24 Ottobre 2025 Cronaca di Messina e Provincia

TUTTI I DETTAGLI E FOTO – E’ ACCUSATO DI CAPORALATO (“DISUMANO SFRUTTAMENTO”): ARRESTI DOMICILIARI PER L”ABOGADO’ MAURIZIO MARCHETTA E SEQUESTRI PER OLTRE 352MILA EURO

di EDG - I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Messina questa mattina hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali e reali emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto nei confronti di due imprenditori ritenuti responsabili del reato di sfruttamento del lavoro, Salvatore Biondo, 56 anni, attivo da tempo nel settore dei carburanti, e il 56enne Maurizio Sebastiano Marchetta. Quest'ultimo è già noto alle cronache giudiziarie (riconosciuto come responsabile di concorso esterno in associazione mafiosa fino al 2003, reato estinto per prescrizione), già teste di giustizia e 'dichiarante' con l’operazione antimafia ‘Sistema’, iscritto alla massoneria del Longano, architetto, ex vicepresidente del consiglio comunale di Barcellona in quota An e da qualche hanno anche 'abogado' (secondo l'ordinamento, non avendo acquisito il titolo di avvocato in Italia, Marchetta, iscritto all'Ordine degli avvocati di Milano, va appellato così per tre anni). Biondo e Marchetta sono difesi dagli avvocati Antonino Aloisio e Ugo Colonna.

Insieme, Biondo e Marchetta hanno aperto una grossa stazione di carburanti nei pressi della stazione di Barcellona, dove è stato realizzato anche un bar e alcuni alloggi per dare ristoro ai camionisti.

Maurizio Marchetta è indagato "quale presidente del consiglio di amministrazione, a far data dall'1 dicembre 2022, e legale rappresentante, dino all'1 agosto 2023 nonché, successivamente, amministratore di fatto e proprietario del 25% delle quote della società SIKELIA OIL S.R.L., esercente l'attività di commercio al dettaglio di carburante per autotrazione, gestrice della stazione di distribuzione di carburante sita in Barcellona Pozzo di Gotto, in viale Sicilia".

Salvatore Biondo è invece indagato "quale rappresentante della medesima società, a far data dall'1 agosto 2023, nonché amministratore di fatto, insieme al Marchetta, della stazione di rifornimento, e diretto interlocutore di tutti i dipendenti e, in particolare, degli addetti alla gestione delle colonnine di erogazione del carburante ('i pompisti').

L’articolata attività d’indagine, eseguita dalla Compagnia della Guardia di Finanza di Barcellona Pozzo di Gotto su delega della competente Autorità Giudiziaria, avrebbe consentito di documentare un quadro di gravi e sistematiche violazioni alla normativa sul lavoro, attuate dai due imprenditori barcellonesi operanti nel settore del commercio al dettaglio di carburante per autotrazione a danno di 9 lavoratori dipendenti addetti alla gestione delle colonnine di erogazione del carburante.

Dalla ricostruzione di questo contesto scaturisce il provvedimento del G.I.P. che, avallando le richieste della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto e ravvisando la sussistenza di specifiche esigenze cautelari, ha disposto la misura degli arresti domiciliari nei confronti dei due imprenditori e il contestuale sequestro delle somme di denaro giacenti sui conti correnti intestati alla società fino ad un importo di oltre 352,359,23  euro ("appare evidente il pericolo che, se lasciato nella disponibilità della società, il denaro, profitto del reato, potrebbe essere occultato o dissipato, tenuto conto che dall'attività di intercettazione è emersa manifestamente una notevole propensione della governance societaria ad operare incessanti movimentazioni finanziarie tese ad eludere, non solo il controllo dell'Autorità giudiziaria, ma anche le stesse pretese creditorie dei lavoratori").

L'INDAGINE PARTITA DALLA DENUNCIA DI UN OPERAIO.

L’operazione ha tratto origine dalla vicenda vissuta da un operaio addetto alla mansione di “addetto alla distribuzione di carburante” della ditta "Sikelia Oil" (sino al 18 gennaio 2023, data in cui gli era stata recapitata lettera di licenziamento) che, dopo essere stato vittima di continue vessazioni da parte del datore di lavoro e dallo stesso finanche licenziato, il 3 febbraio 2023 aveva deciso di rivolgersi alle Fiamme Gialle per denunciare le inique condizioni di lavoro a cui lui e diversi suoi collaboratori erano stati da tempo sottoposti presso una stazione di rifornimento di carburante.

La persona offesa lamentava il mancato pagamento di molti altri emolumenti previsti dal contratto collettivo nazionale di lavoro, come tredicesima e quattordicesima, e aggiungeva di aver contestato a Maurizio Marchetta, legale rappresentante della società datrice di lavoro, le mancanze, senza conseguire alcun risultato. Il Marchetta, secondo la denuncia del lavoratore, avrebbe iniziato ad assumere nei suoi riguardi "un atteggiamento ritorsivo, ostile ed intimidatorio, rivolgendogli epiteti ingiuriosi ed offensivi, proferendo nei suoi confronti perentori inviti 'a finirla' poiché altrimenti 'avrebbe fatta finire lui', recapitandogli, da ultimo, la lettera di licenziamento".

