Lunedì si è tornato a sparare a Catania. Ad essere stato preso di mira un detenuto coinvolto nelle indagini della Dda di Messina sul controllo delle attività illecite a Giardini Naxos
E fu così che si tornò a sparare. Non a caso. Ma con un bersaglio preciso. Le bocche degli investigatori restano cucite, ma i sei colpi calibro 9x21 avrebbero un destinatario. Ed è uno che conta nella criminalità organizzata catanese. Almeno da quello che emerge dalle ultime inchieste giudiziarie.
Qualcuno ha voluto lanciare un avvertimento? Forse. Al civico di via Plebiscito dove lunedì sera sono state esplose le pistolettate vive (agli arresti domiciliari) la moglie di Riccardo Pedicone. Entrambi ultimamente sono stati coinvolti nelle indagini della Dda di Messina sul controllo delle attività illecite a Giardini Naxos da parte del clan Cappello di Catania. Pedicone, per dirla tutta, è inserito anche in un’ordinanza parallela che però ha avuto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania.
Pedicone sarebbe stato il punto di riferimento dei Cintorino di Calatabiano - storici alleati dei Cappello - nel litorale ionico. Addirittura per curare meglio gli affari criminali (anche di tipo imprenditoriale e finanziario) avrebbe cambiato residenza e si sarebbe trasferito a Giardini. Il boss catanese, molto vicino all’ergastolano Mario Pace, avrebbe gestito anche lo spaccio di droga. Il nome di Pedicone però è diventato noto alle cronache locali per i tragici fatti dell’8 agosto 2020. L’uomo, infatti, rimase ferito nello scontro armato che coinvolse i cursoti milanesi e i cappelloti. Qualche settimana fa è arrivata la sentenza della Cassazione che ha reso definitiva la condanna nei confronti di Pedicone a 10 anni di reclusione per tentato omicidio.
C’è da dire che il boss è dietro le sbarre già da qualche tempo. E, quindi, questi spari assumono un significato ancora più inquietante. E preoccupante.
Lunedì sera i carabinieri della compagnia di piazza Dantehanno fatto il sopralluogo e gli uomini della Sis hanno rilevato la presenza dei sei bossoli esplosi da una semiautomatica. Le indagini, quindi, sono in corso anche per valutare se ci possano essere collegamenti con altri episodi simili avvenuti in altre parti della città, uno è avvenuto anche in via Plebiscito. Le attività investigative sono coordinate dalla procura, con la necessità di avere uno sguardo panoramico e non circoscritto a ogni singola “prova muscolare”. La droga potrebbe essere il filo rosso che ha creato il groviglio ora da dipanare. Fonte: La Sicilia - Laura Distefano