No Ponte, i movimenti siciliani e calabresi riuniti a Messina
La protesta contro il ponte dello Stretto torna in piazza nel centro di Messina. Ai siciliani si sono uniti i pullman arrivati dalla Calabria. C'è persino una frangia dei No-Tav sbarcata nell'isola che vorrebbe ricollegare la rivolta dal Piemonte alla Sicilia. Sono alcune migliaia di persone che sfilano sul lungomare.
Lo slogan storico "Vogliamo l'acqua dal rubinetto e non il ponte sullo Stretto" è nato vent'anni fa, ma quest'anno l'emergenza idrica è colossale. Eppure, accusano gli attivisti, vengono destinati circa 14 miliardi al ponte e solo 20 milioni di euro per affrontare l'emergenza siccità, anche se la Sicilia boccheggia.
Le emergenze a Messina
In alcuni quartieri di Messina in particolare esce l'acqua potabile dai rubinetti a giorni alterni. La rete di distribuzione non ha alcuna manutenzione dagli anni '80 e la città si è molto ampliata negli ultimi quarant'anni. Una rete insufficiente e colabrodo, con una dispersione di acqua in tutta l'isola che raggiunge il 70 per cento. A quest'emergenza si aggiunge una rete stradale antiquata, una rete ferroviaria elettrificata a metà e per lo più a binario unico. Tratti interi ferroviari sono stati soppressi. E poi gli incendi. L'anno scorso devastarono l'isola, ma i finanziamenti per contrastarli sono ancora scarsi, accusano i manifestanti.
La protesta No Ponte
Il movimento di protesta contro il collegamento stabile tra Calabria e Sicilia si schiera contro quello che definisce il "sistema Ponte". Un meccanismo nato con l'associazione Stretto di Messina S.p.A., che il movimento No Ponte vorrebbe chiusa, che utilizza ingenti fondi da circa vent'anni solo per produrre la progettazione di un'opera che poi non si fa.
È come se il cantiere esistesse già, dicono i rappresentanti del No Ponte. Il cantiere vero doveva essere già aperto, secondo quanto annunciato dal ministro Salvini. Ma non è così.
L'elenco dei terreni da espropriare è pronto. Il decreto infrastrutture consente di cantierizzare il progetto esecutivo per fasi senza attendere che sia pronto per tutta l'opera. C'è anche un disegno di legge sulla sicurezza che preoccupa il movimento No Ponte. Prevede un aumento delle pene per chi si oppone alla realizzazione delle grandi infrastrutture. Se fosse vigente, queste manifestazioni di dissenso sarebbero ai confini della legge.
Ciucci: «Legittimo manifestare, ma l’opera valorizzerà il territorio».
«Qualsiasi manifestazione pacifica è legittima, perché esternare le proprie opinioni non è mai sbagliato e la Stretto di Messina è sempre aperta al dialogo e all’ascolto». Lo dice Pietro Ciucci, amministratore delegato della società Stretto di Messina commentando la manifestazione contro la realizzazione del ponte sullo Stretto questa sera a Messina. «Il ponte è un’opera del territorio e per il territorio - aggiunge - che porterà con sé anche una metroferrovia con tre fermate metropolitane e il prolungamento della tangenziale autostradale di Messina fino a Ganzirri, con due nuovi svincoli a Sant'Agata e Granatari. Apparterrà alla popolazione che vive sulle due sponde dello Stretto. E apparterrà anche a coloro che, oggi, sono scesi in piazza».
«Le lunghe code agli imbarchi di Villa San Giovanni, registrate in questo sabato di esodo da bollino nero, dimostrano a tutti l’importanza di avere un collegamento continuo tra le due coste, aperto 365 giorni l’anno, 24 ore al giorno. È evidente l’incidenza che l’opera avrebbe sulla riduzione dei tempi e dei costi del trasporto - prosegue - L’opera 'Pontè creerà un polo scientifico in sinergia con le università locali e consentirà di attivare una seria formazione professionale per i profili lavorativi richiesti. Rispetto al delicato tema dei pur necessari espropri, sono state attivate procedure che vanno ben oltre quanto previsto dalla legge, andando incontro alle persone in ogni modo consentito. È stata presa ogni possibile accortezza al fine di ridurre al massimo, ma l’obiettivo è azzerarli, i disagi durante i lavori, incluso il fabbisogno di acqua. Per quanto riguarda l’approvvigionamento idrico i cantieri saranno del tutto autosufficienti, senza gravare in alcun modo sulle risorse a disposizione della cittadinanza».
Ciucci spiega che «Stretto di Messina, con il Contraente Generale, ha studiato diversi sistemi di approvvigionamento: realizzazione di pozzi, dissalatori, riuso di acque industriali. La soluzione adottata sarà ovviamente concordata con le autorità e consentirà non solo di coprire efficacemente il fabbisogno dei cantieri, ma anche di garantire un surplus idrico a beneficio della collettività. Le opere realizzate, a fine lavori, saranno patrimonio del territorio». «E' quanto meno curioso che il giorno della manifestazione sia stato fissato in un sabato di bollino nero, con Villa San Giovanni soffocata da file interminabili di autovetture che in alcuni momenti sono giunte fino all’autostrada» conclude.