15 Febbraio 2024 Giudiziaria

PIAZZA DI SPACCIO A FONDO FUCILE, I DETTAGLI: IL RUOLO DELL’INFERMIERE DEL POLICLINICO PANDOLFINO. LE ACCUSE DEL PENTITO SETTIMO CORRITORE

Di Enrico Di Giacomo - I capi e gli organizzatori dell'associazione criminale, secondo la Dda di Messina che ha coordinato le indagini condotte dalla Squadra Mobile, che hanno portato ieri notte all'emissione di 26 misure cautelari ("Operazione The family"), erano i fratelli Alessio, Piero e Andrea Coppolino che "operavano di concerto, sostituendosi vicendevolmente nelle attività di gestione del sodalizio e nelle attività di spaccio. Avevano tutti e tre poteri anche direttivi sugli altri associati e si premuravano di risolvere eventuali problemi che potevano sorgere con gli acquirenti".

Le abitazioni dei Coppolino, secondo la Procura, costituivano la base logistica dell'attività illecita, "centro nevralgico dei traffici illeciti e luogo ove recarsi sia per approvvigionarsi, che per riunirsi e trattare di forniture di stupefacenti".

Gli altri indagati, invece, effettuando i rifornimenti richiesti dal gruppo, occupandosi dei trasporti dello stupefacente, provvedendo al deposito e occultamento della droga, coadiuvando il gruppo nell'organizzazione e realizzazione degli approvvigionamenti, e nella successiva distribuzione, "anno senz'altro assunto il ruolo di partecipi".

E cosi, per esempio, i fratelli Coppolino affidavano lo stupefacente parte a Simone Ferio o a Francesco Pellegrino, nonché ai loro genitori, Rosario Coppolino e Daniela Allia, perche lo custodissero, lo confezionassero, e si occupassero del successivo smercio.

Ad essere coinvolto anche Giovanni Coppolino, il padre dei tre ragazzi, che "coadiuvava" i figli nell'attività di spaccio, chiedeva l'intercessione del figlio Andrea per risolvere questioni debitorie connesse all'attività di spaccio o per ottenere partite di droga a credito". Giovanni investiva somme di denaro per l'acquisto di forniture di sostanze stupefacenti, poi commercializzate dal figlio Andrea, ottenendo cosi facili guadagni.

Partecipi nell'attività illecita dei fratelli Coppolino erano anche la campagna di Andrea, Caroline Currò, il fratello Francesco Currò e i genitori di lei, Rosario Currò (deceduto durante le indagini) e Sonia Longo.

“U ‘NFERMERE” A SERVIZIO DELLA BANDA CRIMINALE. IL COINVOLGIMENTO DI INFERMIERI E BARELLIERI.

Nell'indagine è emerso anche il coinvolgimento di infermieri e barellieri del 118 (Alessandro Pandolfino (foto in basso), Fabio Venuti, Antonino Andreacchio, Alessandro Coco, Giuseppe Greco e Giovanni Lombardo, i loro nomi) in condotte di peculato realizzate mediante l'appropriazione di presidi medici e sanitari di cui gli stessi avevano la disponibilità per ragioni del loro servizio, da impiegarsi per effettuare privatamente attività di assistenza a pazienti, nonché la formazione di false certificazioni mediche apparentemente emesse da medici del Pronto Soccorso del Policlinico Universitario di Messina.

Le dichiarazioni del collaboratore Settimo Corritore.

Nelle indagini dei magistrati della Dda sono confluite anche le dichiarazioni del collaboratore Settimo Corritore, già organico al clan di Mangialupi diretto da Francesco Turiano, detto Nino Testa, attualmente al 41 bis.

Corritore ha riferito, in un interrogatorio del 19 gennaio 2023, di conoscere l'infermiere (“U ‘nfermere”) del Policlinico Alessandro Pandolfino, a servizio della banda criminale dei Coppolino del rione Fondo Fucile, rendendosi disponibile, all’occorrenza, a svolgere per conto loro e nel loro interesse varie attività tra cui anche quella di intermediario per la cessione di qualche dose a terzi soggetti: "E' un assuntore di droga, lavora al 118, fa favori per ottenere visite al Policlinico, certificati al Pronto soccorso per i sinistri, e robe simili. Lui ha gli agganci con i medici. Ricordo che una volta di recente ero al pronto soccorso e c'era uno dei figli di Ninetta Bonaffini. Mi trovavo al pronto soccorso ed è arrivato il figlio di Bonaffini con un altro soggetto, dicendo ai dottori che lo mandava l'infermiere Pandolfino, "mi manda Pandolfino, voi sapete". Pandolfino fa favori perchè è assuntore di droga, di crack. Lui prende droga da vari gruppi, quando può paga oppure fa favori. Ad esempio a noi ha procurato dei tamponi durante il Covid".