I conseguenti accertamenti, oltre alle dichiarazioni dei denuncianti gli inquirenti hanno avviato una considerevole attività di intercettazione telefonica e ambientale, oltre a permettere di meglio circostanziare i fatti denunciati, hanno consentito di formulare, sulla base degli elementi di prova finora raccolti, l’ipotesi di reato di caporalato essendo stati documentati numerosi episodi di sfruttamento connessi tanto all’applicazione di un trattamento retributivo difforme dai contratti collettivi nazionali stipulati dalle organizzazioni sindacali più rappresentative quanto alle reiterata violazione della normativa relativa all’orario di lavoro ed ai periodi di riposo.

In particolare sarebbe stato verificato come gli imprenditori Biondo e Marchetta avessero:
- imposto ai lavoratori impiegati nella specifica mansione il rispetto di turni lavorativi di 8 ore indicando in busta paga un monte ore giornaliero di 6 ore e 40 minuti;
- non corrisposto, o corrisposto parzialmente, le maggiorazioni previste per il lavoro straordinario diurno e notturno nonché le indennità dovute per i giorni festivi e quelle di tredicesima e quattordicesima mensilità, in alcuni casi pretendendo la restituzione in contanti delle stesse, dopo averle regolarmente erogate.

"SE VI PIACE E' COSI. SE NON VI PIACE, SIETE LIBERI DI ANDARVENE".

L’attività avrebbe permesso, inoltre, di dimostrare lo stato di bisogno dei lavoratori costretti ad accettare le precarie condizioni proposte non avendo altre fonti di reddito per provvedere a sostenere i propri familiari.

Gli stessi lavoratori, ammoniti circa le difficoltà di accesso a trattamenti retributivi migliori di quelli offerti dalla società e continuamente minacciati di licenziamento, venivano, infatti, continuamente invitati a valutare l’alternativa delle volontarie dimissioni se non si dimostravano propensi ad accettare le condizioni lavorative proposte.

In alcune occasioni Salvatore Biondo "manifestava loro l'eventualità di procedere al loro licenziamento, provvedendo all'adozione della formula "Self-Service".

"Emerge nitidamente dagli atti - è scritto nella misura cautelare - come entrambi gli indagati, nella loro veste di amministratori di diritto e di fatto della società 'Sikelia Oil', in maniera pressoché costante, hanno gestito il rapporto di lavoro dei dipendenti in modo da porre questi ultimi in condizione di disumano sfruttamento, nonostante il loro stato di bisogno e le loro precarie condizioni economiche".

Marchetta e Biondo, "hanno imposto ai lavoratori non meglio precisate, quanto arbitrarie trattenute sulla retribuzione, li hanno privati delle mensilità aggiuntive e, soprattutto, hanno sistematicamente corrisposto loro una retribuzione di gran lunga inferiore alla qualità di lavoro effettivamente svolto senza riconoscimento di alcuna maggiorazione per il lavoro straordinario, notturno, festivo e domenicale".

I lavoratori, secondo gli inquirenti, sarebbero stati retribuiti per sole 6 ore e 40 minuti a fronte delle 8 ore di lavoro realmente prestato nonché per un complessivo numero di giornate, "nitidamente indicato in busta paga, ben inferiore a quelle realmente lavorate".

Sia Marchetta che Biondo sarebbero stati "pienamente consapevoli della condizione di indigenza dei loro dipendenti, ponendoli costantemente nella drammatica alternativa di dover scegliere tra la supina accettazione delle illegali condizioni economiche proposte e la perdita del posto di lavoro".

LE ESIGENZE CAUTELARI.

Secondo il gip del Tribunale di Barcellona Giuseppe Caristia, "vi è il concreto ed attuale pericolo che gli indagati possano commettere altri gravi delitti della stessa specie... ciò in considerazione delle modalità del fatto che rivela una considerevole livello di spregiudicatezza criminale... non può, poi non tenersi in considerazione la pervicacia e la costanza con cui i prevenuti hanno perpetrato per diversi anni il loro contegno illecito, così da rendere lo stato di sfruttamento dei lavoratori un vero e proprio habitus operativo della complessiva gestione dei rapporti di lavoro dei dipendenti della società 'Sikelia Oil srl", una sorta di prassi ormai consolidata che i lavoratori erano, loro malgrado, costretti ad accettare a meno di non perder il posto di lavoro".

Per il giudice delle indagini preliminari, Marchetta e Biondo "appaiono assolutamente indifferenti alla volontà, alle esigenze personali, alla salvaguardia della salute fisica e alla condizione psichica dei loro malcapitati dipendenti". Marchetta, secondo il racconto di uno degli operai, "avrebbe fatto anche pressione sugli altri lavoratori per indurli, allorché chiamati dalla polizia giudiziaria, a dichiarare l'assenza di qualsivoglia profilo di irregolarità nella gestione del rapporto di lavoro". Biondo, inoltre "avrebbe si sarebbe rivolto ai dipendenti per indurli a dichiarare di aver svolto turni da 6 ore e 40 minuti piuttosto che da 8 ore...". "E' pertanto concreto ed attuale - conclude il gip Caristia - il rischio che entrambi gli indagati possano proseguire in questo loro agire a depistare e a far naufragare le indagini, anche eventualmente 'avvicinando' i lavoratori 'persone informate sui fatti' in vista della loro deposizione dibattimentale".