Barcellona, detenuto catanese nascondeva in cella otto telefonini
Di Leonardo Orlando - Ancora criticità nei sistemi di sicurezza della Casa circondariale di Barcellona. In carcere e fuori dal carcere, un detenuto sempre col telefonino avrebbe garantito a sé e forse ad altri le comunicazioni con l'esterno. Anche quando in possesso di regolare autorizzazione per visite mediche ambulatoriali l'uomo - che adesso è stato trasferito in altro Istituto - si recava accompagnato dalla moglie che puntualmente lo attendeva davanti all'ingresso del carcere per poi accompagnarlo in auto, fino ad un ambulatorio dentistico cittadino per sottoporsi ad un ciclo di cure dentali. Il detenuto, un catanese di 30 anni, Luca Aurora, con numerosi pregiudizi per rapine e conseguenti evasioni dagli arresti domiciliari, rinchiuso nella Casa circondariale di Barcellona Pozzo di Gotto, avrebbe utilizzato e custodito in un nascondiglio, ricavato in una cella situata al primo piano del quinto reparto dell'Istituto, ben otto telefonini di piccola dimensione di fabbricazione cinese, qualcuno dei quali utilizzati per comunicare con l'esterno. Oltre ai telefonini anche quattro accumulatori di scorta. A far sorgere i primi sospetti la costante puntualità osservata dalla moglie dell'uomo che arrivava sempre in orario, sia davanti ala carcere e all'ambulatorio dentistico. La scoperta dei cellulari, della cui presenza a quanto pare lo stesso detenuto non avrebbe fatto alcun mistero, è poi avvenuta qualche giorno addietro dopo una accurata perquisizione della cella da parte della stessa polizia penitenziaria. In azione il gruppo che si occuperebbe del “servizio traduzioni e piantonamenti”. Non è la prima volta che all'interno della Casa circondariale di Barcellona - che oltre ad accogliere i detenuti in attesa di giudizio ospita anche i detenuti condannati in via definitiva - vengono rinvenuti telefoni sia nelle celle che nei cortili dello stesso carcere. Un fenomeno che dal primo ritrovamento di un solo telefonino, avvenuto nel 2021, non si arresta nonostante i numerosi sequestri eseguiti fino adesso. Infatti in quest'ultimo episodio il numero dei telefonini sequestrati è salito fino ad otto. In precedenza nella prima decade di marzo scorso, in due diverse occasioni sono stati ritrovati sette telefonini in due diversi cortili situati nelle vicinanze del muro di cinta che confina con un agrumeto. Telefonini a quanto pare “piovuti dal cielo”, attentamente imballati e forse lanciati o introdotti attraverso il volo di un drone telecomandato. Fonte: Gazzetta del Sud
La morte del detenuto Ieni
Polemiche e indagini dopo la morte di un detenuto nel carcere di Napoli Secondigliano. Si è spento Giacomo Maurizio Ieni, 65 anni, di Catania, affetto da tempo da gravi patologie. A sollevare il caso è l’avv. Salvatore Silvestro, difensore di Ieni, ritenuto appartenente del clan etneo di Pillera-Puntina. In precedenti istanze depositate all’Autorità giudiziaria, era stato sottolineato il precario stato di salute dell’uomo, ritenuto incompatibile col regime carcerario. «Non riesce più ad alimentarsi autonomamente e, soprattutto, a relazionarsi con le persone di riferimento intramurarie», si legge in una richiesta di sostituzione della misura cautelare con gli arresti domiciliari presentata dalla difesa al gip del Tribunale di Catania. E nella quale si pone l’accento su altre malattie di Ieni, dalla psoriasi a un preoccupante stato depressivo. Peraltro, sei giorni fa, il pm e il gip «avevano ritenuto superfluo disporre l’accertamento sulle sue condizioni di salute sollecitato dal difensore», spiega Silvestro. In corso indagini per accertare eventuali responsabilità.