Scommesse truccate e arbitri corrotti a Reggio Calabria: cinque arresti nell’operazione “Penalty”
Dalle prime ore di questa mattina i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, insieme ai Finanzieri del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza, hanno dato esecuzione a una misura cautelare di arresti domiciliari nei confronti di cinque persone, accusate – a vario titolo – di associazione a delinquere finalizzata alle frodi sportive.
Agli arresti domiciliari sono finiti Luigi Catanoso di Reggio Calabria, arbitro della Sezione di Reggio Calabria, attivo nelle categorie Primavera, Primavera 2 e Serie C, Giancarlo Leone Fiumanò di Reggio Calabria, Lorenzo Santoro di Melito Porto Salvo, Giampiero Reale di Firenze, Tommaso Reale di Fiesole. Indagati ma a piede libero Bartolo Palamaradi Melito Porto Salvo, Leo Palamara di Melito Porto Salvo.
L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, ha preso avvio nel gennaio 2024 a seguito di una segnalazione dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli riguardante un flusso anomalo di scommesse su un incontro del campionato Primavera.
Le successive attività investigative, condotte dai Carabinieri e dai Finanzieri, avrebbero consentito di individuare un sistema di combine arbitrali guidato da un direttore di gara della sezione AIA di Reggio Calabria, attivo nelle categorie Primavera, Primavera 2 e Serie C. Secondo quanto emerso dalle indagini, l’arbitro avrebbe manipolato l’esito di diverse partite per orientarne il risultato verso pronostici specifici, oggetto di scommesse effettuate dai membri dell’associazione. Anche dopo la sospensione dai ruoli sportivi, l’uomo avrebbe continuato a individuare e corrompere altri arbitri, offrendo o promettendo somme di denaro fino a 10.000 euro per pilotare gli incontri.
Il sistema, come ricostruito dagli inquirenti, prevedeva che alcuni degli indagati fungessero da intermediari, curando i contatti con altri direttori di gara e investendo personalmente denaro nelle scommesse truccate. L’obiettivo era sempre lo stesso: ottenere un risultato utile a massimizzare le vincite del gruppo. Il metodo usato era semplice ma redditizio: favorire la realizzazione di più reti, così da assicurare il verificarsi del pronostico “over”, oppure concedere rigori dubbi e ammonizioni mirate per influenzare l’andamento delle gare.
A finanziare l’associazione sarebbero stati due imprenditori di Sesto Fiorentino, padre e figlio, titolari di un’agenzia di scommesse, anche loro finiti agli arresti domiciliari. Attraverso la loro rete di raccolta, sarebbero state veicolate puntate per importi rilevanti su piattaforme estere non autorizzate in Europa, nel tentativo di eludere i controlli e rendere più difficile la tracciabilità dei flussi di denaro. I provvedimenti, emessi dal Tribunale di Reggio Calabria, sono stati eseguiti nella fase delle indagini preliminari. Si precisa che, fino a sentenza definitiva, tutti gli indagati devono considerarsi innocenti.
INCHIESTA ARBITRI, COSÌ SI TRUCCAVANO I RISULTATI PER GARANTIRE GLI “OVER”: LE PARTITE COINVOLTE NELLO SCANDALO
Un sistema collaudato, costruito con ruoli precisi e una regia capace di muovere partite e scommesse a distanza. È quanto emerge dall’ordinanza che ha svelato nel dettaglio il funzionamento dell’associazione per delinquere, al centro di una complessa rete che avrebbe alterato il regolare svolgimento di numerosi incontri calcistici dei campionati Primavera e Serie C tra febbraio e settembre 2024.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, l’organizzazione, composta da arbitri, scommettitori e intermediari, avrebbe operato con l’obiettivo di pilotare i risultati di alcune gare per ottenere vincite sicure nelle scommesse piazzate su circuiti regolari e su piattaforme estere non autorizzate in Italia.
L’indagine ha portato all’esecuzione di provvedimenti nei confronti di diverse persone, tra cui Luigi Catanoso, Giancarlo Leone Fiumanò, Lorenzo Santoro, Giampiero Reale e Tommaso Reale.
Il ruolo di Catanoso.
Catanoso (foto), considerato il promotore del sodalizio dagli inquirenti, non solo gestiva le risorse umane e gli investimenti del gruppo, ma in diversi casi avrebbe diretto personalmente gli incontri, orientandone l’esito secondo gli accordi prestabiliti. Quando non scendeva in campo, era lui stesso a individuare gli arbitri designati, avvicinarli e, in alcuni episodi, corromperli con somme che arrivavano fino a 10.000 euro.
Le partite nel mirino.
Le indagini hanno ricostruito un elenco di partite “manipolate” o oggetto di tentativi di combine: tra queste Benevento-Cesena, Sassuolo-Verona, Napoli-Spezia, Pineto-Carrarese, Casertana-Montessori Tuscia, Pro Sesto-Triestina, Salernitana-Virtus Entella, oltre ai tentativi di corruzione per Empoli-Lazio, Milan-Empoli e Cagliari-Inter Primavera.
In almeno due circostanze, come emerso dagli atti, gli arbitri rifiutarono le somme offerte, interrompendo il piano fraudolento.
Il sistema delle scommesse.
Il gruppo faceva leva su conti di gioco e centri scommesse di appoggio, come il punto Sestobet di Sesto Fiorentino, gestito dai fratelli Reale, dove sarebbero transitate le giocate “sicure”. Le somme investite provenivano dal medesimo circuito e servivano anche per finanziare la corruzione dei direttori di gara.
Le vincite venivano poi ridistribuite tra i membri del sodalizio, che in alcuni casi puntavano anche su piattaforme straniere non autorizzate, violando la normativa sulle scommesse lecite.
Un’attività sistematica e continuata.
Dall’ordinanza emerge come l’attività sia proseguita senza interruzioni da febbraio a settembre 2024, con una struttura ben organizzata: chi gestiva i contatti con gli arbitri, chi si occupava delle puntate e chi assicurava la liquidità per i pagamenti.
La Procura contesta al gruppo l’aggravante di aver alterato competizioni regolarmente oggetto di scommesse e di aver tratto ingiusti profitti economici da condotte fraudolente reiterate.
Le prossime fasi.
Le indagini proseguono per accertare l’eventuale coinvolgimento di ulteriori soggetti e società di scommesse e per verificare se la rete potesse contare su appoggi esterni in grado di agevolare i contatti tra arbitri e organizzatori.
L’inchiesta, avviata dalla Procura di Reggio Calabria, ha già prodotto una prima serie di misure cautelari e potrebbe ora estendersi ad altri episodi di combine in ambito giovanile e professionistico.
Va precisato che gli indagati sono ovviamente in attesa delle decisioni dei giudici e della difesa — quanto segue si basa esclusivamente sulle informazioni contenute nell’ordinanza.