21 Ottobre 2025 Cronaca di Messina e Provincia

TUTTI I DETTAGLI, NOMI E BENI – MESSINA: ESEGUITO UN DECRETO DI SEQUESTRO PATRIMONIALE DI 300 MILA EURO NEI CONFRONTI DI SALVATORE SPARACIO

I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Messina hanno eseguito un decreto di sequestro patrimoniale emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Messina (Presidente Domenico Armaleo, giudici a latere Simona Monforte e Francesco Torre), su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Messina, nei confronti di Salvatore Sparacio (14-08-1975), pregiudicato mafioso messinese, attualmente sottoposto alla custodia cautelare in carcere.

Le investigazioni patrimoniali hanno consentito di appurare che i beni nella disponibilità, diretta o indiretta, di Sparacio non trova giustificazione nei redditi dichiarati, ritenendosi, dunque, altamente probabile che gli stessi beni siano provenienti dalle attività illecite della consorteria mafiosa di appartenenza (...egli è soggetto che durante la sua vita, di fatto, ha percepito redditi tali da non potersi quasi permettere di sostenere se stesso e il suo nucleo familiare per le basilari esigenze di vita... egli e il suo nucleo familiare hanno però dato corso alle operazioni immobiliari di cui si è detto, espressione di un tenore di vita del tutto incongruo se raccordato all'acquisto di un'auto di lusso, alla costituzione di una compagine sociale, di una ditta individuale con una unità locale annessa - beni intestati a soggetti di comodo - e senza dimenticare la somma in contanti di 15mila euro, rinvenuta nella sua disponibilità").

La pericolosità mafiosa della persona sottoposta alla misura di prevenzione patrimoniale viene desunta dai numerosi reati di matrice mafiosa per i quali egli ha già riportato svariate condanne definitive, fra le quali quella pronunciata dal Tribunale di Messina nel 2010, per partecipazione ad un’associazione di tipo mafioso ("...il proposto è soggetto la cui pericolosità sociale, qualificata e generica, si è di fatto dispiegata lungo gran parte della sua esistenza attraverso manifestazioni criminali sistematiche, variegate e spesso connotate da accenti di disvalore oltremodo allarmanti, manifestazioni che, però, gli hanno, nella pressoché totalità dei casi, garantito l'accesso a profitti illeciti").

La pericolosità mafiosa di Salvatore Sparacio è stata desunta altresì dalle dichiarazioni rese dai numerosi collaboratori di giustizia (Giovanni Bonanno, Gaetano Barbera, Salvatore Centorrino, Francesco D'Agostino, Daniele Santovito, Ferdinando Vadalà e Antonino Stracuzzi), i quali hanno delineato la caratura criminale del soggetto, evidenziandone la propensione a delinquere e la sua stabile appartenenza a clan mafiosi operanti nella zona centro-sud di Messina.

I processi che hanno acclarato la responsabilità dell'uomo sono anzitutto quello riflettente le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Messina e delegate al GICO della Guardia di Finanza, relative alla operazione convenzionalmente denominata “Totem”, avente per oggetto un’associazione mafiosa operante nel quartiere di Giostra: le prove raccolte consentivano di confermare, infatti, la progressiva ascesa mafiosa del pregiudicato ed il suo ruolo di primo piano nel panorama criminale messinese, soprattutto legato al settore del gioco illecito e delle scommesse clandestine su piattaforme on-line.

Il riconoscimento della sua figura apicale viene successivamente confermato nel corso del procedimento relativo ad altra operazione convenzionalmente denominata “Provinciale”, che ha consentito di disvelare come Sparacio, in qualità di esponente apicale dell’associazione mafiosa di appartenenza, fosse nelle condizioni di esercitare un capillare controllo del territorio, unitamente con altre figure mafiose storiche della città, con modalità tipicamente mafiose ed una gestione condivisa delle attività illecite.

L’excursus processuale della c.d. operazione “Provinciale” ha evidenziato che l’indagato, in concorso con altri soggetti, si è reso protagonista di una serie di condotte finalizzate a schermare, avvalendosi di compiacenti prestanomi, la reale titolarità di attività economiche, eludendo le disposizioni normative in materia di misure di prevenzione patrimoniali ed agevolando, al contempo, la commissione di reati di natura economico-finanziaria, quali ricettazione, riciclaggio e reimpiego di proventi illeciti ("Salvatore Sparacio esercita un controllo diretto e continuativo sulle attività commerciali formalmente intestate alla figlia, assumendo decisioni gestionali, curando i rapporti con fornitori e dipendenti, e intervenendo in ogni aspetto operativo").

L’odierna misura di prevenzione patrimoniale, che si aggiunge alla confisca penale in via definitiva già eseguita nell’ambito del citato procedimento penale, ha ad oggetto complessivamente nr. 1 compendio aziendale, comprensivo dei relativi beni patrimoniali, e nr. 1 fabbricato di tipo signorile, nella disponibilità diretta e indiretta o comunque riconducibile al pregiudicato, per un valore complessivo di stima pari ad oltre 300 mila euro.

Sotto chiave sono finiti in particolare la società Selene Group, che richiama il nome della figlia minore di Salvatore Sparacio, Selene, nata nello stesso anno della costituzione della società (società detenuta, ciascuno per la quota del 25%, da Stefania Sparacio, e da tre suoi cognati, Carmelo Gasbarro, Giovanni Mazzitello e Chistian Mangione, terzi interessati) e un fabbricato di tipo signorile intestato a Stefania Sparacio a Cataratti. La Procura aveva chiesto il sequestro funzionale alla futura confisca anche di un fabbricato di via Volturno, nella disponibilità di Salvatore Sparacio, del 'Bar del Corso' di Stefania Sparacio, l’Antica locanda del Corso di via Cavour, del "Ritrovo dello Stretto" di viale della Libertà, la somma di 15mila euro, una Bmw X3 intestata a Stefania Sparacio, ma il giudice Domenico Armaleo, presidente del Collegio della sezione Misure di Prevenzione, non ha autorizzato la richiesta per questi beni. Quelli sequestrati sono stati invece affidati all’avvocato Gaetano De Salvo come amministratore giudiziario. La richiesta di confisca sarà discussa all’udienza del 13 gennaio prossimo (aula G). Assieme a Salvatore Sparacio, si dovranno presentare anche Stefania Sparacio, Carmelo Gasbarro, Giovanni Mazzitello e Christian Mangione. Sparacio sarà difeso anche in questo caso dall’avvocato Salvatore Silvestro, legale che lo ha assistito anche nelle sue precedenti traversìe giudiziarie.