6 Luglio 2025 Politica e Sindacato

Aut aut di Schifani ai meloniani. Via Elvira Amata dalla giunta o farà lui

“Qua nessuno parla più con nessuno”. Poche parole sussurrate dal ventre di Fratelli d’Italia in Sicilia restituiscono il clima che sta vivendo il partito in queste ore: disorientamento, preoccupazione e reciproche diffidenze. Non fosse altro per tutti gli omissis che i magistrati hanno lasciato nelle carte delle inchieste che hanno travolto due pesi massimi di FdI: il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno e l’assessora al Turismo Elvira Amata, accusati di corruzione e (solo per Galvagno) di peculato.

Dietro quei nomi celati dai pm ci sarebbero altri politici su cui si continua a indagare. E tra ipotesi e dubbi, aumenta la diffidenza. Gli stessi documenti da giorni sono anche in possesso dei vertici del partito nazionale. «Stiamo leggendo con attenzione per capire l’entità delle cose, poi procederemo di conseguenza. Niente è deciso e niente è escluso in questo momento», spiega una fonte autorevole. Dentro questo ventaglio di opzioni sembra farsi strada la possibilità delle dimissioni di Amata, ma ci sarebbe persino la rinuncia di Fratelli d’Italia all’assessorato regionale al Turismo, ricoperto ininterrottamente dal partito di Meloni da due legislature. Anche perché a chiederlo espressamente sarebbe stato lo stesso presidente della Regione Renato Schifani, letteralmente infuriato per avere appreso dell’indagine solo quando è esplosa mediaticamente, mentre i diretti interessati — Amata e Galvagno — ne sarebbero stati a conoscenza già da mesi. Il governatore ci ha pensato in questi giorni e alla fine ha deciso di chiedere a Fratelli d’Italia l’indicazione di un nome alternativo alla Amata, minacciando in caso contrario di risolvere il problema in autonomia, magari lasciando l’assessorato al Turismo a un altro pezzo della maggioranza. Ma il problema potrebbe essere risolto con la nomina di un assessore sempre di FdI ma dell’area di Carolina Varchi.Terminata la ricognizione delle carte dell’inchiesta, portata avanti con «approccio rigoroso», se ne parlerà. Senza paletti. Anche perché, se qualcuno dentro la coalizione di maggioranza definisce «umiliante» l’ipotesi che Fratelli d’Italia faccia un passo indietro, sono proprio i vertici del partito a ribaltare il tavolo.

«Ci sentiamo più umiliati a leggere certe pratiche e certi passaggi dell’inchiesta», chiosa la nostra fonte.

A testimonianza di una irritazione crescente nel vedere accostato il partito che spesso si richiama a Paolo Borsellino a situazioni di «sospetta disonestà». D’altronde — ragiona qualcuno dentro il gruppo meloniano in Sicilia — il fatto che in questo momento il partito sull’isola sia guidato da un commissario inviato da Roma, Luca Sbardella, rappresenta una fortuna o una sfortuna. A seconda dei punti di vista. «Con una guida politica siciliana — riflette un esponente di FdI — magari alcuni panni si sarebbero potuti lavare in casa. Così è impossibile, ma è anche garanzia che si andrà fino in fondo».