
Carcere, terzo suicidio in 6 mesi. Nuova segnalazione del procuratore Verzera
Ancora un suicidio all’interno della casa circondariale di Barcellona. Si tratta del terzo caso registrato negli ultimi sei mesi, circostanza che ha spinto il procuratore di Barcellona, Giuseppe Verzera, a rivolgere una nuova e urgente segnalazione al ministero della Giustizia.
Nella comunicazione inviata ieri - come scrive Leonardo Orlando su Gazzetta del sud - il magistrato ha nuovamente sottolineato le gravi criticità della struttura penitenziaria, ritenuta inidonea a svolgere le funzioni di una casa circondariale. Non è un caso che si sono verificate fughe, perché nemmeno le mura di cinta del carcere sono a norma e con esse le stesse finestre delle celle. Non è la prima volta che il procuratore Verzera sollecita interventi ministeriali. La sede del carcere si trova ancora oggi nello stabile edificato nel 1925 per ospitare l’ospedale psichiatrico giudiziario. Dopo la soppressione degli Opg, l’edificio è stato riconvertito a istituto penitenziario, senza attuare gli adeguamenti strutturali richiesti dalla normativa. Una trasformazione incompleta che, nel tempo, ha evidenziato limiti sempre più gravi sul piano della sicurezza, della funzionalità e della tutela della dignità dei detenuti.
Quello di lunedì scorso rappresenta, purtroppo, il terzo suicidio avvenuto nel carcere di Barcellona nel giro di pochi mesi. Un episodio analogo, per la morte di un giovane si era verificato il 24 maggio: un giovane tunisino di 23 anni, detenuto in isolamento, si era tolto la vita con la stessa tragica modalità, utilizzando un lenzuolo legato all’inferriata della finestra della cella. Ancora prima, nell’aprile scorso, un uomo poco più che quarantenne, originario del comprensorio nebroideo, coinvolto in una vicenda giudiziaria, si era suicidato in circostanze rimaste in parte oscure.
Già allora il procuratore capo Giuseppe Verzera aveva disposto un’ispezione nel carcere, prendendo atto della gravità della situazione strutturale della casa circondariale che mette a rischio la permanenza dei detenuti e degli stessi agenti della Polizia penitenziaria, che erano stati esposti, nei mesi precedenti, a continue aggressioni. Non era un caso che si fossero verificate evasioni e tentativi di evasione. Ora, a distanza di pochi mesi e dopo ulteriori casi, la questione torna con urgenza all’attenzione delle istituzioni nazionali. Le criticità denunciate riguardano non solo la vetustà dell’edificio, ma anche l’assenza di adeguati spazi e misure di prevenzione, la carenza di personale e il difficile equilibrio tra esigenze di sicurezza e tutela dei diritti dei detenuti.
Il carcere di Barcellona, nato come struttura manicomiale giudiziaria e mai pienamente trasformato in istituto penitenziario moderno, continua a essere teatro di episodi che evidenziano una condizione di forte disagio, con ricadute sulla popolazione detenuta e sugli stessi operatori. La lettera, indirizzata dal procuratore Verzera al Ministero della Giustizia. si inserisce in un contesto di crescente allarme. In diverse occasioni, il magistrato aveva ribadito la necessità di un intervento urgente, non solo sul piano strutturale, ma anche attraverso un potenziamento dei servizi sanitari e di sostegno psicologico, indispensabili per prevenire gesti estremi come quello che si è consumato lunedì. La vicenda ripropone in tutta la sua drammaticità il tema delle condizioni carcerarie e delle responsabilità dello Stato nel garantire ambienti sicuri e dignitosi, in linea con gli standard europei in materia di trattamento dei detenuti.