29 Luglio 2025 Giudiziaria
di Enrico Di Giacomo - I Carabinieri della Compagnia di Barcellona P.G. questa mattina hanno eseguito l’ordinanza, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Messina Eugenio Fiorentino su conforme richiesta di questa Direzione Distrettuale Antimafia, con cui sono state disposte misure cautelari personali nei confronti di 3 persone (2 in carcere e 1 agli arresti domiciliari), tra cui un esponente di spicco e storico appartenente al “gruppo dei Mazzarroti” (come accertato con sentenza di condanna passata in giudicato), articolazione della famiglia mafiosa “barcellonese”.
Si tratta del 60enne Carmelo Bisognano, in carcere è finito anche Antonino Giardina (nato a Messina il 30.5.1989). Ai domiciliari, il 22enne Davide Giardina (nato a Patti il 27.3.2003).
Secondo il gip Fiorentino, "la peculiare pervicacia che ha ispirato l'agire criminali dei Carmelo Bisognano, Antonino e Davide Giardina rappresenta dato fattuale che l'attività delinquenziale posta in essere dagli indagati abbia presentato connotati di allarmante professionalità e vorticosa ripetitività".
Il grave quadro indiziario raccolto ha consentito, allo stato ed in attesa della necessaria verifica giurisdizionale davanti al giudice terzo e imparziale e nel contraddittorio con le difese degli indagati, di giungere alla formulazione della contestazione del delitto di “trasferimento fraudolento di valori”, aggravato dal metodo e dalla finalità mafiosi; i fatti contestati risalgono al luglio 2023 e si sarebbero protratti nel corso del 2024.
Il provvedimento cautelare è stato emesso nell’ambito di un’indagine coordinata dalla DDA di Messina e delegata ai Carabinieri della Compagnia di Barcellona P.G., che ha documentato la perdurante operatività dell’esponente mafioso Carmelo Bisognano, già collaboratore di Giustizia, il quale, avvalendosi degli altri due indagati (i fratelli Giardina), avrebbe esercitato ingerenza nelle attività economiche ed imprenditoriali nel territorio di Mazzarrà Sant’Andrea, imponendosi nel settore del movimento terra, avvalendosi, in alcune circostanze, di entrature negli uffici tecnici di quell’ente locale.
L’attività investigativa ha accertato l’attribuzione fittizia a Daniele Giardina, incensurato, di una impresa edile, in realtà gestita dal pregiudicato mafioso insieme al fratello del primo, Antonino, i quali, prodigandosi per ottenere l’assegnazione di appalti da parte del Comune di Mazzarrà Sant’Andrea, avrebbero lucrato sull’affidamento dei medesimi lavori pubblici.
LE ACCUSE.
Carmelo Bisognano e il 36enne Antonino Giardina, avrebbero di fatto gestito l’impresa fittiziamente intestata al fratello di quest’ultimo (proprio perché incensurato), attraverso una serie di comportamenti indicativi della intestazione fittizia, quali direttive imposte ai dipendenti; interessandosi delle pratiche amministrative funzionali all’esercizio dell’attività; curando la gestione dei mezzi d’opera; occupandosi delle trattative per gli acquisti dei beni strumentali all’esercizio dell’attività di impresa; procedendo alla ripartizione dei profitti, parte dei quali sarebbero giunti all’esponente mafioso anche grazie ad operazioni bancarie su conti correnti esteri, in modo da rendere più difficoltosa la tracciabilità dei passaggi del denaro. La ricostruzione delle opache operazioni bancarie è stata resa possibile, grazie agli strumenti della cooperazione giudiziaria diretta con altri Stati dell’Unione Europea.
In particolare, l’ex collaboratore di Giustizia, servendosi della propria riconosciuta caratura criminale, avrebbe:
− sostenuto l’impresa, accelerando la definizione di pratiche amministrative pendenti presso gli uffici tecnici del Comune di Mazzarà Sant’Andrea;
− perfezionato l’acquisto di mezzi meccanici riducendo le pretese economiche di altri imprenditori;
− indotto proprietari terrieri ad acconsentire a soluzioni individuate per la cessione di fondi in favore dell’azienda;
− consentito il parcheggio di mezzi dell’azienda, su suoli di sua proprietà.
E’ stato anche individuato il modo con cui una seconda ditta, sottoposta a interdittiva antimafia dal 2020 e di cui è titolare l’indagato 36enne, riceveva risorse pubbliche - alle quali non avrebbe potuto accedere- attraverso trasferimenti di denaro provenienti dalle attività dell’impresa fittiziamente intestata.
Infine, è stata documentata la condotta dell’indagato 59enne, il quale avrebbe operato per individuare e recuperare, con pressioni e intimidazioni, mezzi meccanici, già di proprietà di un’impresa confiscata a lui riferibile, in passato ceduti ad altri imprenditori.
Contestualmente, i Carabinieri della Compagnia di Barcellona Pozzo di Gotto hanno eseguito il decreto di sequestro preventivo -emesso dal GIP in sede su conforme richiesta di questa Direzione Distrettuale Antimafia- del capitale sociale e del compendio aziendale di 2 società edili (la PRETORIA SRL e la AGILA SRL), con sede a Mazzarrà Sant’Andrea, i cui titolari si identificano in 2 indagati; nonché di un impianto di frantumazione di inerti (nella disponibilità dell'A.GI.LA. srl), di 2 terreni e 8 mezzi d’opera nella disponibilità delle 2 imprese (3 autocarri, 3 macchine operatrici, un escavatore, un Fiat Allis FR20A), per un valore complessivo di oltre 500.000 euro.
COME NASCE L'INDAGINE.
