
TUTTI I DETTAGLI E LE ACCUSE – PRIMA UDIENZA IL 16 APRILE: LE OPERAZIONI DEL GRUPPO GIORDANO NELLA BCP, RINVIO A GIUDIZIO PER GIORDANO, DENARO, LATELLA E PAPPALARDO. L’AVV. DINO ARRIGO ESCE DALL’INDAGINE, REATO PRESCRITTO
Di Edg - Si aprirà il prossimo 16 aprile davanti al Tribunale collegiale il processo di primo grado sull’Operazione Gianos, nato dagli accertamenti della Guardia di Finanza sulle operazioni societarie e contabili effettuate da alcuni dei grossi azionisti iniziali e i garanti dei conti.
Era la mattina del 24 novembre del 2020 quando scattò la maxi perquisizione ("Inchiesta Gianos") che la Guardia di Finanza su delega della Procura effettuò nel palazzo situato in pieno centro dove allora aveva sede la Banca di Credito Peloritano (stampalibera.it fu il primo a darne notizia). Soprattutto per guardare tra i conti e le operazioni di uno dei suoi soci eccellenti dell’epoca, l’imprenditore Antonino Giordano (in foto), che già in passato era finito nei guai per altre inchieste giudiziarie.
Quella perquisizione portò all’iscrizione nel registro degli indagati di 17 professionisti tra gli ex vertici dell’istituto di credito, imprenditori e professionisti, e si svilupparono più filoni investigativi, alcuni dei quali a quanto pare si sono conclusi poi con l’archiviazione.
E a distanza di oltre quattro anni da quel blitz, e con in mezzo il patteggiamento della Banca di Credito Peloritano come persona giuridica (300mila euro la pena pecuniaria), che quindi è “uscita” definitivamente dalle indagini, c’è da registrate la decisione della gip Claudia Misale dopo la richiesta di rinvio a giudizio formulata a fine novembre dal sostituto procuratore Giuseppe Adornato (ieri davanti al gup è stata reiterata dalla pm Annamaria Arena). Richieste che riguardavano in tutto nove persone imputate tra imprenditori, bancari professionisti e presunti prestanome, le classiche “teste di legno”.
Si tratta dell’ imprenditore Antonino Giordano; di quattro prestanome di Giordano per le varie operazioni societarie, ovvero Mario Arena, Andrea Caristi, Sergio Gentilepatti e Roberto Rodilosso; dell’organizzatore legale del GF TRUST di Malta, Placido Arrigo; dell’amministratore della GDH Srl Giuseppe Denaro; e infine dei funzionari di banca, che all’epoca erano in servizio alla BCP, Giuseppe Latella e Oscar Pappalardo, il primo nella qualità di direttore pro-tempore della filiale di Messina e il secondo come responsabile interno della funzione antiriciclaggio.
LA DECISIONE DELLA GUP MISALE.
Nel dettaglio la gup Misale ha dichiarato la prescrizione per un solo capo d’imputazione (capo “A”), quella relativo alla creazione del trust a Malta che ipotizzava l’evasione fiscale, di cui rispondevano Giordano e Arrigo. Quest'ultimo è l’unico che beneficiando della prescrizione per l’unico capo d’imputazione di cui rispondeva “esce” dal processo.
Mentre per tutti gli altri reati ipotizzati e per tutti gli altri imputati, la gup Misale ha disposto il rinvio a giudizio, fissando l’inizio del processo davanti al tribunale collegiale per il prossimo 16 aprile.
I nove imputati sono assistiti in questa fase dagli avvocati Isabella Barone, Marco Franco, Salvatore Silvestro, Alberto Gullino, Pierfranco De Luca Manaò, Elena Montalbano, Fabrizio Gemelli e Nicola Giacobbe.
Sono rimasti in piedi in questa vicenda essenzialmente i reati di riciclaggio, elusione delle misure di prevenzione, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita. Al centro di questa indagine della Guardia di finanza ci sono in pratica le operazioni economico-finanziarie per milioni di euro che l’imprenditore Giordano secondo l'accusa avrebbe compiuto, anche con le sue entrature dell’epoca nell’istituto di credito, per mettere in atto una strategia ben precisa: da un lato affidare ad alcune sue “teste di legno” la titolarità formale di alcune aziende, che secondo l'accusa continuava a gestire in maniera occulta in prima persona, e dall’altro occultare una parte ingente dei capitali della sua holding ed evadere le tasse in Italia, anche con la creazione di un trust a Malta.
