L’Unione degli Universitari di Messina chiede l’interruzione dell’accordo tra l’Università degli studi di Messina e la Hebrew University of Jerusalem
Nel maggio del 2021 l’Università degli Studi di Messina ha stipulato un accordo con la Hebrew University of Jerusalem per avviare iniziative didattiche e di ricerca in collaborazione congiunte (come pubblicato ieri in un articolo di Antonio Mazzeo in esclusiva su questo giornale). Tra le iniziative di cooperazione si trovano: interscambi di docenti, personale tecnico amministrativo, interscambi di informazioni e materiale di ricerca. La durata dell’accordo è di cinque anni, dunque ancora in vigore fino al 2026.
Alla luce dei recenti eventi che hanno visto lo Stato di Israele responsabile dell’attacco militare al territorio e alla popolazione palestinese, l'Unione degli Universitari di Messina chiede in una nota alla stampa, l’interruzione degli accordi con la Hebrew University of Jerusalem, tra l'altro, coinvolta nei programmi dell'apparato militare, industriale e finanziario di Israele.
L’impresentabile curriculum militare dell’università partner di Israele.
"Siamo venuti a conoscenza dell'inadeguatezza del curriculum militare dell'Università, che si vanta di sorgere su un'area occupata illegalmente, in cui sorgeva un villaggio palestinese, che venne distrutto.
Lo Stato di Israele sta attuando una vera e propria guerra, che è diventata un più grave fenomeno di genocidio, ai danni dei civili palestinesi.
I crimini di guerra commessi da Israele sono però al momento rimasti impuniti e anzi, è evidente come gran parte degli Stati occidentali non prenda seriamente posizione in merito alla questione, continuando a mantenere rapporti diplomatici, commerciali o di altra natura con Israele.
Riteniamo necessario che le Università, in quanto espressione e rappresentazione della cultura del Paese, si distanzino da uno Stato responsabile di efferati crimini di guerra a danno di innocenti civili.
Mantenere in vigore accordi con la Hebrew University of Jerusalem significa ignorare che si stimano 30.000 vittime in questa guerra scellerata, portata avanti dal Governo di Netanyahu".
"Ribadiamo ciò che abbiamo scritto anche nel nostro documento politico - è scritto sempre nel comunicato dell'Udu - , votato nel nostro Congresso, tenutosi a Febbraio, in merito alla questione palestinese: le istituzioni italiane e più in generale occidentali, dovrebbero promuove azioni di pace anziché incentivare la corsa al riarmo. Considerata la mancata disponibilità del Governo Netanyahu a ricercare una soluzione pacifica per porre fine al conflitto, è fondamentale che i Paesi dell’Unione Europea giochino un ruolo più incisivo per opporsi all’occupazione israeliana della Palestina e si impegnino per un reale il cessate il fuoco. Un cambiamento netto di prospettiva non può non coinvolgere le Università e gli ambienti di istruzione e formazione che, a nostro avviso, devono poter essere luoghi liberi, che promuovano la pace e la diplomazia come unico strumento di risoluzione dei conflitti".
"Sono già noti i casi di Università, come quella di Torino, che hanno deciso di non rinnovare collaborazioni scientifiche e didattiche con Israele, mentre altri Atenei, come il nostro, non hanno ancora agito e chiarito la propria posizione", continua la nota. "Il nostro comunicato - concludono i giovani universitari - ha lo scopo di sollecitare l’Amministrazione dell’Università degli Studi di Messina ad esprimersi sulla questione e a rispondere al nostro appello, che chiede un deciso distanziamento dalle istituzione israeliane, complici di crimini di guerra, crediamo sia oggi più che mai necessario il riconoscimento del genocidio in corso nel territorio palestinese e una presa di consapevolezza da parte delle Istituzioni italiane, e della comunità accademica. Non possiamo rimanere indifferenti".