14 Luglio 2025 Giudiziaria

La gip Graziella Luparello dà ragione all’avvocato Fabio Repici: Stragi del 1992, stop all’archiviazione dopo il ritrovamento del verbale di Borsellino sul pentito della pista nera

Di Giuseppe Pipitone - Colpo di scena a Caltanissetta: la giudice Graziella Luparello ha interrotto la camera di consiglio sull’archiviazione dell’inchiesta sulle stragi del 1992. A chiedere di chiudere l’indagine era stata la procura nissena, che da ormai trentatrè anni indaga sulle bombe di Capaci e di via d’Amelio. La gip, però, ha accolto l’istanza dell’avvocato Fabio Repici, legale di Salvatore Borsellino, che il 25 giugno scorso aveva prodotto nuovi documenti relativi a Paolo Borsellino. Si tratta di un verbale relativo a una riunione tenuta a Palermo il 15 giugno 1992, dunque dopo la morte di Giovanni Falcone.

A quell’incontro presero parte l’allora procuratore capo del capoluogo siciliano Pietro Giammanco, gli aggiunti Vittorio Aliquo’ e Borsellino, i sostituti Vittorio Teresi e Pietro Vaccara, quest’ultimo pm di Caltanissetta, impegnato nelle indagini sulla strage di Capaci all’epoca dei fatti. Dal verbale scoperto da Repici emerge che i magistrati si scambiarono informazioni riguardanti la strage del 23 maggio 1992 e altre informazioni sulle intercettazioni telefoniche e ambientali disposte nei confronti di Alberto Lo Cicero, all’epoca confidente e poi collaboratore di giustizia: fu il primo a raccontare della presenza in Sicilia di Stefano Delle Chiaie nei giorni della bomba di Capaci.

“È davvero incredibile: esiste prova documentale che il dr. Paolo Borsellino fosse intervenuto in modo perentorio sull’avvio della collaborazione con la giustizia di Alberto Lo Cicero, imponendo addirittura che il dichiarante avrebbe dovuto riferire nella prima fase esclusivamente alla Procura della Repubblica di Palermo. Ecco perché fino alla mattina del 19 luglio 1992 Paolo Borsellino rimase in attesa della delega del Procuratore Giammanco a occuparsi degli affari criminali della città di Palermo. Sarebbe stata necessaria per la raccolta da parte sua delle dichiarazioni di Alberto Lo Cicero”, aveva scritto Repici nella sua istanza.

Una richiesta definita “meritevole di accoglimento” da parte della gip Luparello, che ha interrotto la camera di consiglio sull’archiviazione, fissando una nuova udienza per il prossimo 22 settembre.

L’avvocato Repici (Borsellino) aveva chiesto alla gip di interrompere la decisione sull’archiviazione.

Ormai da alcuni mesi pendeva una richiesta di archiviazione sull’ultimo capitolo di indagine sulla stragi di Capaci su cui indaga la procura di Caltanissetta convinta che “nella fase ideativa ed esecutiva della strage del 23 maggio 1992 non ci fu il coinvolgimento di soggetti collegati ad ambienti della destra eversiva tra cui il noto Stefano Delle Chiaie, uno dei fondatori della formazione politica Avanguardia nazionale”. Ma l’avvocato Fabio Repici, difensore di Salvatore Borsellino fratello del giudice Paolo Borsellino e persona offesa nel procedimento, aveva chiesto alla giudice Graziella Luparello di interrompere la camera di consiglio e la decisione sull’istanza dei pm. Una richiesta irrituale per difendere quel diritto “che in primo luogo si estrinseca nel diritto alla verità sulla strage di via D’Amelio”.

Secondo il legale l’interruzione è necessaria per “rimediare a un grosso difetto procedimentale che si è creato con la mancata conoscenza (da parte del sottoscritto difensore e, quel che è ancora peggio, della Giudice) di alcuni atti che non solo erano già nella disponibilità della Procura della Repubblica ma che avevano trovatodiscovery in altro procedimento, che si trova addirittura in corso di istruttoria dibattimentale”.

Si tratta di un verbale, risalente a una riunione svoltasi a Palermo il 15 giugno 1992 – in mezzo dunque ai due attentati di Capaci e via D’Amelio – e alla quale presero parte Pietro Giammanco, procuratore capo, Vittorio Aliquo’ e Borsellino, procuratori aggiunti, Vittorio Teresi, sostituto procuratore, e Pietro Maria Vaccara, sostituto procuratore a Caltanissetta. Nel verbale emerge che i magistrati presenti alla riunione si scambiarono informazioni riguardanti la strage di Capaci e altre informazioni sulle intercettazioni telefoniche e ambientali disposte nei confronti del collaboratore di giustizia Alberto Lo Cicero (morto nel frattempo) e della sua ex compagna Maria Romeo, nel corso delle quali si accennava proprio all’attentato di Capaci.

“Convengono i presenti – si legge nel verbale del 15 giugno 1992 – sulla opportunità che dette intercettazioni proseguano a cura della procura della Repubblica di Palermo, concernendo esse più ampio tema di indagine, e con l’intesa che ogni elemento che emerga circa l’omicidio del dottor Falcone verrà immediatamente comunicato alla procura della Repubblica di Caltanissetta”. “È sconvolgente – diceva all’agenzia Agi Repici, legale di Salvatore Borsellino – aver reperito solo a 33 anni di distanza dalla strage di via D’Amelio un documento procedimentale sull’omicidio di Falcone nel quale compare la sottoscrizione di Borsellino”.