11 Agosto 2025 Politica e Sindacato

Michele Ainis sul Ponte: “Lo Stretto sarà deturpato, serviva un referendum”

Di Lorenzo Giarelli - Ieri il ministro Matteo Salvini celebrava il Ponte sullo Stretto con una lunga intervista al Corriere, denigrando i contrari all’opera come promotori di “un no ideologico” per andare “contro la Lega”. Ma sabato, al corteo di Messina contro l’opera, c’era anche il professore Michele Ainis, costituzionalista tra i più noti, messinese, non certo imputabile di portare avanti interessi di partito: “Sarà un grattacielo nel deserto – dice al Fatto il professore – uno stupido mastodonte per cui sarebbe stato necessario un referendum”.

Professor Ainis, prima obiezione: è vero, al Sud mancano infrastrutture, ma da qualche parte si deve iniziare.
Se sto a digiuno tutto il giorno e poi vado a cena fuori, non inizio dal gelato. Ho passato una settimana a Messina e ho ritrovato una città con ancora moltissimi problemi, si rischia di fare qualcosa di completamente fuori contesto.
Però non riconosce un’utilità all’opera?
Il Ponte lo si fa con la promessa di migliorare la viabilità, giusto? È di certo un interesse pubblico, tanto è vero che la Costituzione tutela la libertà di spostamento. Ma i valori costituzionali non sono tutti uguali, esiste una gerarchia. E il valore della protezione del patrimonio culturale e paesaggistico deve prevalere. Vuole un esempio?
Prego.
Facciamo un bel viadotto sopra al Colosseo, così attraversiamo la piazza in maniera più comoda.
Lei dunque sostiene ci sia anche un problema di patrimonio naturale da preservare?
Questo tratto di mare è segnato da memorie storiche e letterarie. Da Omero in poi ci sono pagine e pagine di cultura sullo Stretto, tra gli ultimi penso a Stefano D’Arrigo. È un unicuum paesaggistico, se ci realizzi questo stupido mastodonte immediatamente crei una cicatrice nera che lo deturpa.
Che spirito ha trovato nella sua Messina?
C’è un segmento di opinione pubblica, composta soprattutto da architetti, avvocati e altri professionisti, che è favorevole, perché probabilmente si aspetta di avere occasioni di lavoro. E lo stesso vale nei ceti più poveri, perché il Sud come al solito subisce il ricatto del lavoro. Probabilmente l’opinione pubblica è divisa a metà. Io in corteo ho trovato persone che non si sono rassegnate, nonostante una prova muscolare con cui il governo ha calato questa decisione dall’alto, dopo che aveva provveduto a punire il dissenso.
È mancato un confronto vero?
Sì, ha vinto la voglia di sventolare una bandierina politica e di farlo in fretta. Mi ha colpito l’assenza di dibattito pubblico, non è stata neanche valutata la possibilità di indire un referendum, anche non vincolante, almeno nei territori interessati. Fonte: Il Fatto Quotidiano