duca e Tortorella lavorano solo persone a loro vicine in nero».

Ed ancora: «... so che analoga situazione vi è presso i locali Palcò, Officina che è a Maregrosso, Mode sito a Larderia; funziona che Campisi stipula un contratto con il titolare del locale prevedendo un compenso di circa 100 euro per dipendente. In realtà ai dipendenti gli consegna solo 35 euro perché il resto, al netto di altre spese, va al gruppo De Luca».

Un altro ambito “lavorativo”: «... come lidi il gruppo gestisce la sicurezza presso il lido denominato una volta Cabiria, vicino al bar Gravina, presso il Blanco, presso il Royal Beach, presso il M’Ama che hanno gestito sicuramente sino allo scorso anno».

Sempre Selvaggio, questa volta sul modo di “lavorare”: «... i dipendenti di Campisi lavorano formalmente alla porta ma dietro di loro vi sono in realtà Gangemi, Mazzitelli ed altri soggetti che operano in nero e senza alcuna autorizzazione. Tali persone possono anche decidere chi fare entrare. Mio figlio... mi ha riferito che in una occasione si era recato all’Officina dove è stato picchiato da Mazzitelli e che era presente anche Sparacio. Anche Kevin Schepis lavora nel settore della sicurezza». Quanto ai rapporti tra Lo Duca e De Luca, Selvaggio dice: «... che io sappia Giovanni De Luca ha una posizione sovraordinata anche a Lo Duca Giovanni: questo posso desumere dal fatto che De Luca ha un giro di interessi e di attività criminali più estesa di Lo Duca. So che i due decidono insieme le cose, ma se qualcosa non va bene a De Luca quello che lui dice si fa».

Emblematico l’ultimo passaggio delle dichiarazioni del collaboratore: «De Luca è più criminale, ha più potere di Lo Duca perché è un soggetto che agisce in prima persona. Ad esempio quando io sono stato aggredito per conto di Lo Duca mandai... a dirgli di venire a presentarsi da me direttamente: Lo Duca si rifiutò dicendo che nella bocca del lupo non ci sarebbe andato. De Luca vorrebbe fare quello che faceva suo zio De Luca Nino che però operava in altri tempi e che non avrebbe mai fatto delle azioni come quelle di cui io sono stato vittima. Ormai vi è invece la tendenza a far ricorso alla violenza in maniera esagerata».