4 Luglio 2023 Giudiziaria

PAPARDO, I RETROSCENA DELL’INCHIESTA: Per i cambi di partito il deputato prometteva assunzioni e incarichi. Il caso del consigliere della V circoscrizione Giovanni Bucalo

DI ENRICO DI GIACOMO - Appalti pubblici pilotati all’ospedale Papardo di Messina in cambio di posti di lavoro. Con l’accusa di tentata concussione e corruzione, i finanzieri del comando provinciale di Messina hanno arrestato l’ex deputato regionale, Antonio Catalfamo, e la dirigente medico, Francesca Paratore, in servizio presso il noto nosocomio siciliano. Per entrambi sono stati disposti gli arresti domiciliari.

Ma sono complessivamente quattro gli indagati dell'inchiesta. A suo tempo sono state infatti iscritte nel registro degli indagati altre due persone: l’attuale assessore alla Cultura di Barcellona Pozzo di Gotto, l’avvocata Angelita Pino, e il giornalista milazzese Santi Cautela, che in atto cura l’ufficio stampa proprio dell'ospedale Papardo. Nei confronti di questi ultimi due non è stata però richiesta dai magistrati della procura peloritana alcuna misura cautelare al gip, ma hanno ricevuto dalla Finanza una informazione di garanzia. La Procura ipotizza due vicende di corruzione diverse per Cautela e la Pino. Nel primo caso la Paratore su input dell’on. Catalfamo nel marzo del 2022 si sarebbe adoperata per far assegnare al giornalista una borsa di studio da 16mila euro come esperto di comunicazione (gli avrebbe consegnato perfino tutti i documenti per passare la selezione orale). Nel secondo caso, e siamo a gennaio 2022, ma è solo un tentativo di corruzione, con lo stesso schema tra l’on. Catalfamo e la Paratore, quest’ultima si sarebbe adoperata per far assegnare all’avv. Pino, all’epoca consigliera comunale a Barcellona, un incarico legale remunerato con 15mila euro, in cambio dell’adesione della Pino al movimento politico “Prima il territorio”. Un do ut des che comunque non si concretizzò (“... rimanendo alla stadio di tentativo per l’onerosità delle condizioni che ciascuna parte poneva all’altra”).

APPALTI PUBBLICI PILOTATI ALL’OSPEDALE PAPARDO DI MESSINA.

Le indagini sono scaturite da una serie di procedure di gara riguardanti l’ospedale messinese ritenute sospette in quanto riconducibili a un soggetto che “all’epoca dei fatti rivestiva il ruolo di deputato dell’assemblea regionale siciliana, Antonio Catalfamo, e ad un dirigente medico amministrativo in servizio presso la suddetta Azienda Ospedaliera, Francesca Paratore”.

Più in particolare, i due avrebbero tentato “di agevolare persone vicine imponendo la loro assunzione nelle ditte private, che si aggiudicavano gli appalti relativi a servizi di pulizia e sanificazione della struttura ospedaliera, ovvero avvantaggiandoli nella partecipazione a pubblici concorsi, ovvero ancora nella predisposizione da parte dell’azienda Ospedaliera di bandi di gara ad hoc”.

L’attività investigativa ha ricostruito “una sorta di strumentalizzazione della predetta struttura sanitaria a fini politici”, con particolare riferimento alle elezioni amministrative della Città Metropolitana di Messina del 12.06.2022 ed a quelle amministrative Regionali del 25.09.2022.

IL PROVVEDIMENTO PER PRESUNTI ILLECITI SUGLI APPALTI PUBBLICI.

Al centro dell’operazione una serie di procedure di gara relative all’Azienda Ospedaliera Papardo influenzate, secondo i pm, da interessi privati a vantaggio dei due arrestati.

Secondo l’accusa, “i legami personali tra i soggetti coinvolti avrebbero favorito l’inserimento di persone vicine nelle ditte private che si aggiudicavano gli appalti per i servizi di pulizia e sanificazione dell’ospedale”. Inoltre, si sarebbe cercato di favorire “la loro partecipazione a concorsi pubblici o la predisposizione di bandi di gara ad hoc da parte dell’azienda ospedaliera”.

LE PRESSIONI SUI VERTICI PER L'ASSUNZIONE (NON RIUSCITA) DI GIOVANNI BUCALO.