L'indagine che ha portato nuovamente in carcere Carmelo Bisognano nasce da una serie di accertamenti fatti dopo il suo ritorno a Mazzarrà da Campobasso, dove era stato ristretto ai domiciliari.
I primi approfondimenti rivelavano che Bisognano, approfittando dei permessi, manteneva stretti rapporti con Antonio Giardina, considerato il factotum e prestanome di Bisognano. Giardina risulta titolare dell'impresa Pretoria srl che negli anni aveva acquisito il monopolio degli appalti da parte del comune di Mazzarrà' per quanto riguarda gli interventi sulla rete idrica e fognaria, tra il 2017 e il 2020 quando veniva raggiunta da interdittiva antimafia per via dei rapporti proprio con Bisognano.
Qualche mese dopo l'interdittiva nei confronti della Pretoria srl veniva costituita la A.GI.LA srl che dopo diversi passaggi societari risultava di proprietà di Antonino Giardina.
Da quanto verificato, la A.GI.LA. risultava così la prosecuzione dell'attività esercitata dalla Pretoria. Società che hanno beneficiato di una serie di lavori pubblici (20 appalti tra il 2017 e il 2023) per un totale di 388mila euro.
"Gli esiti delle intercettazioni telefoniche ed ambientali effettuate, dimostrano come Bisognano, attraverso Antonio Giardina, abba gestito in maniera occulta la società A.GI.LA., schermandosi dietro affidabili prestanomi quali Corrado Funari e Daniele Raccuia, e poi Davide ed Emanuele Giardina, riuscendo così a pilotare l'affidamento degli appalti pubblici a suo piacimento", è scritto nella misura cautelare. "Dall'analisi si evince che ogni azione, affare o singola scelta strategica riguardante l'A.GI.LA. sia stata presa da Antonino Giardina e Bisognano e non dai reali titolari della ditta".
A non accettare il coinvolgimento dei figli negli affari di Carmelo Bisognano è il padre Salvatore Giardina che in alcune intercettazioni definisce l'ex collaboratore "mafioso di merda" chiedendo al figlio Daniele di dire a Bisognano "lei faccia la sua strada, con me non ha nulla a che vedere... ha mio fratello ma con me non ha niente da sbrigare". Salvatore Giardina è evidentemente preoccupato che la ditta A.GI.LA. potesse subire lo stesso epilogo delle precedenti a causa delle cointeressenze di Bisognano.
Ma a dispetto del tenore degli sfoghi del padre, le intercettazioni dimostrano che anche Daniele Giardina intratteneva contati con Carmelo Bisognano ("piena consapevolezza del ruolo svolto e dei rischi ad esso connessi").
L'INTERESSAMENTO PER LE PRATICHE AMMINISTRATIVE.
Dalle intercettazioni si desume un forte interesse del gruppo all'attivazione di frantumazione finalizzato all'avvio di un'attività nel settore del movimento terra.
L'uno marzo 2024 Antonino Giardina rivelava a un tale Francesco di aver già fatto tutto per ottenere l'autorizzazione a prelevare il materiale nel fiume.
Autorizzazione che in realtà non era stata concessa per alcuni ritardi che avevano provocato la dura reazione e l'interessamento da parte di Carmelo Bisognano, "questa cosa la stanno ritardando...".
Bisognano seguiva costantemente l'iter burocratico funzionale ad ottenere l'agognata autorizzazione.
LA GESTIONE DEI MEZZI DELLE ATTIVITA' DEI GIARDINA.
La gestione dei mezzi d'opera delle attività economiche riferibili ai Giardina veniva curata da Beniamino Cambria, "il bimbo", storico autista e braccio destro di Carmelo Bisognano. Cambria risultava nel 2021 tra i dipendenti della Pretoria: tale presenza costituì una delle ragioni per le quali era stata irrogata l'interdittiva antimafia alla Pretoria.
Le diverse intercettazioni, anche ambientali, di maggio 2024, secondo gli investigatori rivelano una comunione di intenti e la "pervicacia volontà di Antonio Giardina di sfruttare la capacità di influenza di Bisognano per lucrare vantaggi ingiusti ed ampliare il parco mezzi della sua impresa".
L'INTERESSE SULLA DISCARICA DI MAZZARRA' S. ANDREA.
Nelle intercettazioni degli investigatori risulta anche "la piena operatività e il vivo interesse dell'impresa A.GI.LA. per l'esecuzione di lavori afferenti alla discarica di Mazzarra' S. Andrea".
"La riferibilità ad Antonio Giardina dell'impresa A.GI.LA. emergeva anche da alcuni contatti tra Giardina e l'avv. Angelo Vitarelli, curatore fallimentare della Tireno Ambiente spa che gestiva all'epoca la stessa discarica". Ma è la conversazione del 14 marzo 2024 a disvelare, secondo il gip, ancora una volta che dietro la società si celava la figura di Carmelo Bisognano, il quale, aggiornato da Giardina su possibili inchieste sulla Tirreno Ambiente, che avrebbero potuto coinvolgere lo stesso Giardina, si mostrava indispettito ("Bisognano: rompono i coglioni, l'ho capito io..."). In un altro colloquio tra Giardina e la moglie di Nello Giambò, già presidente di Tirreno Ambiente (arrestato), Giardina si esprimeva con toni elogiativi verso Giambò ("questi 4 babbi di Mazzarra' a suo marito gli dovrebbero fare una statua d'oro...") e si doleva del comportamento dell'attuale sindaco di Mazzarrà' Pietrafitta ("...il paese è trascurato, quelli di Mazzarrà' si devono cercare il lavoro mentre chi viene da fuori lavora... avevo puntato alla discarica ma è andata male... l'inchiesta l'ha fatta nascere lui").