LE ACCUSE CONTRO L'IMPRENDITORE NINO GIORDANO E I PRESUNTI PRESTANOME: ARENA, CARISTI, GENTILEPATTI E RODILOSSO
Antonino Giordano, 56 anni, nella qualità di amministratore di fatto ed effettivo titolare delle quote delle società riconducibili al cosiddetto 'Gruppo Giordano' in quanto controllate o collegate, tra le quali: Società controllate dalla Holding GIOMA Spa, riconducibile ad Antonino Giordano, Risanamento Messina srl, quote del 100%, Impregica srl, quote del 100%, Nuovo Parnaso srl, quota del 95,36%, Duomo srl, quote al 92,3, Bocugi srl, quote del 50%, Edifica srl, quote del 100%, Meridional Service srl, quote del 100%, Alpi srl, quote del 100%, Gioma Facility Management srl, quote del 100%, Procoge srl, quote del 100%, Grande distribuzione Russo & C srl, quote del 95%, Ponti srl, quote del 50%, Aeolian Boat Service srl, quote del 95%, Banca di Credito Peloritano spa, quote del 5,20%. Società controllate dalla Holding Gioim spa, riconducibili ad Antonino Giordano: WIKIFLY spa, quote al 90%, BLUE DREAM srl, quote al 98%, TEKNOGEST srl, quote al 50%, SANFILIPPO IMMOBILIARE srl, quote al 33,33%, AEOLIAN BOAT SERVICE, quote al 5%, GIOMA spa, quote all'1%, avrebbe compiuto "al fine di sottrarsi al pagamento delle imposte sui redditi e sul valore aggiunto - è scritto nella richiesta di rinvio a giudizio - relativamente a se stesso ed alle società di cui era amministratore di fatto, debito tributario ingente, superiore a 200mila euro ed almeno pari a 4.893.895,00 euro relativamente alla sola MERIDIONAL SERVICE SRL ed 17.598.170,00 euro con riguardo alla sola PROCOGE srl, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso e nell'ambito di una complessiva ed imponente operazione economica in frode del fisco, atti fraudolenti sui beni propri e delle società a lui riconducibili, idonei a rendere in tutto o in parte inefficaci le procedure di riscossione coattiva dei debiti tributari, e segnatamente: provvedeva all'istituzione del 'TRUST' denominato 'GF TRUST' con sede a Malta, al quale trasferiva il 60% delle azioni della holding GIOMA spa, nonché il 92, 3% delle quote di DUOMO srl, conferendo in esso, tra il 2013 e il 2015, beni e valori per complessivi 14.247.815,80 euro. Inoltre - è sempre scritto nella richiesta di rinvio a giudizio siglato dal magistrato Giuseppe Adornato - trasferiva fittiziamente alla GDH srl il 100% delle quote della SARS - Alberghi e Ritrovi siciliani, proprietaria della struttura immobiliare turistica denominata Hotel Europa, dal valore stimato pari ad 5.514,480,00, finanziando, a mezzo di fondi provenienti dalla GIOMA Spa, l'acquisto delle suddette quote".
"Concorrendo Dino Arrigo (che, ripetiamo, per la prescrizione dell'unico capo d'imputazione, esce dal processo, ndr) "in qualità di organizzatore e "protector" del GF TRUST". "Profitto del reato consistente nella sottrazione di garanzie patrimoniali per un valore complessivo pari a 19.762.298,80 euro".
Giordano è accusato anche di bancarotta fraudolenta in qualità di amministratore di fatto della Procoge srl, "segnatamente effettuando, tra l'altro, una distrazione di somme di 769.900,00 euro a mezzo bonifico con causale fittizia a favore della holding GIO.IM srl sempre riconducibile al medesimo Giordano, impiegava, sostituiva o comunque trasferiva la suddetta somma" effettuando diverse operazioni contestate.
Giordano avrebbe inoltre attribuito fittiziamente ad Andrea Caristi e a Mario Arena (essendo stato imputato in più procedimenti per reati tributari e in materia di bancarotta fraudolenta ed essendo soggetto all'irrigazione di misure di prevenzione anche patrimoniali), la titolarità delle quote della CONTEXT HR srl (utilizzata per la gestione delle attività alberghiere), in realtà riconducibili a Giordano, "come risultava dalla procura speciale a disporne ed eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali e comunque di agevolare la commissione dei delitti di riciclaggio".
Giordano, avrebbe poi, dopo aver costituito la GHR srl, utilizzata per la gestione delle attività alberghiere Hotel Europa e Hotel La Sciara, secondo l'accusa, "attribuiva fittiziamente a Sergio Gentilepatti e a Roberto Rodilosso la titolarità delle relative quote, in realtà riconducibili a Giordano, attribuzione finalizzata ad eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali e comunque di agevolare la commissione dei delitti di riciclaggio".
