I DETTAGLI – LA PIAZZA DI SPACCIO IN CASA D’AMORE (AGLI ARRESTI DOMICILIARI), IL RUOLO DEGLI INDAGATI
All’alba di oggi, i Carabinieri della Compagnia di Milazzo hanno eseguito un’ordinanza di applicazione della misura cautelare, emessa dal GIP del Tribunale di Messina, su richiesta della Procura, nei confronti di 12 persone, di cui 11 destinatarie della custodia in carcere ed 1 agli arresti domiciliari, in ordine ai reati, a vario titolo, di “associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti” e “detenzione e spaccio di stupefacenti”.
L’operazione, a cui hanno partecipato complessivamente 50 militari dell’Arma, è il risultato degli esiti di un’indagine condotta dai Carabinieri della Compagnia di Milazzo e coordinata dalla D.D.A. della Procura della Repubblica di Messina, da cui sarebbe emersa l’operatività di un sodalizio criminale, dedito allo smercio, a Torregrotta, di cocaina, crack, hashish e marijuana in favore di acquirenti della zona o provenienti da Milazzo e altri comuni del mamertino, nonché da Messina e Barcellona Pozzo di Gotto.
TUTTI I NOMI DELLE 12 PERSONE DESTINATARIE DELLE MISURE CAUTELARI.
In carcere
Concetta Andaloro, 27 dicembre 1950, Valdina
Salvatore D’Amore, 4 agosto 1970, Milazzo
Giuseppe Di Blasi, 22 agosto 1989, Messina
Roberto Duchino, 4 ottobre 1978, Messina
Filippo Iannelli, 27 luglio 1983, Messina
Concetta Maestrale, 19 febbraio 1975, Messina
Salvatore Minutoli, 1 ottobre 1983, Messina
Antonino Papale, 13 febbraio 1982, Messina
Maurizio Papale, 28 gennaio 1969, Messina
Roberto Papale, 17 novembre 1980, Messina
Francesco Spadaro, 23 settembre 1976, Messina
Arresti domiciliari
Damiano Rizzo, 8 agosto 1996, Messina
Dall’attività investigativa, avviata dai Carabinieri anche grazie alle segnalazioni ricevute da alcuni cittadini, è emerso che gli indagati avrebbero avviato un’intensa attività di spaccio, in modo sistematico attraverso la suddivisione in ruoli. Infatti, è stata documentata la condotta di due persone, Antonino e Maurizio Papale, capi promotori e organizzatori del gruppo criminale, operanti a Messina, che, tramite una fitta rete di corrieri e staffette, avrebbero rifornito della droga i sodali presenti a Torregrotta, per lo spaccio al dettaglio. In particolare, è stata individuata la base operativa del sodalizio, consistente nell’appartamento di un indagato, Salvatore D'Amore, il quale, nonostante si trovasse agli arresti domiciliari, avrebbe gestito a Torregrotta lo smercio al minuto della droga in modo incessante e quotidiano, avvalendosi anche dell’abitazione della madre, Concetta Andaloro, anche lei destinataria della misura cautelare, per l’occultamento delle sostanze e la custodia del denaro provento dell’attività illecita, che poi sarebbe stato suddiviso tra i sodali. Nella maggior parte dei casi, le dosi sarebbero state consegnate all’interno del suo domicilio, in altri, invece, lanciate direttamente dalle finestre dell’appartamento e ricevute “al volo” dagli acquirenti, con movimenti rapidi per evitare i controlli delle Forze dell’Ordine. Nel corso dell’indagine, sono stati individuati anche i diversi metodi con cui l’organizzazione avrebbe cercato di eludere i controlli dei Carabinieri, tra cui l’espediente, utilizzato dai corrieri, consistente nell’occultare la droga sotto l’imbottitura dei caschi.
Nel corso dell’attività investigativa, i Carabinieri hanno arrestato in flagranza di reato quattro indagati per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacente, poi destinatari della misura cautelare. L’indagine ha consentito, inoltre, di identificare numerosi assuntori di droghe, segnalati alla Prefettura per possesso di stupefacenti per uso personale, nonché di sequestrare complessivamente, nei vari servizi svolti, oltre 600 grammi di stupefacenti, tra cocaina, crack, hashish e marijuana.
L'attività di intercettazione ha consentito di individuare i fornitori stabili, i corrieri e gli altri 'collaboratori' fidati, delineandosi così la sussistenza di un'associazione strutturata per il traffico di sostanze stupefacenti, con un giro di affari di circa 20mila euro mensili derivato dal consistente numero di acquirenti che giornalmente si recavano nell'abitazione di D'Amore per acquistare droga.
I rifornimenti erano per quantitativi non eccessivi di stupefacente (non superiori a 200 grammi di cocaina e crack).
L'ORGANIGRAMMA.
Salvatore D'Amore, membro chiave dell'organizzazione e responsabile dello spaccio a Torregrotta, secondo l'accusa, si riforniva di droga da Antonio e Maurizio Papale, capi e organizzatori.
Giuseppe di Blasi, Roberto Duchino, Filippo Iannelli, Salvatore Minutoli e Francesco Spadaro, secondo la procura, trasportavano e facevano da collegamento tra la casa di D'Amore di Torregrotta e i fornitori di Messina, i Papale. Erano i corrieri che "consegnavano la droga a D'Amore e ritiravano i proventi da consegnare ai Papale e quindi dividere".
La madre di D'Amore, Concetta Andaloro, avrebbe custodito la droga e il denaro, aiutando il figlio a ritirare i contanti e fungendo da palo durante le attività illecite, ritirando personalmente il denaro che veniva lasciato anche nel parabrezza dell'auto del padre di D'Amore, dando indicazioni direttamente ai Papale e ai fornitori sulle precauzioni da prendere nelle operazioni di rifornimento.
Concetta Maestrale avrebbe consegnato la droga agli acquirenti e trasportato il 'carico' da Messina a Torregrotta.
Francesca Alacqua, che non ha subito misure cautelari, è indagata per aver intestato a se stessa alcune Sim dedicate e cioè utilizzate a D'Amore e dal Papale per comunicare tra loro.
Gli indagati avrebbero utilizzato un linguaggio criptico e con segnali, come bussare tre volte al citofono, indicati da D'Amore ai clienti che si recavano nella sua abitazione per acquistare lo stupefacente.