L’onorevole messinese Antonio Catalfamo, uomo forte della Lega in Sicilia, teneva parecchio a un consigliere della Quinta circoscrizione eletto con Forza Italia, Giovanni Bucalo. Teneva al suo bacino elettorale. Ed era disposto a fargli un’offerta molto concreta: l’assunzione nella ditta di pulizie che aveva vinto l’appalto all’azienda ospedaliera Papardo. Un’offerta che convinse Bucalo a passare con la Lega.

L'ex deputato Antonio Catalfamo e la dirigente Francesca Paratore "abusando dei poteri derivanti dalla pubblica funzione rivestita", scrive il gip nell'ordinanza, avrebbero costretto i vertici amministrativi dell'azienda ospedaliera Papardo di Messina a "dare un'utilità consistente nel fare ottenere al consigliere di quartiere Giovanni Bucalo (che non è indagato) l'assunzione alle dipendenze della "Pulitori e Affini Spa", la società fornitrice del servizio di pulizia dello stesso ospedale. Catalfamo, supportata dalla dirigente Paratore ("che fungeva da intermediario tra i dirigenti amministrativi e il consigliere regionale, di cui sosteneva le indebite pretese e al quale forniva costantemente informazioni sulla vicenda"), avrebbero esercitato indebite pressioni su Salvatore Munafò e Mario Paino, rispettivamente dirigente amministrativo e direttore generale dell'azienda Papardo, "minacciando ritorsioni di carattere politico ("ti comincio a caricare una interrogazione al giorno") qualora non avesse soddisfatto l'indebita pretesa di far assumere Giovanni Bucalo alle dipendenze della ditta".

"Il consolidato vincolo di cointeressenza illecita" tra la dottoressa Paratore e l'ex deputato, permetteva a quest'ultimo, anche in virtù' dell'incondizionata "dedizione della Paratore 'alla sua causa', di strumentalizzare l'Azienda Ospedaliera per scopi clientelari, sviando il regolare svolgimento di gara e bandi di concorso indetti dalla amministrazione sanitaria, che venivano utilizzati come contropartita per il conseguimento di favori personali e politici".

Tre sono le vicenda cristallizzate dalla procura che descrivono il modus operandi degli indagati.

L'ASSUNZIONE DEL CONSIGLIERE DELLA V CIRCOSCRIZIONE GIOVANNI BUCALO E ‘IL CAMBIO DI CASACCA’.

La prima delle vicenda trattate nell'indagine è quella relativa alle pressioni esercitate da Antonio Catalfamo, con la collaborazione della Paratore, sui vertici amministrativi dell'azienda ospedaliera Papardo al fine di poter assumere Giovanni Bucalo, consigliere della V Circoscrizione (che non è indagato), eletto nelle fila di Forza Italia, ma in procinto di transitare alla Lega (transizione formalizzata nel 2022, grazie alla intermediazione di Catalfamo), presso la ditta Pulitori ed Affini Spa, società che si occupava del servizio di pulizia e santificazione degli ambienti e servizi complementari presso l'azienda Papardo.

Le intercettazioni che svelano la vicenda nascono da un procedimento della procura di Palermo.

L’inchiesta andava avanti da parecchi mesi, e come spiega la stessa gip Leanza prese le mosse da alcune intercettazioni captate dalla Procura di Palermo, a sua volta per un procedimento che era stato aperto dalla Procura di Milano e trasmesso in Sicilia. Poi la tranche d’interesse per Messina è stata gestita dal procuratore facente funzioni Rosa Raffa e dal sostituto Marco Accolla, che hanno chiesto al gip la misura degli arresti domiciliari per Catalfamo e Paratore, iscrivendo tra gli indagati anche Cautela e Pino.

In una intercettazione intercorsa tra Catalfamo e Munafò si fa riferimento al fatto che il direttore amministrativo Munafò avesse bloccato l'assunzione di Bucalo.

Catalfamo, manifestamente preoccupato per l'ostruzionismo di Paino si proponeva di occuparsi personalmente della vicenda, “minacciando serie conseguenze per l'alto dirigente che si stava mettendo di traverso ("gli devi dire ai tuoi amici del quarto piano, che domani io rimango li fino a quando non risolvono questa questione che se la tirano da 45 giorni...siccome io le loro priorità le attenzioni sempre, quando ci sono delle priorità loro le devono attenzione altrimenti cambiamo sistema")”.

Il pomeriggio del 14 dicembre 2021 veniva intercettata una conversazione "di peculiare rilievo investigativo" tra Catalfamo e Francesco Curcio (che non è indagato), in passato componente del consiglio comunale di Messina, sull'assunzione di Giovanni Bucalo.

