Messina, sequestrati beni per 400mila euro a Benedetto Romeo, presunto esponente del clan Romeo-Santapaola
Ammonta a circa 400mila euro il valore dei beni sequestrati a Benedetto Romeo, 41 anni, dal Tribunale misure di prevenzione, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia diretta dal procuratore Antonio D’Amato. I sigilli sono scattati per un’abitazione e per due agrumeti. Romeo, per la Direzione distrettuale antimafia, è un un punto di riferimento della famiglia mafiosa Romeo - Santapaola, considerata una cellula di cosa nostra catanese, collegata alla famiglia mafiosa “Santapaola”, che si era radicata a Messina, come emerso dalle indagini al centro delle operazioni “Beta” e Beta 2 scattate a luglio del 2017 e a ottobre 2018. Le indagini all’epoca furono coordinate dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita, attuale procuratore aggiunto di Catania. I riflettori furono puntati su un’associazione mafiosa finalizzata alle estorsioni, imposizione fittizia di imprese, reimpiego di capitali illeciti, frodi informatiche, gioco d’azzardo, scommesse clandestine e altro. Benedetto Romeo- come ricostruito nel decreto di sequestro - è stato condannato per la partecipazione all’associazione mafiosa e reati legati all’organizzazione di corse clandestine di cavalli, gestione di scommesse e somministrazione di farmaci dopanti. Il suo ruolo all’interno dell’organizzazione era stato delineato anche dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, tra questi Biagio Grasso che lo aveva descritto come una figura centrale «sia sotto il profilo organizzativo che imprenditoriale di un sistema illecito strutturato su più livelli e ramificato in diversi settori». Secondo le dichiarazioni del collaboratore avrebbe avuto un ruolo di primo piano anche nella gestione delle corse clandestine e dei circuiti delle scommesse illegali.
Il sequestro è il risultato di indagini patrimoniali condotte dai carabinieri del Ros e del comando provinciale di Messina dai quali è emersa la disponibilità di beni considerati sproporzionati rispetto ai redditi dichiarati.
In particolare gli investigatori hanno preso in considerazione un periodo di tempo esteso che va dal 2002 fino al 2019 controllando i redditi dichiarati allargando il controllo anche sulla convivente ricostruendo il suo profilo reddituale. Dai dati esaminati, secondo il tribunale presieduto dal giudice Domenico Armaleo, emerge «una costante sproporzione tra le risorse formalmente dichiarate e le esigenze di sostentamento del nucleo, aggravata da operazioni economiche che risultano del tutto incompatibili con la capacità reddituale accertata». Secondo i giudici i beni acquistati sarebbero stati acquisiti attraverso il reimpiego di capitali illeciti. Da qui la decisione di accogliere la richiesta di sequestro per l’abitazione intestata a Domenica Piano e Benedetto Romeo e dei due terreni coltivati ad agrumeti. Il tribunale ha nominato l’avvocato Fabrizio Donato come amministratore giudiziario fissando al 13 gennaio la trattazione dell’udienza.