MESSINA: Operazione Chanel, la sentenza. NOMI E CONDANNE
E' di pochi minuti fa la sentenza del giudice per l’udienza preliminare Monia De Francesco alla fine del primo troncone processuale dell’operazione Chanel, l’inchiesta seguita alla retata antidroga a Giostra del marzo scorso.
La sentenza.
Il verdetto è di condanne per tutti e 12 gli imputati: 16 anni e 10 mesi a Giovanni Cacopardo; 20 anni ad Antonino Settimo; 18 anni e 4 mesi a Paolo Settimo; 13 anni e 8 mesi a Salvatore Culici e Alessandro Cucinotta; 6 anni (e 20mila euro di multa) a Giovanni De Cicco Cuda, Fabio Ariganello e Graziano Castorino; 3 anni (e 6mila euro di multa) ad Antonino Familiari e Giovanni Nucera; 3 anni e 2 mesi (e 8mila euro di multa) ad Antonino Fichera, 4 anni e 8 mesi (e 18 mila euro di multa) a Giuseppe Castorino.
Dichiarati Cacopardo, i due Settimo, Culici, Cucinotta, De Cicco Cuda, Ariganello e Graziano Castorino interdetti, in perpetuo, dai pubblici uffici e legalmente per la durata della pena, mentre Familiari, Nucera, Fichera e Giuseppe Castorino per la durata di cinque anni. Inoltre, applicata a Cacopardo, ai Settimo, a Culici e Cucinotta la misura di sicurezza della libertà vigilata per la durata di tre anni.
Confiscata la pescheria “La boutique del pesce” di via Taormina. Infine, assolti Antonino e Paolo Settimo da un capo d’imputazione (il numero 27), «per non avere commesso il fatto». La Giudice ha accolto per quasi tutti le richieste di condanna formulate dal Pubblico Ministero Liliana Todaro, titolare dell’indagine. Impegnati nelle difese gli avvocati Cinzia Panebianco, Alessandro Trovato, Salvatore Silvestro, Pietro Pollicino, Giuseppe Bonavita, Antonello Scordo, Carla Grillo.
L'inchiesta del marzo scorso.
La polizia, coordinata dalla Dda, scopri' un grosso giro d’affari legato al narcotraffico a Camaro e Santa Lucia sopra Contesse, con sconfinamenti in provincia di Messina e Catania, oltre a due canali di rifornimento in Calabria. «Capi e promotori» del sodalizio, specializzato nello smercio di cocaina e marjiuana, sono per l’accusa Antonino Settimo e Giovanni Cacopardo (e Paolo Settimo) che avrebbero impiantato la base operativa a casa del primo, dove sarebbero state anche programmate le attività del gruppo e confezionati gli involucri di droga da vendere ai clienti grazie a una fitta rete di pusher. Preziose, per l’avvio dell’indagine sfociata in 15 arresti di Squadra mobile e Sezione investigativa del Servizio centrale operativo, le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giovanni Bonanno. il contenuto di intercettazioni, oltre a tecniche tradizionali, hanno svelato una organizzazione di spaccio ben strutturata nel tempo e radicata nei territori di riferimento. Dall'ordinanza di custodia cautelare firmata dalla gip Misale si evince che la maggior parte della polvere bianca era acquistata dai calabresi, poi smerciata fra Messina e la provincia etnea. Alle riunioni operative avrebbe partecipato anche Salvatore Culici, il cui ruolo principale sarebbe stato quello di distribuire grandi quantitativi di droga agli spacciatori. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Cacopardo e Settimo cedevano all’uomo a credito le partite di droga da rivendere a un prezzo maggiorato. Dopo lo smercio una parte di denaro rimaneva nelle mani di Culici, mentre il resto consegnato ai fornitori a saldo della merce.
Il prezzo della cocaina si, aggirava sui 50-60 euro al grammo, mentre la marjiuana veniva commerciata a 50 centesimi al grammo. Fra gli spacciatori anche un minorenne. Le accuse, a vario titolo, spaziavano dall’associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti alle plurime condotte di spaccio.