Le indagini "hanno fatto emergere il coinvolgimento di Pandolfino anche in ulteriori affari illeciti in quanto era solito eseguire, a domicilio, dietro compenso, tamponi per l'accertamento del covid-19 in violazione di legge che vieta all'operatore sanitario, dipendente della struttura pubblica di svolgere attività per conto proprio". "Pandolfino abusa del suo incarico per trarre utilità - scrive il gip - favori ad amici, molti pregiudicati, facendo loro eseguire esami strumentali, visite specialistiche, saltando le liste d'attesa, o il pagamento del ticket o appropriandosi furtivamente del materiale sanitario e di farmaci con la complicità dei colleghi".

Alessandro Pandolfino era solito prestare anche servizio di maitre di sala presso locali addetti alla ristorazione.

"Pandolfino non disdegnava di cedere sostanze stupefacenti", è scritto nella misura cautelare. Ma Pandolfino, si prestava "anche a fornire informazioni su eventuali indagini o intercettazioni pendenti, ostentando rapporti con funzionari infedeli del Tribunale. E così, il 22 febbraio 2022, all'interno dell'abitazione di Alessio Coppolino, veniva intercettata una conversazione tra questi e Pandolfino. Nella discussione Pandolfino faceva intendere di aver potuto verificare se risultavano indagini nei confronti della moglie di Giovanni Coppolino, Sonia Longo ("mi sono fatto controllare alla Procura...il mio nome...cognome...cellulare...100% tutto pulito). Pandolfino si rendeva disponibile a far effettuare analogo accertamento anche per conto di Alessio Coppolino purché disposto a corrisponedere la somma di 500 euro ad un operatore infedele del Tribunale (un carabiniere). In realtà "l'asserita conoscenza o possibilità di avere notizie riservate su indagini e intercettazioni non ha trovato riscontro, dato che le operazioni di intercettazioni sono proseguite senza che l'indagato adottasse cautele nel parlare al telefono".

Grazie al coinvolgimento di altri colleghi e di operatori del 118, "in quello che si poteva definire un consolidato rapporto di mutuo soccorso, Pandolfino si procurava i kit necessari per eseguire i tamponi a domicilio, oltre a presidi e materiale sanitario di ogni genere da utilizzare per fini personali".

"Pandolfino si appropriava del kit di tamponi e reagenti per la rilevazione del covid 19 disponibili presso la struttura ospedaliera di appartenenza o forniti dalla società presso la quale svolgevano il servizio di emergenza sanitaria 118, per farne uso privato - scrive il gip Simona Finocchiaro - mettendosi a disposizione di amici e richiedenti per l'effettuazione di tamponi a domicilio e cosi lucrare sul servizio privato offerto".

Un altro operatore del 118 con cui Pandolfino aveva rapporti era Antonino Andreacchio che lo riforniva di materiale sanitario, ricambiato.

Alessandro Pandolfino "poteva contare oltre che sui due operatori del 118 Venuti e Andreacchio, come detto, anche su alcuni suoi colleghi in servizio al Policlinico Universitario, tra cui Giuseppe Greco, Alessandro Coco e Giovanni Lombardo, ai quali si rivolgeva per rifornirsi di materiale sanitario di ogni genere da sottrarre sempre alle disponibilità dell'Ospedale presso il quale lavoravano (garze, kit per i tamponi etc)".

"Pandolfino, con un'allarmante disinvoltura e familiarità - scrive il giudice Finocchiaro - ha sottratto presidi medici all'azienda ospedaliera...il tutto per uso privato e lucrare sui 'servizi privati'...".

LA COMPILAZIONE DI FALSE CERTIFICAZIONI COVID-19.

"Ulteriore condotta illecita del Padolfino è risultata essere la compilazione di false certificazioni che attestassero l'esito negativo di tamponi mai effettuati, al fine di consentire l'accesso in locali di ristorazione nel periodo in cui era previsto l'obbligo di presentazione del gran pass o di un tampone antigienico effettuato nelle 48 ore precedenti".

Nella misura cautelare si cita un episodio a proposito.

Il 15 agosto 2021 Pandolfino viene intercettato mentre registrava i dati della figlia, del fidanzato e di altri parenti di quest'ultimo per la certificazione attestante l'avvenuta sottoesposizione al tampone antigienico con esito negativo, da esibire al ristoratore all'atto dell'ingresso in sala, in occasione di un festeggiamento previsto il 21 agosto 2021 in un noto locale della zona nord della città’.

Grazie ad ulteriori riferimenti emersi nel corso dell'attività di intercettazione, emergeva che ci sarebbe stata una festa in un locale di Granatari. Al fine di riscontrare quanto emerso nel corso dell'intercettazione, la sera del 21 agosto la polizia si presentava presso il locale chiedendo in visione l'esito dei tamponi antigienici rapidi per la ricerca del covid-19 in possesso ai vari commensali.

"Si evidenzia - scrive il gip nell'ordinanza - che il fidanzato della figlia di Pandolfino è il nipote diretto del noto boss di Giostra Luigi Galli e che quella sera si stava festeggiando il 18esimo compleanno del figlio Massimo Galli, fratello di Luigi.".

