2 Luglio 2025 Giudiziaria

Scandalo Asp di Trapani. Per i referti in ritardo i medici indagati sono 19

Potrebbero non vedere la fine del processo nato dalle loro denunce. Hanno saputo troppo tardi l’esito dell’esame che ha confermato loro di avere il cancro. Le cure, in alcuni casi, si stanno questo punto rivelando inefficaci. Nel processo sullo scandalo degli istologici all’Asp di Trapani si accelera con l’incidente probatorio per cristallizzare la posizione dei pazienti all’attuale stato di avanzamento della patologia oncologica.

Sono almeno 19 gli avvisi di garanzia già notificati a medici e sanitari dell’Asp di Trapani, travolta lo scorso febbraio dallo scandalo
dei vetrini esaminati anche con otto mesi di ritardo. Lo stesso caso di malasanità che ha portato, dopo un lunghissimo braccio di ferro con la Regione, alle dimissioni dell’ex manager dell’azienda sanitaria, il messinese Ferdinando Croce, piazzato ai vertici dell’Asp in quota Fratelli d’Italia. Lo stesso ex manager, a oggi, non è coinvolto nel processo, mentre gli avvisi di garanzia sono stati notificati a medici, infermieri, personale sanitario che a vario titolo si è trovato coinvolto nel percorso dei vetrini rimasti per mesi in attesa di essere refertati.

E se, da una parte, la giustizia fa il suo corso, dall’altra chi non ha sporto denuncia sta valutando di inoltrare direttamente la richiesta di risarcimento danni all’azienda sanitaria. Da quanto filtra, sarebbero già diverse le richieste di risarcimento che saranno passate al vaglio dal comitato aziendale di valutazione dei sinistri: una via più rapida in cui confidano quei pazienti che, magari, vorrebbero curarsi fuori ma non dispongono delle somme necessarie per affrontare la permanenza di un familiare oltre lo Stretto, sacrificando il lavoro. Per loro, che dunque rinunciano al processo, potrebbe aprirsi invece la strada del risarcimento danni.

Lo scandalo è emerso a partire da due interrogazioni parlamentari presentate dal vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè, alla fine dello scorso gennaio sul caso dell’insegnante di Mazara del Vallo Maria Cristina Gallo, rimasta per otto mesi in attesa di un istologico che ha confermato la presenza di un tumore al quarto stadio.

Un singolo caso, destinato a provocare una valanga: perché a essere stati scoperti, sono stati 3.313 vetrini in attesa di essere esaminati, esattamente come nel caso della signora Gallo. L’assessorato alla Salute, a quel punto, ha attivato una task force che in circa 10 giorni ha esaminato tutto il pregresso, portando alla luce 356 pazienti oncologici significativamente gravi.

Sull’intera vicenda il governatore Renato Schifani si è più volte scusato coi pazienti, evidenziando in diverse occasioni che “qualcun altro non lo avesse fatto”. Il riferimento, non troppo velato, era proprio all’esponente di FdI allora al vertice dell’Asp, che dal canto suo in una lunga relazione aveva elencato tutte le occasioni in cui aveva lanciato sos all’assessorato, troppo spesso rimasti inascoltati. Perché epicentro dello scandalo era stata l’anatomia patologica del Sant’Antonio Abate di Trapani: il reparto a corto di personale non riusciva più a smaltire i ritardi accumulati. Non a caso la scorsa estate l’azienda trapanese, su mandato di Croce, aveva attivato una convenzione con l’Asp di Catania. Ma è bastato appena qualche mese perché all’ombra dell’Etna i responsabili chiedessero di sospendere i servizi resi in convenzione a Trapani. Tutto messo nero su bianco nella relazione dell’assessorato, che ha chiesto all’Asp di Catania perché, in piena emergenza, l’unica convenzione attivata non fosse andata avanti. Scoprendo che il direttore del dipartimento catanese lamentava «la non completezza dei preparati istologici» mentre si riscontrava la «mancata linearità temporale nell’invio dei casi». Insomma, un pasticcio che comportava «rischi di contenziosi medico-legali». Che adesso piovono sull’Asp di Trapani.