7 Febbraio 2024 Attualità

Pina Cassaniti Mastrojeni si racconta a ‘Vite spericolate’: La perdita della figlia Valeria e l’impegno per la sicurezza stradale

Di Tonino Cafeo. La puntata numero 12 di "Vite Spericolate - storie speciali di persone normali" - ci fa incontrare Giuseppina Cassaniti Mastrojeni, dirigente dell’Associazione familiari vittime della strada. Una donna forte, nella sua apparente fragilità, che sta dedicando gli anni della maturità alla grande questione della sicurezza stradale.

È stata una sola notte, quella del 20 giugno del 1997, a cambiare la vita di Pina Cassaniti, fino ad allora un’insegnante e dirigente scolastica dalla vita tranquilla, divisa fra lavoro e famiglia, con quattro figli, tra cui Valeria: c'era un legame speciale con quest’ultima.

Valeria la sera del 20 giugno è solo un’adolescente come tanti. Studiosa e assennata, decide di concedersi una serata fuori, visto che l’anno scolastico è appena terminato con ottimi risultati, ma un evento imprevisto cambierà il destino di tutta la famiglia Mastrojeni.

In tarda serata, mentre i ragazzi sono sotto casa – nel centro di Messina – e stanno per rientrare, un’auto di grossa cilindrata guidata a folle velocità li sperona con violenza. Marcello riporta ferite importanti ma si salva; Valeria perde la vita a soli diciassette anni. I fatti appaiono subito chiari. Si tratta di un incidente mortale causato dal comportamento irresponsabile dell’uomo alla guida dell’autovettura sportiva, ma la vicenda giudiziaria che ne segue è assai aggrovigliata. Le testimonianze raccolte sono poche e non vengono trattate dagli inquirenti con il dovuto scrupolo. Il processo si trascina per anni ed è subito evidente che i rapporti familiari e amicali del responsabile dell’incidente hanno un peso nel suo andamento. La difesa della famiglia Mastrojeni denuncia tentativi di depistaggio e di copertura delle reali responsabilità. A un certo punto, su sollecitazione di diverse interrogazioni parlamentari, intervengono anche gli ispettori del ministero della giustizia.

Nel frattempo Giuseppina Cassaniti Mastrojeni non si limita a elaborare il proprio dolore in privato. La sua indole e la sua formazione cattolica la spronano a non rassegnarsi al destino tragico di sopravvivere alla propria figlia e insieme a farsi delle domande: come ottenere giustizia? Come fare in modo che ad altre persone sia risparmiato il destino crudele di Valeria? La professoressa Mastrojeni vince la propria natura schiva e non si sottrae all’impegno civile. Bussa alle porte di tutte le istituzioni, interviene pubblicamente tutte e volte che se ne presenta l’occasione. Con altre famiglie che condividono lo stesso dolore da vita all’Associazione Familiari Vittime della strada e riesce a trasformare in una questione politica, dunque collettiva, quella che era nata come una personale esigenza di giustizia.

Anche durante il nostro incontro non sono mancati riferimenti precisi alle mancate politiche per la sicurezza stradale e non è mancato l’elenco scrupoloso di proposte che l’associazione non si stanca di sostenere. Ma il cuore del raccontarsi di Pina Cassaniti risiede comunque in un’idea della vita animata da forte tensione etica e senso del dover essere. Uno spirito di servizio che è stato per grande parte della sua vita orientato all’educazione dei bambini e dei ragazzi e che oggi si rivolge a tutta la società perché si prenda cura dei suoi membri più fragili come gli utenti della strada potenzialmente esposti alle conseguenze dei comportamenti irresponsabili.