I NOMI – MESSINA, OPERAZIONE ANTIDROGA. ESEGUITE 13 ORDINANZE DI CUSTODIA CAUTELARE IN CARCERE. Il compiacimento del Prefetto
Nell’ambito di articolate attività di polizia giudiziaria coordinate dalla Procura della Repubblica di Messina – Direzione Distrettuale Antimafia, militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Messina stanno dando esecuzione ad un’ordinanza emessa dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale peloritano, con cui è stata disposta la custodia cautelare in carcere nei confronti di 13 persone, sottoposte ad indagine, a vario titolo, per associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.
L’attività investigativa ha preso avvio dalla segnalazione dei Funzionari della Dogana tedesca che, presso l’aeroporto di Francoforte, sottoponevano a sequestro alcune spedizioni postali, contenenti piccole dosi di sostanze stupefacenti destinate al territorio peloritano.
Gli immediati approfondimenti, sviluppati dagli specialisti del Gruppo Investigazioni Criminalità Organizzata del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Messina, facevano ipotizzare l’esistenza di un ben più strutturato traffico internazionale di sostanze stupefacenti, in cui risultavano effettivamente coinvolti diversi soggetti domiciliati in provincia di Messina.
Data l’elevata professionalità dei personaggi coinvolti, le investigazioni, condotte attraverso le classiche attività di osservazione, appostamenti e controlli, ed integrate con intercettazioni telefoniche e ambientali, hanno quindi consentito di ricostruire, in modo dettagliato, i ruoli e le funzioni dei singoli appartenenti all’organizzazione criminale.
La droga era destinata ad una fitta rete di acquirenti domiciliati nei comuni tirrenici di Sant’Angelo di Brolo, Brolo, Raccuja, Sinagra, Capo d’Orlando, Gioiosa Marea, Patti, Naso, Ficarra e Piraino. La consorteria aveva la propria base nei comprensori messinesi di Sant’Angelo di Brolo e Raccuja e manteneva stretti contatti con esponenti del clan mafioso dei Bontempo Scavo di Tortorici e con fornitori calabresi e catanesi, appartenenti, rispettivamente, ai più noti clan criminali quali i PELLE-GAMBAZZA, con zona d’influenza nei comuni calabresi di San Luca e Bovalino, e ALLERUZZO-ASSINNATA, con zona d’influenza nel comprensorio catanese di Paternò, articolazione territoriale del clan SANTAPAOLA Ercolano.
I nomi degli arrestati.
Francesco Cotugno, nato a Patti, classe 1993
Dario Di Perna, nato a Patti, 1992
Bruno Emanuele, nato a Serra San Bruno (VV), 1998
Emiliano Nunzio Franzone, nato a Patti, 1981
Giuseppe Licastro, nato a Polistena (RC), 2001
Mirko Maniaci, nato a Messina, 1994
Antonino Pappalardo, nato a Paternò, 1978
Pier Mondello, nata a Busto Arsizio (VA), 1969
Sebastiano Pelle, nato a San Luca (RC), 1971
Salvatore Ratto, nato a Patti, 1985
Salvatore Ridinò, nato a Patti, 1983
Michele Siragusano, nato a Patti, 1975
Antonino Tuccio, nato a Cataia, 1989
Tre le 125 pagine dell’ordinanza cautelare firmata dalla gip del Tribunale di Messina Tiziana Leanza, vengono delineati ruoli e ambiti di operatività degli indagati, a sei dei quali viene contestata l’associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti. A capo del sodalizio gli inquirenti collocano Michele Siragusano, colui che pianificava le strategie e organizzava gli approvvigionamenti, gestendo il traffico «assumendosi in prima persona i rischi d’impresa (...) disponibile ad anticipare di tasca propria il costo di una partita di droga». In posizione gregaria Dario Di Perna ed Emiliano Franzone, che intervenivano nell’approvvigionamento, con la bonifica del territorio, e nel collocamento della droga sul mercato mentre Piera Mondello, legata affettivamente a Siragusano, viene riconosciuta intranea al gruppo nonostante il tentativo del capo di tenerla ai margini con compiti di trasporto. Organici al sodalizio quindi Mirko Maniaci (detto “Il Bandito”) e Antonino Tuccio, dediti all’attività continuativa di spaccio sul territorio.
I detenuti sono stati tradotti in carcere a Messina e Siracusa, con gli interrogatori di garanzia fissati per i primi lunedì alle 12, mentre per gli altri procederà per rogatoria il gip del Tribunale aretuseo.
Quella spedizione di 52 “pasticche” intercettata nello scalo di Francoforte.
Il 29 ottobre 2021, l’Ufficio di collegamento della Dogana tedesca segnala alla Gdf di Messina un sequestro – da parte della Direzione centrale per i servizi antidroga – all’aeroporto di Francoforte sul Meno. Si tratta di alcune spedizioni postali contenenti stupefacenti, tra cui un plico con 52 dosi di ecstasy destinate «a tale Dario Di Perna, via Gramsci, Raccuja», si legge nell’ordinanza firmata dalla gip Tiziana Leanza. Emerge che il destinatario era lo stesso di 6,5 grammi di metanfetamina intercettati all’aeroporto di Linate, provenienti dall’Olanda. «Ulteriori verifiche sul “sospetto” – si legge ancora nel provvedimento – mettevano in luce i suoi rapporti con Michele Siragusano, affiliato di rilievo al sodalizio criminale mafioso denominato “clan Bontempo Scavo”». A proposito di quest’ultimo, emerge che nel dicembre 2021 ha effettuato diversi viaggi in Calabria, nella Locride.