DI COSA E' ACCUSATO L'IMPRENDITORE GIUSEPPE DENARO
Dalla richiesta di rinvio a giudizio firmata dal sostituto procuratore Giuseppe Adornato:
"(Giuseppe Denaro) ...nella qualità di amministratore della GDH srl, società riconducibile ad Antonino Giordano, essendo stato da quest'ultimo commesso il delitto di bancarotta fraudolenta quale amministratore di fatto della Proroghe srl, segnatamente effettuando, tra l'altro, una distrazione di somme per l'importo di 769.900,00 euro a mezzo di un bonifico con causale fittizia a favore della holding GIO.IM srl, sempre riconducibile a GIORDANO, impiegava, sostituiva o comunque trasferiva la suddetta somma effettuando le seguenti operazioni:
riceveva da GIOMA spa un bonifico di 120mila euro a valore sul conto corrente 247 della BCP, con causale "acconto acquisto quote sociali".
utilizzava i fondi per l'acquisto delle quote della SARS ALBERGHI E RITROVI SICILIANI, proprietaria della struttura alberghiera "Hotel Europa", operando in modo da ostacolare concretamente l'identificazione della provenienza delittuosa delle somme, atteso che le indicate operazioni mergevano soltanto a seguito dei controlli della Banca d'Italia in sede ispettiva presso la Banca di Credito Peloritano di Messina".
LE ACCUSE CONTRO OSCAR PAPPALARDO E GIUSEPPE LATELLA.
Per l'accusa, Pappalardo e Latella, in concorso tra loro (e con il fondatore e direttore generale BCP, poi deceduto), "avrebbero, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, in qualità, Pappalardo, di responsabile della funzione antiriciclaggio detta AML, e il Latella nella qualità di direttore pro-tempore della filiale di Messina della Banca di Credito Peloritano Spa, avendo l'obbligo di provvedere ai controlli antiriciclaggio quali esatta profilatura del cliente, individuazione ed invio di segnalazioni di operazioni sospette e rilevazioni di indici di anomalia, omettendo totalmente gli stessi, nonché provvedendo direttamente alla rimozione dei blocchi operativi disposti in automatico dai sistemi informatici previsti dalle normative di controllo della Banca d'Italia, fuori dai casi di concorso nel reato, dopo che erano stati commessi da Nino Giordano, titolare formale e/o di fatto nonché amministratore di numerose società appartenenti al c.d. "Gruppo Giordano", i seguenti delitti:
"Consentivano il trasferimento di denaro proveniente dai predetti reati tra più società del "Gruppo Giordano", in modo tale da ostacolare l'identificazione della provenienza delittuosa (distrazione dalla massa attiva fallimentare e risparmio d'imposta di rilevanza penale) del predetto denaro, segnatamente omettendo di segnalare quali operazioni sospette ingenti movimentazioni di denaro tra società e altre operazioni di movimentazioni-fondi all'evidenza prive di valida giustificazione economica, in particolare ponendo in essere condotte del tipo di quelle che seguono: "emissioni di assegni circolari per decine di migliaia di euro da un conto, con successivo riaccredito a stretto giro su quello stesso conto, quali l'avvenuta emissione assegni per 125mila euro dal conto Meridional Service in favore di Gioia spa, poi riaccreditati su conto Meridional dopo un tentativo di pignoramento infruttuoso perché il conto era stato temporaneamente svuotato; Omettevano di segnalare il movimento di denaro dalla GIOMA spa (interamente riconducibile a Giordano), la quale effettuava trasferimenti pari almeno a 220mila euro alla GDH srl (unipersonale di Giuseppe Denaro, con quote acquistate interamente con fondi provenienti da GIOMA spa e pertanto a quest'ultima riconducibili) per acquistare quote di Società Alberghi e Ritrovi Siciliani (SARS) srl e poi ritrasferire alla GIOMA spa (società finanziatrice), in relazione ad operazione commerciale supportata da una sola scrittura privata non registrata e senza che le quote della SARS srl venissero poi trasferite a GIOMA spa".
Secondo l'accusa, infine, "omettevano di segnalare il seguente trasferimento di denaro: GIOMA spa (Giordano), trasferiva con causale generica 77mila euro a COMMERCIALE SVILUPPO ROMETTA srl; quest'ultima ritrasferiva la medesima somma a Giuseppe Denaro (persona fisica) e questi a sua volta li inviava a NUOVO PARNASO SRL, restituendoli di fatto alla disponibilità di Antonino Giordano, essendo le operazioni tutte effettuate a mezzo della Banca di Credito Peloritano". Inoltre, sempre secondo la Procura, "predisponevano schede Anti Money Laundering con controlli antiriciclaggio superficiali o addirittura ideologicamente falsi" (sino al 18-12-2019).