
Un posto per il nipote e incarico al segretario. Elvira Amata sotto inchiesta
Due anni di intercettazioni della Guardia di finanza disposte dalla procura di Palermo hanno portato sotto inchiesta non solo il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno, ma anche l’assessora regionale al Turismo Elvira Amata. Pure lei è stata iscritta nel registro degli indagati per l’ipotesi di reato di corruzione, ma la vicenda che la riguarda è finita poi in un filone d’inchiesta diverso. Eppure, c’è un nome che ritorna nei due fascicoli, quello di Marcella Cannariato, la moglie di Tommaso Dragotto, il patron di Sicily by car: nelle intercettazioni, l’imprenditrice è stata ascoltata dagli investigatori del nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo in stretti rapporti non solo con Sabrina De Capitani, la portavoce di Galvagno che ieri si è dimessa, ma anche con Giuseppe Martino, capo di gabinetto vicario e oggi segretario particolare dell’assessora Amata. Lady Dragotto, destinataria di un finanziamento per una delle fondazioni che seguiva, avrebbe assunto il nipote dell’assessora Amata, nella società che dirige, la “A&C broker”, e avrebbe dato un incarico di consulenza legale a Martino, fatturato dalla figlia.
«Ho bisogno del tuo aiuto», diceva la signora Dragotto a Martino, era il 10 novembre 2023. E aggiungeva: «Non è che è gratis l’aiuto tuo». Ancora: «Ho bisogno proprio». Martino rispondeva di sentirsi «già dentro come consigliere». La Cannariato diceva: «Martedì, io mi piazzo nella tua stanza». Martino rilanciava: «Dimmi una cosa, ma perché non facciamo un’altra cosa più carina?». Risposta: «Dimmi caro». Ecco la proposta «Perché invece non ci organizziamo martedì sera senza rotture di scatole?». Marcella Cannariato colse subito: «A casa, perfetto». E Martino tagliò corto: «Così siamo belli tranquilli». L’imprenditrice aggiunse: «Così Tommaso (il marito, ndr) si rende conto del lavoro che viene svolto». A cosa facevano riferimento? Quel giorno Marcella Cannariato inviò anche una foto a Martino. Il capo di gabinetto spiegò che si «tratta di 100 mila euro» e che si dovrà fare una «forma di rendicontazione». Disse pure che si rendeva disponibile a spiegare «la situazione» a Marcella Cannariato. In quella occasione, non specificò di cosa si trattava, l’imprenditrice si limitò a dire che voleva fare qualcosa «a Messina, Catania e Palermo». Parlavano di un’altra manifestazione. Martino era rassicurante: «Abbiamo attivato la punta dell’iceberg… ora parte tutto il resto».
Intercettazioni pesanti, nel registro degli indagati di questo fascicolo sono finiti anche Martino e Cannariato. Pure loro con l’accusa di corruzione, per l’ennesimo scambio di utilità: da una parte i finanziamenti, dall’altro incarichi e soldi. In quel dialogo intercettato, l’imprenditrice diceva: «È una esagerazione… l’importo». Martino ribatteva: «Non è un’esagerazione, anzi mi aspettavo qualcosa di più». E l’imprenditrice rilanciava: «Poi ti spiego quello che dobbiamo fare». Nelle intercettazioni si parla di una «consulenza» che dovrebbe fare Martino e di soldi come corrispettivo. In un altro dialogo, sintetizza la Finanza, «Martino dice di essersi accordato con la Cannariato per la stesura di un contratto che tuttavia sarà fatto a nome del Centro elaborazione dati della figlia di Martino». Ecco come sarebbe stata pagata la consulenza che secondo la procura è l’oggetto dello scambio corruttivo per un finanziamento assegnato dall’assessorato al Turismo. «Ogni mese la figlia farà la fattura». In un altro dialogo Martino diceva la somma che avrebbe dovuto pagare la signora Cannariato: «Non meno di 30 mila euro l’anno... 2000, 2500 euro al mese». Era ufficialmente una consulenza legale e tributaria: «Io non mi posso prendere un incarico ufficiale — diceva al telefono — fino a quando ho il contratto con l’assessorato, lo devo fare ovviamente tramite il mio studio associato... ed avere una remunerazione da professionista... ho detto (a Marcella Cannariato, ndr) fammi una proposta economica e ti dico. Pagamenti mensili, gli ho detto. E lei mi ha detto: va bene». Alla fine, si accordarono per 3000 euro al mese.