LA RIFLESSIONE DI ANTONINO MANTINEO: No alla militarizzazione di Messina. La zona falcata appartiene alla comunità locale che chiede pace
Di Antonio Mantineo - Siamo indignati per ciò che abbiamo appreso solo ieri di un’altra grande minaccia, una violenza vera e propria che incombe sulla nostra città, la sua comunità.
La Zona falcata, con un atto di autorità di questo governo che già ci minaccia con l’ecomostro del Ponte, che ha provato a definire e finanziare come “opera strategica militare”, invece che essere restituita nella sua bellezza alla città lo vogliono trasformare in zona militarizzata, con un progetto di mega opere per le navi da guerra.
Oggi lo scopriamo solo grazie al coraggio di Antonio Mazzeo e di un giornale libero, indipendente e di controinformazione, che il progetto nella zona falcata prevede, e da tempo, la costruzione di un hub per le navi da guerra. Quelle navi che in questo cimitero che è diventato il Mediterraneo, dovrebbero salpare per azioni militari - della Nato, dell’Italia, contro chi? e quali nemici? - da compiersi da subito o in un futuro prossimo.
Notizia di una gravità inaudita, una scelta scellerata, folle, contro la quale diciamo no, no, sempre e solo no.
Dichiariamo che la comunità locale, le forze sociali, i movimenti, crediamo che anche i partiti democratici ed antifascisti, da ora inizia una mobilitazione contro tale violenza e folle idea, fino a quando questo progetto verrà definitivamente accantonato.
Mai più guerre!
Messina con la sua storia, la sua bellezza, il suo stretto, la sua zona falcata, che avremmo restituita e da troppo tempo alla città, non presterà niente, neanche un centimetro del suo territorio, ad eserciti, marina, aerei, soldati, generali, ammiragli che da qui vorranno transitare, rifornirsi, prepararsi ad azioni militari e di guerra.
Male avrebbe pensato e detto l’assessore Mondello se ha immaginato di rendere il progetto un’occasione di investimenti a favore della sua Amministrazione.
Abbiamo bisogno di altri investimenti: sanità, scuole, lavoro, difesa e messa in sicurezza del territorio, acqua nelle case, trasparenza ammnistrativa, partecipazione democratica.
Denunciamo, quindi, l’idea malsana del governo che minaccia con la programmazione di opere violente la nostra città e denunciamo con altrettanto vigore l’assenza sciocca, inetta e colpevole dell’Amministrazione comunale, incapace di difendere la nostra comunità e di tutelarne i veri interessi.
Ci rivolgiamo alle forze politiche, alle forze sociali, ai movimenti, ai giovani, alle donne, a coloro che rivestono funzioni pubbliche a una grande mobilitazione che insieme alla riaffermazione del no al ponte, unisca la scelta unica, irreversibile del no alla militarizzazione della nostra città.
Avviamo da subito una campagna di mobilitazione e di informazione libera, non attraverso la stampa locale che censura, tace colpevolmente e si autocensura, per individuare le responsabilità e complicità di quanti avrebbero potuto bloccare persino l’avvio di tale programma, che ha evitato di informare i cittadini, il Consiglio comunale.
Scenderemo in piazza per dire due no e tanti si.
No al ponte! No alla militarizzazione di Messina e della Sicilia!
Si ai diritti diritti!
#Professore ordinario di diritto ecclesiastico e canonico ed ex assessore della giunta comunale di Messina guidata da Renato Accorinti.