25 Febbraio 2024 Sport Cultura Spettacolo

TEATRO: UN GRANDE SUCCESSO ‘I CAMBI DI STAGIONE’ CON I DUE BRAVISSIMI ‘VEDOVI’ ALVEARIO E MARCHETTI

di Tonino Cafeo - Un vedovo avanti negli anni piange sulla tomba della moglie da poco scomparsa quando sopraggiunge un altro signore anziano, visibilmente impacciato, con un mazzo di fiori in mano, per rendere un commosso omaggio alla stessa donna.
Il pubblico del Teatro Vittorio Emanuele che ha assistito alla prima messinese di 'Cambi di Stagione', ultima fatica del regista Francesco Calogero, avrà sicuramente provato un dejà vu e pensato alla celeberrima scena iniziale di Amici miei atto II. Quella in cui Adolfo Celi al cimitero abborda Alessandro Haber - vedovo inconsolabile - e si finge l’amante della moglie facendogli uno scherzo crudele e divertentissimo al tempo stesso. L’analogia con la saga dei quattro amici toscani però finisce qui. Non c’è nulla di goliardico o di grottesco in 'Cambi di Stagione', il testo dello scrittore inglese Lionel Goldstein che la compagnia Nutrimenti Terrestri ha affidato alle cure di Calogero per farlo conoscere al pubblico italiano. L’atmosfera è quella mesta e insieme brillante di una commedia drammatica. La storia di due uomini a cui è stata la vita a giocare un tiro mancino. David, il vedovo, (Antonio Alveario) è un commerciante ebreo; Edoardo (Maurizio Marchetti), un commercialista in pensione “gentile”, ovvero non ebreo. Ogni cosa li divide: il primo è concreto e ostentatamente coi piedi per terra; il secondo, idealista e romantico. Nel giorno del funerale di Maria Flora, moglie di David, si incontrano per la prima volta e scoprono di avere in comune qualcosa o meglio qualcuno molto importante per entrambi. È Maria Flora stessa, di fatto, la terza protagonista del dramma. Nella lunga confessione che Edoardo fa a David, Flo, così la chiama lui, è l’amica del cuore, la confidente, una donna colta e interessata all’arte, alla politica, all’opera lirica. Il commerciante, esterrefatto e sempre più arrabbiato, scopre così che la sua Maria Flora, la donna di casa affidabile e tutto sommato ordinaria, aveva vissuto a sua insaputa una vita parallela, addirittura con un nome diverso, per tutta la durata del loro matrimonio, incontrando quattro volte l’anno - ai “cambi di stagione” del titolo - un altro uomo. Il commercialista che, si viene a sapere, era stato il primo compagno della donna.
Quello fra Eduardo e Flo sarebbe stato l’amore della vita se la famiglia della giovane donna – scampata allo stermino nazista - non si fosse opposta fermamente all’unione con un non ebreo per giunta con un cognome tedesco. Però Maria Flora decide che le ragioni del cuore e quelle della storia possono trovare una singolare conciliazione e si riserva una “stanza tutta per sé”, nell’amicizia rigorosamente platonica che continua a coltivare con Edoardo. Un rapporto fatto di confidenze, consigli sulle scelte più disparate, dal matrimonio di lui con Elena, alla ristrutturazione del bagno a casa di lei.
Queste rivelazioni non confortano David: non gli importa che fra Maria Flora ed Edoardo non ci sia mai stato sesso, nessuno è perfetto su questo terreno, ma si sente derubato di una parte importante e fino a quel momento ignota della propria vita. Un sentimento uguale e contrario a quello di Edoardo che li porta a scontrarsi duramente fino a quando, a un anno dal loro primo incontro, non si scopriranno accomunati dall’aver compreso che “nessuno infine ha la vita che aveva sognato”.
Cambi di Stagione, in originale, mr Halpern & mr Johnson, affronta in modo originale temi complessi: l’irruzione della storia nelle vicende intime e personali, il rapporto fra amore e convenzioni sociali, le diverse forme che l’amore può assumere per sopravvivere e sottrarsi al giudizio della società a volte riuscendoci e a volte fallendo; esercitando però, infine, sempre il proprio potere ri-generativo sulla vita delle persone.
Il testo nasce da una storia vera: il ricordo di un amore contrastato del commercialista di Goldstein, che l’autore ha tenuto per sé per molti anni, fino a quando, nel 1983, divenne la sceneggiatura di un film tv interpretato da Laurence Olivier e Jackie Gleason. Dieci anni dopo è stata la volta della prima versione teatrale mentre il testo
definitivo in inglese è del 2004.
Per questa versione italiana l’adattamento di Francesco Calogero è stato meticoloso e attento ai più piccoli dettagli: dai cognomi dei protagonisti- che sono quelli di famiglie ebraiche della penisola- alle pietanze mediterranee che Edoardo offre a David nei suoi tentativi di conciliazione con l’uomo.
Una regia sobria ha lasciato grande spazio alla bravura di Maurizio Marchetti e Antonio Alveario, veramente affiatati e abilissimi nei passaggi rapidi dall’ironia, al sarcasmo, all’espressione di un profondo dolore, che caratterizzano gli scambi di battute fra i protagonisti. Una menzione speciale meritano le scenografie di Mariella Bellantone e l’installazione videografica di Giovanni Bombaci. La prima fatta di pochi elementi che danno una connotazione precisa all’ambiente: il cippo di un cimitero ebraico, un tavolo e quattro sedie da picnic e, ad abbracciare il tutto, una grande vetrata liberty a simboleggiare la gabbia di vetro in cui si svolgono le vite dei protagonisti e le nostre. La seconda offre agli spettatori la visione concreta dello scorrere del tempo ma soprattutto il possibile happy end di una storia che sul piano della realtà rimane cupa ma che vede nei sogni e nelle speranze di una donna amata in modo diverso ma con la stessa intensità dai due uomini un a luce che illumina due vite ormai ingrigite e offre loro una nuova prospettiva.
Cambi di stagione resterà in scena a Messina fino a oggi, 25 febbraio, per spostarsi poi a Roma, presso il Teatro del Lido di Ostia, in attesa di nuove tappe di un tour che continuerà certamente ad avere il successo riscosso fino a oggi.