Il trasferimento dell’Archivio di Stato di Messina: Controcorrente, “Manoscritti storici trasferiti a Catania tra misteri e proteste”
Contonua la polemica e la protesta attorno all’Archivio di Stato di Messina, dopo la notizia del trasferimento a Catania di preziosi manoscritti e documenti storici appartenenti al patrimonio cittadino.
A sollevare il caso è il movimento Controcorrente, che attraverso il consigliere comunale del Faro di Milazzo e la professoressa Lucia Finocchiaro, responsabile del Faro di Messina, ha presentato una richiesta formale di accesso agli atti indirizzata al Direttore dell’Archivio di Stato e, per conoscenza, alla Direzione Generale Archivi del Ministero della Cultura.
Un trasferimento senza chiarezza poiché non si riesce ancora a capire se sia stato disposto un decreto che autorizzi tale “trasloco”.
Secondo quanto denunciato dal movimento, i manoscritti sarebbero stati trasferiti a Catania senza senza la necessaria trasparenza sulle modalità dell’operazione.
Mancano, infatti, informazioni fondamentali:
•l’elenco completo dei testi spostati;
•le modalità di trasporto e le condizioni di sicurezza adottate;
•le competenze del personale incaricato;
•le reali motivazioni del trasferimento;
•eventuali tentativi di individuare una nuova sede a Messina.
L’unica spiegazione trapelata, riferiscono gli esponenti del movimento, riguarderebbe uno sfratto in corso della sede messinese, ma nessuna comunicazione ufficiale è stata diffusa dalle autorità competenti.
Il silenzio delle istituzioni
«Tutto avviene nel silenzio più assoluto – denunciano dal Faro –. Non esiste un atto formale, non c’è una firma, non c’è un responsabile. E senza un provvedimento ufficiale è impossibile persino presentare ricorso».
Un quadro che alimenta sconcerto e preoccupazione tra studiosi, associazioni culturali e cittadini, per i quali il trasferimento rappresenterebbe un grave danno alla memoria storica della città.
“Messina non starà a guardare”
Il movimento Controcorrente e il Faro annunciano di voler proseguire la loro battaglia «su tutti i fronti istituzionali e culturali», promettendo di andare fino in fondo per ottenere chiarimenti e tutelare il patrimonio documentale messinese.
«Zitti e buoni? No, grazie – concludono citando i Måneskin –. Messina non resterà a guardare».