31 Agosto 2025 Giudiziaria

È in un pizzino la spartizione del cerchio magico di Galvagno

Di Salvo Palazzolo - Adesso non è più solo un’inchiesta fondata sulle intercettazioni.

La Guardia di finanza ha trovato un riscontro importante alle tesi della procura sul “cerchio magico” del presidente dell’Ars Gaetano Galvagno, il gruppo accusato di essersi spartito gli incarichi dati dagli imprenditori beneficiari dei contributi pubblici sponsorizzati dall’esponente di Fratelli d’Italia. A fine maggio, durante la perquisizione a casa dell’organizzatore di eventi Alessandro Alessi (amico di Galvagno), gli investigatori del Gruppo tutela spesa pubblica del nucleo di polizia economico finanziaria hanno sequestrato un “pizzino” con nomi e cifre: fanno riferimento all’evento “Un magico Natale 2023”, ideato dalla Fondazione Dragotto con i centomila euro fatti avere da Galvagno. In cambio, accusano i pm Andrea Fusco e Felice De Benedittis, Marcella Cannariato, la moglie di Tommaso Dragotto, avrebbe dato «la promessa di conferimento di incarichi retribuiti ad Alessandro Alessi, Marianna Amato e Sabrina De Capitani».

La Finanza ha verificato che la Fondazione Dragotto incaricò dell’organizzazione dell’evento la società “Alquadrato comunication srl” di Alessi. In uno dei fogli sequestrati a casa dell’imprenditore palermitano ci sono le “ricompense” per quel finanziamento: «Sabrina 10.000, Ale 12.000, Marianna 12.200». Come se fossero degli incarichi, ben pagati, per la comunicazione dell’evento. In un altro biglietto, «totale fatturato 100 mila euro», l’importo del finanziamento. Poi, «totale costi sostenuti: 57.273. Utile totale: 34.940». A questo punto ci sono due frecce: «A al quadrato: 10.000 più Iva. Fond: 24.940,21 più Iva». Per la Finanza non ci sono dubbi: “Fond” sta per Fondazione, la Fondazione Dragotto, a cui sarebbero stati restituiti dall’imprenditore Alessi parte dei soldi del finanziamento regionale. Ce n’è abbastanza per parlare di “cerchio magico”. Proprio come emerge dalle intercettazioni disposte dalla procura diretta da Maurizio de Lucia.

Un giorno Galvagno era su tutte le furie perché a Marcella Cannariato non stava per nulla simpatica Marianna Amato. E voleva estrometterla dall’organizzazione degli eventi. Il presidente dell’Ars, intercettato nel salotto di casa sua mentre parlava con la sorella, fu risoluto su Marianna Amato: «È di Manlio Messina, non la può fare fuori, perché i soldi glieli sto dando». Il presidente era perentorio: «Io più di darvi i soldi, cosa devo fare?».

Sabrina De Capitani, ormai ex portavoce di Galvagno, è stata l’espressione più alta della filosofia del “cerchio magico”. Diceva e non sospettava di essere intercettata: «Dobbiamo essere delle lobbiste, cioè io questo ho fatto nella vita». E al compagno spiegava così le mosse del suo presidente: «Io ho capito la strategia di Gaetano, quella di mettere le persone nei posti strategici, nei posti giusti, perché così lui quando ha bisogno di chiedere un favore o fa sì che ci sia un’assunzione o tutte ste menate lui ha potere di risposta nei confronti del territorio».

Sabrina De Capitani era davvero una fedelissima di Galvagno e ora ha un ruolo centrale nell’inchiesta ormai chiusa, che va verso la richiesta di rinvio a giudizio, probabilmente tra fine settembre e la metà di ottobre: «Io non mi devo dimenticare che lavoro per il partito e non per il Parlamento – diceva ancora a Marianna Amato, quando si discuteva di un evento da organizzare sul tema della violenza contro le donne – magari Gaetano ha delle fondazioni che invece preferisce che vengano riconosciute rispetto alle altre». Il “cerchio magico” diventato sistema.

Ieri, il presidente dell’Ars ha annunciato che nei prossimi giorni i suoi legali depositeranno delle memorie difensive alla procura, dunque l’esponente di FdI oggi nella bufera ha scelto di non farsi interrogare nuovamente. Fonte: repubblica palermo