20 Novembre 2024 Giudiziaria

Duplice omicidio a Messina, chiesta la condanna all’ergastolo

foto Edg -

Ergastolo. È questa la richiesta della Procura avanzata a giudici e giurati in corte d’assise per il 39enne Claudio Costantino, accusato di aver ucciso con una pistola 9x21 mai ritrovata il 2 gennaio del 2022, nei pressi di casa sua, in via Morabito, a Camaro San Luigi, due persone: il 31enne Giovanni Portogallo e dopo qualche giorno, in ospedale, anche il 35enne Giuseppe Cannavò, rimasto gravemente ferito. La requisitoria dei pm Marco Accolla e Roberto Conte è durata oltre un’ora per ricostruire quello che secondo l’accusa fu un duplice omicidio premeditato, per l'aggravante che è stata contestata un paio di udienze addietro.

Costantino ha sempre raccontato invece una sua versione dei fatti: “Cannavò e Portogallo si presentarono armati tutti e due e piombarono dentro casa mia, mi sono nascosto in uno sgabuzzino ed hanno cominciato a sparare, poi sono riuscito ad afferrare una loro pistola e ho reagito”.

Ed è questo il punto controverso dell’intero processo: se Costantino li stesse aspettando e si era preparato oppure se riuscì a reagire ad una spedizione punitiva, forse per fatti di droga, organizzata dalle due vittime. L’accusa è convinta del primo scenario: fu Costantino a dare appuntamento ai due a casa sua, e li aspettava solo. E delinea pure un movente, ma su questo non ha certezze, che potrebbe essere per fatti legati al mondo dei traffici di droga.

Già un anno fa, a dicembre del 2023, quando sembrava già scritto l’epilogo del processo, la corte presieduta dal giudice Massimiliano Micali con una lunga ordinanza delineata sulla scia dall’art. 507 c.p.p. “riaprì” completamente lo scenario del duplice omicidio, e ordinò tra l’altro una nuova perizia balistica e una nuova consulenza medico-legale sulle vittime.

«Si tratta di un duplice omicidio che matura in un ambito criminale - ha detto tra l’altro ieri mattina il pm Accolla durante il suo intervento -, probabilmente nell’ambito del traffico di stupefacenti... c’era un’organizzazione criminale capeggiata da Costantino (per questi fatti l’uomo ha subito una condanna a 20 anni in primo grado a settembre, n.d.r.)... su questa vicenda c’è stato poi un muro di silenzio, come se nulla fosse successo... il teste Mussillo, che sa tutto di questo omicidio e non dice nulla... forse alla base una partita di droga andata perduta e non pagata... Costantino prima ha sparato da dentro casa e poi ha sparato da fuori...».

Secondo il pm poi «... è chiaramente un omicidio premeditato, e il fatto che non sia stato accertato il movente non è ostativo alla contestazione dell’aggravante», oppure «... l’insussistenza della legittima difesa va da se», e ancora «... non c’è nessuna traccia di Portogallo all’interno della casa di Costantino, le uniche tracce sono accanto al motorino... l’appuntamento è un tranello organizzato da Costantino che non lascia scampo ai due...».

Alla richiesta del carcere a vita formulata dal pm Accolla si sono associate nei loro interventi successivi le legali di parte civile per i familiari delle due vittime, le avvocate Cinzia Panebianco («le prove iniziali hanno retto al dibattimento... le affermazioni della difesa sono illogiche e incompatibili con la realtà storica con cui ci siamo confrontati... furono 4 i colpi sparati alla spalle a Giovanni Portogallo... insana voglia di uccidere dell’imputato... a sparare è stato solo Costantino, anche quando stavano scappando...») e Angela Martelli («... Costantino non ha fatto nemmeno scendere Portogallo dal motorino... il Cannavò aveva frammenti di vetro nel suo giubbotto, cosa ha fatto prima di uscire ha chiuso “gentilmente” la porta?»).

Poi, nel pomeriggio, sono iniziate le arringhe difensive dei legali di Costantino, il prof. Carlo Taormina e l’avvocato Filippo Pagano. Ha iniziato, e ha discusso per oltre quattro ore, il prof. Taormina. Poi il 3 dicembre chiuderà il cerchio l’altro difensore, l’avvocato Pagano. E all’udienza, già fissata, dell’11 dicembre, molto probabilmente giudici e giurati si ritireranno in camera di consiglio per decidere la sentenza.

Lunga e articolata l’arringa del prof. Taormina, il quale ha chiesto di poter anticipare la propria discussione, inizialmente fissata per il 3 dicembre. Ed è proprio dalle battute finali dei pm che il legale ha iniziato il suo intervento. Ha esordito affermando che se Costantino non avesse sparato e fosse stato ucciso, nel processo a carico di Portogallo e Cannavò certamente la Procura avrebbe dovuto contestare l’aggravante della premeditazione e, certamente, la corte avrebbe dovuto riconoscerla in sentenza. Per dimostrare questo assunto, l’avvocato Taormina ha mostrato alcuni frames estratti dal video che ha immortalato i due, insieme a Mussillo, (ha parlato di «commando») il giorno 1° gennaio 2022, di pomeriggio, fare tre irruzioni fuori dall’abitazione di Costantino. Tutto ciò per dimostrare che non può ritenersi certamente sussistente l’aggravante della premeditazione a carico di Costantino.

L’avvocato si è quindi soffermato sulle «lacune» che hanno caratterizzato le indagini, con contaminazione della scena criminis (che il legale ha letteralmente definito «devastata»). Contaminazione che ha comportato l’impossibilità di una ricostruzione dell’azione criminosa che viene contestata al suo assistito. Il prof. Taormina ha poi ripercorso le fasi salienti delle indagini e delle acquisizioni probatorie dibattimentali, con particolare riferimento alle tracce ematiche rinvenute nell’abitazione di Costantino, ai reperti balistici, ai fori sui vetri.

Il tutto per dimostrare che, «nel susseguirsi degli accadimenti, l’imputato ha agito in stato di “legittima difesa domiciliare”, avendo agito per respingere l’intrusione nella sua abitazione».

Infatti, ha concluso il legale, «plurimi elementi incontestati di prova generica dimostrano che il Costantino si trovasse nella propria abitazione allorquando i due fecero irruzione per cercare di ucciderlo, portando a compimento i tentativi posti in essere nei giorni precedenti».

Dopo il fatto fuggì in Calabria

Si concluse il 9 aprile del 2022, con l’arresto a Rosarno, in provincia di Reggio Calabria, la latitanza di Claudio Costantino. Subito dopo la sparatoria infatti il 39enne fuggì e fece perdere le proprie tracce. Fu catturato dopo ottantotto giorni di latitanza. Decine di carabinieri e poliziotti che erano sulle sue tracce ormai da tempo lo sorpresero all’alba, in una casa di campagna. Fonte: Gds