1 Dicembre 2025 Cronaca di Messina e Provincia

Perseguitava donna bergamasca via social, ammonimento e domiciliari non gli bastano: messinese finisce in carcere

Un 56enne di Messina è finito agli arresti domiciliari per atti persecutori nei confronti di una 55enne residente in provincia di Bergamo, con la quale non aveva mai avuto contatti diretti di persona ma che avrebbe tempestato per mesi di chiamate, messaggi e video tramite social network.

La vicenda è stata denunciata presso la Stazione Carabinieri di Curno lo scorso 24 ottobre. Secondo quanto riportato dalla donna ai militari, dopo un iniziale scambio di messaggi su una piattaforma di messaggistica, dall’agosto scorso l’uomo avrebbe iniziato a mettere in atto comportamenti persecutori: numerose e insistenti chiamate, messaggi e video – anche artefatti con l’uso di intelligenza artificiale – a tutte le ore del giorno e della notte, spesso dal tono minaccioso.

Timorosa per la propria incolumità, la vittima ha deciso di rivolgersi ai carabinieri e di procedere per vie legali. A seguito della prima denuncia era scattata la misura di ammonimento nei confronti dell’uomo, che tuttavia avrebbe ripreso le condotte persecutorie, costringendo la donna a tornare una seconda volta dai militari di Curno per segnalare i nuovi episodi.

Alla luce dei fatti, su richiesta della Procura della Repubblica, il 25 novembre il GIP di Bergamo ha disposto gli arresti domiciliari per il 56enne. La misura è stata eseguita dai Carabinieri della Compagnia Messina Centro, che hanno predisposto immediatamente un servizio di vigilanza per monitorare eventuali spostamenti dell’uomo. Il giorno successivo, il 56enne è stato sorpreso fuori dalla propria abitazione e arrestato per evasione. La Procura bergamasca ha quindi richiesto un aggravamento della misura cautelare, ottenuto il 29 novembre: i Carabinieri peloritani lo hanno arrestato e portato in carcere. 

L’uomo dovrà rispondere del reato di atti persecutori (art. 612 bis c.p.), per il quale è stato attivato il protocollo “codice rosso” dalla Procura di Bergamo.

Fonte: LaPresse