Tra i numerosi certificati, i poliziotti avevano avuto modo di conoscere immediatamente quelli effettuati dai parenti del Pandolfino su carta intestata del Pronto soccorso del Policlinico con una firma illeggibile e, da una verifica fatta successivamente anche con il direttore del Pronto soccorso, anche falsi.

"Il Pandolfino, mostrando ancora una volta insensibilità ai dettami di legge, non si poneva scrupoli nel formare degli atti pubblici totalmente falsi, come è emerso dagli accertamenti esperiti e dagli esiti delle castrazioni", scrive il gip nella misura cautelare.

Pandolfino, Venuti, Andreacchio, Coco, Greco e Lombardo, tutti dipendenti di strutture sanitarie pubbliche, "si sarebbero appropriati di materiale sanitario (destinato allo svolgimento di servizi connotati da finalità pubbliche) per destinarlo ad usi privati, consistenti nella somministrazione di prestazioni di carattere sanitario al di fuori del rapporto di impiego con l'ente pubblico". Il materiale di cui gli indagati discutevano "proveniva non già da canali di fornitura alternativi e leciti, bensì dagli enti per i quali prestavano servizio (la consegna avveniva clandestinamente al termine dell'orario di lavoro oppure fuori dal plesso sanitario)".

I sei dipendenti indagati hanno tenuto, scrive il gip, "condotte connotate da estrema gravità destando particolare allarme sociale. I predetti, noncuranti della finalità di interesse pubblico cui è deputato il loro lavoro, non si sono fatti scrupoli ad appropriarsi, a fini utilitaristici, dei presidi medici di cui avevano la disponibilità, o di utilizzare per interessi privati la strumentazione medica della quale disponevano per motivi di servizio. Dall'attività investigativa è emerso un consolidato e strutturato meccanismo illecito, evidentemente frutto di un'ormai risalente prassi, nonché di conoscenze acquisite e scambi di favore, che va oltre la singola struttura ospedaliera dove gli indagati svolgono la loro attività e anche oltre lo svolgimento dell'orario lavorativo. Si ricorda che Pandolfino è stato trovato in possesso di kit per il rilevamento del covid-19 sottratti alla struttura ospedaliera Piemonte-IRCCS di Messina. E' emersa la capacità e professionalità degli indagati nel procurarsi presidi medici e favori nell'espletamento di prestazioni sanitarie prescindono dal controllo del servizio sanitario nazionale, anche al di fuori dell'orario di lavoro e dal luogo di lavoro o addirittura in periodi di ferie, grazie ad una rete di amicizie e scambi di favori ch rendeparticolamente allarmante la loro condotta e che consente di ritenere adeguata alle esigenze cautelari esclusivamente la misura degli arresti domiciliari".

 

I NOMI DEI 28 INDAGATI.

Custodia cautelare in carcere per:

Andrea Coppolino, nato a Messina il 20 ottobre 1996

Piero Coppolino, nato a Messina il 20 ottobre 1996

Giovanni Coppolino, nato a Messina il 13 settembre 1968

Sonia Longo, nata a Messina il 13 maggio 1972

Caroline Currò, nata a Messina l'8 marzo 1999

Francesco Pio Currò, nato a Messina il 4 ottobre 2002

Daniela Allia, nata a Messina il 19 giugno 1971

Simone Ferio, nato a Messina il 4 marzo 1985

Antonino Guerrini, nato a Messina il 30 settembre 1976

Davide Crisari, nato a Messina il 2 marzo 1997

Michael Soldino, nato a Milazzo il 30 aprile 1984

Francesco Pellegrino, nato a Messina il 24 agosto 2001

Giuseppe Basile, nato a Milazzo il 2 dicembre 1966

Ai domiciliari:

Alessio Coppolino, nato a Messina l'8 luglio 1989

Domenico Allia, nato a Messina il 21 agosto 1982

Giosuè Orlando, nato a Messina il 10 maggio 1992

Pietro Pappalardo, nato a Messina il 23 giugno 1987

Francesco Basile, nato a Milazzo il 20 gennaio 1980

Bartolo Mussillo, nato a Messina il 19 dicembre 1998

Massimiliano Peluso, nato a Messina il 9 maggio 1983

Alessandro Pandolfino, nato a Messina il 31 marzo 1979 (infermiere del Policlinico)

Giovanni Lombardo, nato a Messina l'11 giugno 1969 (infermiere del Policlinico)

Giuseppe Greco, nato a Messina il 2 aprile 1971 (infermiere Policlinico)

Antonino Andreacchio, nato a Messina il 14 maggio 1977 (operatore 118)

Fabio Venuti, nato a Messina il 6 ottobre 1979 (operatore 118)

Alessandro Coco, nato a Messina il 30 dicembre 1976 (infermiere Policlinico)