«Inoltre, dall’analisi dei tabulati telefonici all’utenza in uso a Siragusano si aveva contezza del fatto che, in occasione del viaggio dell’11 dicembre 2021, aveva contattato un’utenza intestata a Sebastiano Pelle, originario del comune di San Luca e figlio di Antonio Pelle, alias “Ntoni Gambazza”, deceduto nel 2009, boss dell’omonima cosca calabrese». Per le Fiamme gialle, le trasferte nel Reggino erano «funzionali all’approvvigionamento di sostanze stupefacenti». Di notevole riscontro investigativo, secondo l’accusa, una intercettazione riferita a Siragusano: «Se tu devi fare una cosa devi rischiare pure... lascia perdere il discorso perché qualsiasi cosa tu rischi... ma io ho rischiato una cosa economica... io se tutte le cose vanno bene la prossima settimana gli posso portare la rimanenza... perché già altre 5.000 euro ce li ho pronte... no, nuova non ne prendo per adesso». E a proposito di un quantitativo di marijuana: «Quella si deve uscir... però quella è cosa da uscire massimo in 15 giorni... non puoi tenere un capitale fermo perché poi diminuisce pure di peso... e perdi pure i soldi... quella morbida... glielo spiego... che in 10 giorni neanche avete preso... e se non c’è il taglio non si può fare niente con quella morbida perché la gente non la vuole, non si può fare in discoteca... non si può fare al bar... non se la possono fare sulla macchina...». E la compagna di Siragusano, Piera Mondello, «appoggiava l’idea del compagno di incrementare il quantitativo di stupefacente tagliandolo («però pure tu che da un chilo ne riesci a fare un chilo e mezzo è buono»).
«Inquietante professionalità e frenetica attività di spaccio».
Nella sezione dell’ordinanza dedicata alle esigenze cautelari, la gip Tiziana Leanza si sofferma su sei indagati: Michele Siragusano, Dario Di Perna, Nunzio Emiliano Franzone, Piera Mondello, Mirko Maniaci e Antonino Tuccio «si sono fatti lecito, ciascuno con un ruolo specifico e parimenti determinante nell’attuazione della strategia illecita, di dare vita a un’associazione criminale». Questa, con le caratteristiche «di inquietante professionalità e sistematicità», secondo la giudice «era dedita», in particolare, «a una frenetica attività tesa ad acquisire a più riprese ingenti forniture di sostanza stupefacente da destinare al mercato dello spaccio». Peraltro, in un lasso di tempo relativamente breve, su cui la Guardia di finanza ha indirizzato la lente, il sodalizio ha pianificato e gestito l’approvvigionamento di ben cinque «importanti» carichi di droga e, soprattutto, «di riorganizzarsi tempestivamente dopo il sequestro e il contestuale arresto della sodale Mondello».
Poi, «un allarmante giudizio deve esprimersi – si legge nell’ordinanza – nei confronti di Sebastiano Pelle e Antonino Pappalardo, i quali «contribuivano in maniera determinante a garantire prosperità all’associazione». In che modo? Con «un rifornimento stabile e continuativo di ingenti partite di droga di varia natura e favorendone, di conseguenza, la regolare operatività». Il gruppo godeva dei servigi dei «corrieri al soldo di Pelle», ossia Giuseppe Licastro ed Emanuele Bruno, che «dando mostra di estrema padronanza delle dinamiche e delle strategie del narcotraffico, garantivano il corretto perfezionamento degli scambi illeciti». Non mancava – osserva la gip Leanza – «una pletora di spacciatori», che rispondevano ai nomi di Salvatore Ridinò, Francesco Cotugno e Salvatore Ratto»: agivano «come pusher al servizio dell’organizzazione, implementando in maniera significativa la collocazione e diffusione sul mercato» della droga attraverso la vendita al dettaglio e «alimentando, mediante le corresponsione del relativo profitto a Siragusano, le casse dell’associazione». Per la giudice Leanza, tutti i 13 indagati meritano la misura di massimo rigore, alla luce della loro «vocazione delinquenziale». Niente, quindi, “sconto” degli arresti domiciliari, «che per i maggiori margini di libertà e i minori controlli» collegati, «non vale a scongiurare il severo pericolo di recidivizzazione».
Il compiacimento del Prefetto.
Il Prefetto Cosima Di Stani ha rivolto un messaggio di sincero compiacimento e vivo apprezzamento agli esponenti della magistratura, al comandante provinciale della Guardia di Finanza, alle donne e agli uomini del comando provinciale che hanno operato con determinazione e professionalità nella disarticolazione di un importante gruppo criminale contiguo ad un noto clan mafioso tortoriciano, con legami saldi con fornitori calabresi e catanesi appartenenti, rispettivamente, ai più noti clan criminali dei rinomati comuni calabresi di San Luca e Bovalino, nonché nel comprensorio catanese di Paternò.
“Lo straordinario risultato raggiunto all’esito di questa indagine rappresenta un importante successo non solo per il valore investigativo e la capacità espressa dalla Polizia Giudiziaria, magistralmente coordinata dalla DDA di Messina – ha dichiarato il Prefetto – ma anche una testimonianza della incessante attività di prevenzione e controllo del territorio provinciale pianificata in sede di Riunioni Tecniche di Coordinamento e attuata dalle Forze di Polizia”.