La gestione della discarica a Maregrosso a Messina, l’ex sindaco Accorinti condannato a 1 anno e 4 mesi (pena sospesa)
di Enrico Di Giacomo - E’ stato il giorno della sentenza nel processo per la mancata gestione della discarica di Maregrosso della giunta Accorinti, davanti alla prima sezione penale presieduta dalla giudice Adriana Sciglio. Al centro l’alto tasso di inquinamento ambientale di un’area di oltre ottomila metri quadrati, che all’epoca fu anche posta sotto sequestro, e la mancata attivazione di alcuni finanziamenti regionali.
Erano dodici gli imputati di questo procedimento.
LA SENTENZA.
Queste le decisioni del giudice Adriana Sciglio (tre sole condanne, per uno solo degli “episodi” contestati e cioè il mancato utilizzo dei fondi regionali per la bonifica della discarica): condanna a 1 anno e 4 mesi per l’ex sindaco Renato Accorinti (pena sospesa), condanna a un anno di reclusione per l'ex dirigente della Protezione civile Antonio Cardia (pena sospesa), condanna a 8 mesi di reclusione per Giampaolo Nicocia (pena sospesa). Assoluzione, invece, per tutti gli altri imputati: gli ex assessori Daniele Ialacqua, Sergio De Cola e Sebastiano Pino, i dirigenti del dipartimento Ambiente e sanità Romolo Dell’Acqua, Natale Maurizio Castronovo e Domenico Signorelli, e i dirigenti dell’Ufficio regionale Territorio e ambiente Marco Messina e Aldo Guadagnino. Prescritto, infine, il reato ambientale contestato all’imprenditore Salvatore Croce, titolare di un’impresa di raccolta, recupero e smaltimento di rifiuti.
Accorinti, Cardia e Nicocia sono stati condannati anche al pagamento delle spese processuali.
LE ACCUSE.
Le accuse, contestate a vario titoli, riguardavano il mancato utilizzo dei finanziamenti per la bonifica e il recupero dell’area, l’omessa vigilanza sul procedimento e la presunta mancata attivazione per la bonifica della discarica stessa che, malgrado lo sgombero coatto, è rimasta a lungo nell’area. L’Accusa contestava il fatto che la discarica era venuta alla luce col primo controllo della Capitaneria nel 2017 ma, malgrado i 400 mila euro di fondi regionali stanziati per la bonifica, nel 2019 era ancora lì. Alla base della perdita del finanziamento c’era la mancata istruzione della pratica, spiegò l’Accusa. Il risultato fu la perdita di somme residue non utilizzate per 233mila euro: 115mila 248 euro per il primo finanziamento e 117mila 831 euro per il secondo.
Il Collegio ha quindi in parte accolto le tesi dei difensori, gli avvocati Nicoletta Milicia, Salvatore Giannone, Alberto Gullino, Marco Di Mauro, Maria Puliatti, Carmelo Picciotto, Adriana La Manna, Roberto Materia, Isabella Barone, Antonio Catalioto, Rosa Di Bernardo e Cinzia Picciolo.