L’INCHIESTA TEKNO 3: E’ ABUSO, NON PECULATO. IN APPELLO SCATTA LA PRESCIZIONE PER I FUNZIONARI DEL CAS
Per i giudici d'appello (prima sezione penale, presieduta dal giudice Alfredo Sicuro) non era peculato ma abuso d'ufficio (probabilmente sul presupposto che i funzionari non avevano la “disponibilità giuridica” della somma), quindi è tutto prescritto. I giudici hanno, di conseguenza, revocato la confisca disposta in primo grado e le statuizioni civili in favore della parte civile, il Consorzio autostrade. Con la dicitura “conferma nel resto”, hanno poi esplicitato la conferma delle 52 assoluzioni del primo grado.
E' questa la sentenza d'appello dell'inchiesta Tekno 3, ovvero la terza tranche dell'operazione Tekno della Dia del 2017 sugli incentivi progettuali 'gonfiati' al Cas tra il 2012 e il 2013.
In primo grado vennero condannati soltanto i vertici del Consorzio autostrade siciliane, ritenuti responsabili dal punto di vista decisionale e delle scelte di personale per ogni singolo progetto da portare avanti lungo le due autostrade, A18 e A20. Ma tutti gli altri, tra figure di raccordo e dipendenti, erano solo dei “meri esecutori” che non partecipavano alla fase iniziale dei piani di rifacimento da sviluppare. Quindi furono assolti ben 52 dipendenti tra varie figure professionali.
Furono condannati i dirigenti - all’epoca dei fatti - del Cas, Gaspare Sceusa (6 anni e 5 giorni di reclusione), Letterio Frisone (4 anni, 4 mesi e 5 giorni) e il funzionario Carmelo Cigno (5 anni e 25 giorni). Per loro i giudici ritennero sussistente l’accusa iniziale di peculato, mentre i vari casi di falso furono dichiarati prescritti.