
MESSINA: LA POLIZIA SEQUESTRA TRE AZIENDE OPERANTI NEL SETTORE DELLA RACCOLTA, DELLA TRASFORMAZIONE E DEL COMMERCIO DI MATERIALE FERROSO. 49 PERSONE INDAGATE
Partivano dalla città dello Stretto i viaggi di materiale ferroso destinati a tre aziende del Catanese e a una dell’Agrigentino. Ferro, rame, acciaio, alluminio, ottone, motori, e non solo trasportati illecitamente: un traffico di rifiuti attorno al quale giravano discrete somme di denaro e nell’ambito del quale risultano indagate 49 persone. Lo hanno però stroncato, grazie ad articolati quanto meticolosi accertamenti, la Sezione di Polizia ferroviaria di Messina, guidata dal dirigente Francesco Benedetto, e la Sezione di Polizia giudiziaria della Polizia di Stato presso la Procura di Messina.
Un primo provvedimento firmato dalla gip del Tribunale di Messina Claudia Misale coincide con il sequestro preventivo delle ditte Ro.Fe.Me. srl, 4 Trade srl ed E.L.S. srl., con sede a Catania, e della Eco.Ris. srl, di Canicattì. Un altro passaggio chiave è fissato per il 4 luglio prossimo, quando per 11 indagati per reati ambientali (a sette è contestato il reato associativo), a Palazzo Piacentini, si aprirà il confronto dinanzi alla stessa giudice, con l’interrogatorio di garanzia in presenza degli avvocati difensori.
L’inchiesta, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Messina, ruota intorno al mancato rispetto degli obblighi ambientali e di tracciatura dei rifiuti vigenti, concretizzatosi in una pluralità di condotte quali la raccolta, il trasporto, la cessione e il conferimento di ingenti quantitativi di materiale, in un arco temporale compreso tra maggio e settembre 2022. Anche se a parere degli investigatori, le condotte contra legem potrebbero affondare le radici in un periodo antecedente: nel 2020.
Il tutto sarebbe avvenuto senza autorizzazioni: in un’occasione movimentate 68 tonnellate di rifiuti metallici, in un’altra 83 tonnellate, e ancora 16 tonnellate, 17, 26. Due dei 49 indagati, tra le altre cose, devono rispondere della raccolta e della cessione di rifiuti metallici provenienti dallo sbaraccamento nell’area di Camaro San Paolo, che sarebbero giunti – privi dei necessari nulla osta – al capolinea dell’impianto Ro.Fe.Me. di Catania. Le spedizioni si consumavano mediante l’impiego di furgoni e autocarri messi a disposizione dal sodalizio criminale, che gestiva «attività continuative e organizzate».
Ed ecco gli addebiti mossi alle quattro aziende siciliane, sfociati nell’emissione dell’atto di sequestro: ciascun rappresentante legale avrebbe compiuto violazioni ambientali tali da procurare un ingiusto profitto alle stesse, consistenti nel risparmio dei costi derivanti dalla gestione abusiva e dallo smaltimento illecito dei rifiuti.