23 Marzo 2023 Giudiziaria

Concorso esterno all’associazione mafiosa, archiviazione per l’ex sindaco di Spadafora Pappalardo

“Concorso esterno all’associazione mafiosa dei barcellonesi capeggiata dal boss Carmelo Vito Foti”. Era questa l’ipotesi di reato principale per l’ex sindaco di Spadafora per due mandati, nel 2009 e nel 2014, il cardiologo Giuseppe Pappalardo, il cui nome era comparso tra gli indagati della maxi inchiesta sulla riorganizzazione di Cosa nostra barcellonese. Al medico, che è stato assistito dall’avvocato Sebastiano Campanella, all’epoca, era il febbraio del 2022, i carabinieri notificarono un’informazione di garanzia per i reati di concorso esterno all’associazione mafiosa e corruzione con l’aggravante mafiosa. Ma quelle accuse sono completamente “cadute”. Erano stati gli stessi magistrati della Dda, alcuni mesi dopo, a chiedere l’archiviazione nei suoi confronti, ritenendole insussistenti anche in relazione alle intercettazioni che erano agli atti. Ne da’ notizia il quotidiano Gazzetta del sud che riporta alcuni passaggi con cui il gip motiva l’archiviazione.

Le motivazioni dell’archiviazione.

Archiviazione che è stata accolta dal gip di Messina Francesco Torre. Che scrive tra l’altro di «condividere la richiesta di archiviazione avanzata dal pm». Entrando nel dettaglio, e facendo suoi alcuni passaggi della richiesta di archiviazione, scrive il gip che - questo sul piano generale -, «Imbesi Ottavio, De Pasquale Rosario e Barresi Cristian sono deceduti, mentre Milone Filippo è stato già riconosciuto infermo di mente ed incapace di partecipare al procedimento: che, con riferimento agli altri indagati, e per reati diversi da quelli oggetto dell’appena citato procedimento, non ricorrono elementi per poter ragionevolmente ipotizzare la condanna».

”In particolare per Pappalardo, i rapporti intrattenuti con Vito Carmelo Foti non integrano i delitti di concorso esterno in associazione mafiosa e di corruzione, in assenza di una prova di una utilità da costoro ricevuta e di un contributo arrecato al perseguimento degli scopi dell’associazione mafiosa diretta dal Foti”. Il gip spiega poi che “…per quanto attiene ai reati di rivelazione di segreto d’ufficio, gli elementi di prova sono costituiti dal tenore delle conversazioni intercettate, non utilizzabili sulla base della più recente giurisprudenza della Corte di Cassazione mancando il requisito della connessione del reato di rivelazione di segreto, che non consente comunque le intercettazioni, rispetto a quelli per i quali l’intercettazione era stata autorizzata”.

Il blitz del 24 febbraio 2022.

Concorso esterno all’associazione mafiosa dei barcellonesi capeggiata dal boss Carmelo Vito Foti. Era questa l’ipotesi iniziale di reato principale per l’ex sindaco di Spadafora per due mandati, nel 2009 e nel 2014 il cardiologo Giuseppe Pappalardo, il cui nome era comparso più volte nel corso della maxi inchiesta sulla riorganizzazione di Cosa nostra barcellonese. La stessa ipotesi di reato formulata dalla Distrettuale antimafia riguardava anche un professionista che viene definito negli atti d’indagine «uomo di sua fiducia», l’architetto Fortunato Cannunni (anche lui scagionato dal gip che ha ritenuto le accuse insussistenti).

Ad entrambi i carabinieri notificarono un’informazione di garanzia che attestava l’iscrizione nel registro degli indagati per i reati di concorso esterno all’associazione mafiosa e corruzione con l’aggravante mafiosa.

Ha scritto tra l’altro il capo dei gip di Messina Ornella Pastore nella sua ordinanza: «... emerge quindi come Pappalardo e Cannuni fossero stati assai vicini a di Foti Carmelo Vito, in favore del quale si adoperavano per accondiscendere alle sue pretese, conoscendo bene il suo spessore criminale di costui, e la sua capacità di procurare all'occorrenza, sostegno elettorale, di cui il Pappalardo, per come riferito dal Foti, aveva beneficiato». C’è un altro passaggio dell’ordinanza di custodia che si occupa delle elezioni amministrative a Spadafora del 2019 e della contrapposizione tra i “rivali” delle due liste in corsa, Tania Venuto e Letterio Pistone, visto che Pappalardo dopo due mandati non poteva più candidarsi, elezioni poi vinte dalla Venuto con 38 voti di scarto. Eccolo: «Il 18 aprile 2019, Pistone Letterio, accompagnato da..., si recava difatti presso l’abitazione del Foti per chiedere il suo supporto elettorale, che il predetto garantiva, invitando il Pistone a rivolgersi, a suo nome, a vari soggetti, tra i quali anche taluni componenti della famiglia di Antonino Bonaffini, detto Ninetta (e ciò a conferma di uno storico legame criminale tra Foti Carmelo Vito e Bonaffini Antonino, detto Ninetta), per procurare voti. Nel corso dello stesso dialogo, poi, Pistone richiedeva la mediazione del Foti per potere raggiungere una intesa elettorale con Pappalardo Giuseppe - sostenitore del candidato a sindaco Venuto - sfruttando presunti dissapori con la predetta donna; ed anche per questo interessamento, Foti garantiva la sua disponibilità».