A poche ore di distanza Catalfamo contattava Bucalo per rassicurato che "non è un problema, ora, poi, l'importante è il passaggio successivo...". La tensione nasce dal fatto che "Bucalo pretendeva condizioni contrattuali impraticabili".

La vicenda continua tra tensioni, telefonate e scontri tra Catalfamo, che riteneva il comportamento della dirigenza dell'ospedale scorretto, in quanto non si adoperava per imporre alla società delle pulizie l'assunzione del Bucalo, dimostrando ingratitutine, “cioè mancanza di disponibilità a ricambiare favori da lui resi in passato alla governance dell'ospedale, e minacciando ritorsioni politiche pregiudizievoli", e Paino, "di fronte ai rimproveri e alle velate minacce di Catalfamo, assumeva un tono dimesso, dichiarando la propria disponibilità a ripianare una situazione le cui responsabilità però scaricava sul collega Munafò”.

I ritardi e le incertezze legate all'assunzione da parte della ditta che si occupava delle pulizie dell'ospedale Papardo, inducevano Catalfamo, “spinto dalle impellente necessità di garantire a Bucalo un contratto di lavoro come contropartita per il cambio di casacca politica, a muoversi su un altro fronte per raggiungere l'obiettivo”. Decideva quindi di avvalersi dell'intermediazione di un altro soggetto, Antonino La Duca. Con il quale trova un accordo “che prevede la contropartita 'politica'”.

Il 25 gennaio 2022 La Duca e Catalfamo concordano un appuntamento, appuntamento a cui Catalfamo rappresentava si sarebbe presentato con Giovanni Bucalo. Il giorno successivo Bucalo ufficializza il passaggio da Fratelli d'Italia alla Lega, cosi adempiendo alla conduzione impostagli come protonica all'assunzione.

IL COMUNICATO DI CATALFAMO: UN MODO (QUELLO DI BUCALO) DI FARE POLITICA TRA LA GENTE CHE LO RENDE VICINO AL NOSTRO MODUS OPERANDI.

Il consigliere Giovanni Bucalo, già campione di consensi sul territorio, ufficializza quindi il suo passaggio alla Lega. “Un modo di fare politica tra la gente che lo rende vicino al nostro modus operandi. Un passaggio, questo, che certifica la crescita esponenziale della Lega in città”. Queste  le parole dell’on. Antonio Catalfamo, esponente della Lega all’Assemblea Regionale Siciliana, con il quale, in un comunicato del 25 gennaio 2022 (e una foto pubblicata dal quotidiano messina oggi), commenta il nuovo 'acquisto' tra le fila della Lega. Giovanni Bucalo viene eletto alle ultime elezioni amministrative tra le fila di Forza Italia, ed è risultato il primo degli eletti nella sua lista e tra tutti i candidati della V Municipalità di Messina, totalizzando ben 676 voti.

RAGGIUNGERE L'OBIETTIVO DELL'ASSUNZIONE A TUTTI I COSTI.

L'indagine prosegue, “dando conto dell'irrequietezza di Bucalo e dell'impegno di Curcio e Catalfamo per raggiungere l'obiettivo”.

Obiettivo che verrà raggiunto il 20 aprile 2022 con l'assunzione di Giovanni Bucalo con la qualifica professionale autista privato, con contratto a tempo determinato sino al 19 luglio 2022 dalla società Alhambra srl.

“Ai fini di una migliore comprensione della vicenda - scrive il gip Leanza - è opportuno inquadrarla nel contesto temporale in cui si inseriva, ovvero i primi mesi dell'anno 2022, caratterizzato dal fermento politico determinato dalla imminenza di due "appuntamenti" di peculiare momento: le elezioni amministrative per la Città metropolitana di Messina, che si sarebbero svolte il 12 giugno 2022, e le elezioni amministrative per la Regione siciliana fissate per il 25 settembre 2022. La congiuntura politica determinava l'esigenza da parte del Catalfamo, punto di riferimento del suo partito a livello regionale, di alimentarne le fila, per rafforzare la base elettorale e favorirne il successo alle consultazioni popolari. Tale interesse veniva perseguito con caparbietà dall'indagato che, pur di raggiungere i suoi obiettivi, si impegnava ad avvantaggiare indebitamente un esponente della politica locale che godeva di un discreto bacino elettorale e che era disponibile a transitare nel suo movimento politico in cambio di un posto di lavoro. Pur di "accontentarlo" - scrive sempre il gip - il Catalfamo non si faceva remore a piegare il proprio ruolo politico/istituzionale per fini privati, pretendendo, in virtù di pregressi benefici profusi in ragione del suo ruolo politico ("siccome io le loro priorità le attenziono sempre, quando ci sono delle priorità, loro le devono attenzionare altrimenti cambiamo sistema"), che i vertici dell'amministrazione dell'azienda ospedaliera Papardo, individuati nel Direttore Amministrativo Munafò Salvatore e nel Direttore generale Paino Mario, imponessero alla società di pulizie che operava presso il nosocomio di assumere il Bucalo alle sue dipendenze; in ciò avvalendosi del determinante apporto della Paratore che rappresentava la sua longa manus all'interno della struttura sanitaria pubblica”.

