20 Dicembre 2025 Giudiziaria

Droga e telefonini in carcere a Barcellona. In appello decise 7 condanne

Sette condanne. Sei ridotte. Una confermata. Ecco la conclusione nella tarda serata di ieri del procedimento d’appello per una delle tante tranche processuali dell’inchiesta sul traffico di droga e telefonini all’interno del carcere di Barcellona Pozzo di Gotto. Si tratta di un’inchiesta della Distrettuale antimafia di Messina diretta dal procuratore Antonio D’Amato che si è sviluppata in più fasi, intercettando più “canali” d’introduzione.

In questa tranche erano coinvolti l’infermiere dell’Asp Enrico Pagano, che faceva secondo l’accusa da “corriere” tra l’esterno e l’interno, e poi i romeni Mhiai Ciurar e Florin Jianu, Francesco Giuseppe Calabrese, Nando Russo, Sebastiano Russo e Salvatore Selvaggio.

Ieri sera - come scrive il quotidiano Gazzetta del sud - dopo una lunga camera di consiglio il collegio presieduto dalla giudice Katia Mangano ha deciso sei riduzioni di pena e una conferma.

Ecco il dettaglio: Calabrese, 3 anni e 4 mesi; Ciurar, 3 anni e 4 mesi; Pagano, 3 anni e 4 mesi; Nando Russo, 3 anni; Sebastiano Russo, 3 anni e 4 mesi; Salvatore Selvaggio, 2 anni e 6 mesi. Solo Florin Jianu ha registrato la conferma della condanna di primo grado (3 anni e 4 mesi). L’accusa aveva chiesto all’udienza scorsa la conferma delle sette condanne.

Anche in primo grado, nel gennaio di quest’anno, davanti alla gup Ornella Pastore, furono sette condanne, ma più dure: 5 anni, 6 mesi e 20 giorni a Calabrese; 4 anni, 5 mesi e 20 giorni a Ciurar; 3 anni e 4 mesi a Jianu; 6 anni e 10mila euro di multa a Pagano; 4 anni, 5 mesi e 10 giorni a Nando Russo; 5 anni a Sebastiano Russo; 3 anni e 4 mesi a Selvaggio.

Nel processo sono stati impegnati gli avvocati Giuseppe Ciminata, Salvatore Silvestro, Giuseppe Alvaro, Giuseppe Lo Presti, Tancredi Traclò, Gianmarco Silvestro, Piergiacomo La Via, Sergio Alfano, Sebastiano Campanella, Vincenzo Iofrida, Ivana Rigoli.

Secondo quanto hanno ricostruito le indagini dei carabinieri della Compagnia di Barcellona, il carcere era diventato un vero porto franco per droga di ogni genere e telefonini. Cocaina e altre sostanze stupefacenti, avevano libero ingresso, fin dal novembre 2021, e questo grazie alla complicità dell’assistente capo della Polizia penitenziaria Francesco La Malfa, di Barcellona, che fu a suo tempo trasferito nel carcere di Opera, dove fu arrestato nel giugno gel 2024 quando scattò il blitz. Ma La Malfa non agiva da solo. Al suo fianco - secondo quanto hanno ricostruito i carabnieiri -, c’era anche l’infermiere dell’Asp Pagano, originario di Sant’Agata Militello, da anni residente a Barcellona, che a giugno del 2024 finì in carcere. La Malfa “sottostava” alle direttive della famiglia Iannello, in particolare di Maurizio, che con il padre Filippo e del fratello Salvatore, era riuscito a diventare il dominus dello spaccio.