"Per raggiungere il proprio scopo - prosegue il gip Leanza - l'indagato non solo si faceva lecito di sollecitare la "pratica" nelle sedi opportune, dandole quella che definiva una "spinta emotiva", ma financo di minacciare in più occasioni, sia personalmente che per il tramite della Paratore, i dirigenti Paino e Munafo di pesanti ritorsioni politiche per piegarli ai suoi desiderata (ma qualcuno me la deve risolvere, altrimenti se loro mi creano problemi, io a questo punto cambio atteggiamento con la direzione del Papardo e li comincio a caricare un'interrogazione al giorno, eh. cominciamo a fare così . . . io posso avere un atteggiamento amichevole, posso avere pure un atteggiamento che con il Papardo faccio campagna elettorale facendo . . . creando problemi, io voglio essere amichevole, ma se mi chiamano loro a me, no io a loro. e mi rompono i coglioni ...non è che io posso ."; "sta finendo, diciamo che tra qualche mese torna al Pronto Soccorso . . . (non rimetterà) più piede al quarto piano" 30, "gli devi dire ai tuoi amici del piano quarto, che domani oi rimango lì fino a quando non risolvono questa questione che se la tirano da 45 giorni, perché se io, evidentemente, loro non capiscono, che se io faccio determinate cose (...) c'è un motivo, quindi se loro vanno di settimane in settimane, dieci giorni in dieci giorni, mi c r e a n o danno, ci creano danno.. siccome io le loro priorità le attenziono sempre, quando ci sono delle priorità, loro le devono attenzionare altrimenti cambiamo sistema'»', "si, finisce ora, ma poi fra qualche mese finisce diversamente.... finisce così, secondo lui, finisce così ora e se per lui finisce così, si prende le responsabilità di quello che fa . se lui dà uno schiaffo a me, io a quattro a quattro gli rompo il culo*), trovando pieno supporto in tale modus operandi nella Paratore che ne condivideva metodi e intenzioni ("dieci gliene restituisca lui, non uno, dieci gliene devi restituire ... va bene, glielo dirò"). Le pressioni esercitate sugli amministratori pubblici trovavano, peraltro, ulteriore conforto - è scritto nella misura cautelare - nelle dichiarazioni rese da Munafo Salvatore che, assunto a sommarie informazioni in data, confermava di avere subito a più riprese richieste del Catalfamo, anche attraverso la dirigente Paratore Francesca, finalizzate a far ottenere l'assunzione di un soggetto presso la "Pulitori e Affini Spa"”.

“La condotta del Catalfamo e della Paratore - provenendo da un deputato regionale che minacciava di abusare dei poteri che gli derivavano dalla pubblica funzione ricoperta e da un dirigente pubblico - assumeva così - conclude il gip - i connotati di una "concussione" che, tuttavia, non si consumava rimanendo allo stadio del tentativo, atteso che l'assunzione del Bucalo da parte della ditta operante presso l'Ospedale Papardo non andava a buon fine, non già per il comportamento dei vertici dell'azienda ospedaliera - che, sebbene ob torto collo, non opponevano concrete resistenze alle pretese del deputato regionale - quanto per le resistenze frapposte dal responsabile della ditta di pulizie alle cui dipendenze dirette li Bucalo avrebbe dovuto lavorare. L'ostacolo incontrato costringeva il Catalfamo ad abbandonare il proposito di procacciare l'assunzione presso l'ospedale "Papardo", riuscendo, comunque, tramite l'intermediazione di La Duca Antonino, a ottenere un contratto di lavoro presso un'altra impresa; in tal caso, però, la sua "raccomandazione" non risultava accompagnata dalla minaccia di danneggiare l'interlocutore, abusando del proprio ruolo pubblico””.