La nota di “Rispetto Messina”: Un hub bellico nella Zona Falcata? La città si ribelli!
Riceviamo e pubblichiamo la nota del Gruppo di Iniziativa e Resistenza Civica “RispettoMessina” relativa alla realizzazione di un “hub bellico-marittimo nella Città dello Stretto”, portato avanti dal Ministero della Difesa e dalla Marina Militare:
Esprimiamo la nostra indignazione per un progetto tenuto nascosto per anni (e che si inserisce appieno nella logica di “colonizzazione” della nostra città), che riguarda la realizzazione di un “hub bellico-marittimo nella Città dello Stretto”, portato avanti dal Ministero della Difesa e dalla Marina Militare.
Un disegno di “militarizzazione” di una delle zone più belle sul piano naturalistico e paesaggistico, qual è la Zona Falcata, sottratta, a causa di scelte politiche totalmente sbagliate, per troppo tempo alla sua libera fruizione.
Ma anche un disegno che va a confliggere con una serie di ipotesi progettuali per il rilancio di tutta l’area, che assurdamente non sono state tenute minimamente in considerazione.
Dal “Patto per la Falce”, sottoscritto anni fa da varie istituzioni locali, fra cui il Comune di Messina e l’Autorità Portuale, al Piano Regolatore Portuale, che prevede anche la realizzazione di un porticciolo turistico con annesse strutture ricettive; alla bonifica e riqualificazione dell’area ex Smeb con la ristrutturazione della Cittadella, in cui si pensava di allocare un CDAC, o Centro di Documentazione di Arte Contemporanea; o, ancora, la visionaria ma stimolante proposta del network ZdA – Zona d’Arte Zona Falcata; o l’Acquario dello Stretto; o la recente individuazione e inserimento nella ZES (Zona Economica Speciale) della Sicilia Orientale di tutta l’area del Porto di Messina.
Tutti progetti e ipotesi progettuali che rischiano di essere vanificati se non viene bloccato il disegno perverso di fare della città di Messina e del suo porto non “la porta del Mediterraneo”, come ci viene raccontato da una narrazione fasulla e ingannevole, ma un “avamposto strategico militare” di quella “piattaforma avanzata” in cui si vorrebbe trasformare l’intera Regione Siciliana; perseguendo quella aberrante logica bellicista portata avanti dal Governo Meloni, e che vede la totale e servile sudditanza del Governo Regionale, che sta svendendo, nei fatti, la stessa specificità autonomista.
Ma quello che è ancora più grave in questa vicenda è che ci si trovi di fronte a un progetto che risale a cinque anni fa, di cui non si è mai parlato e che si voleva continuare a far rimanere nella segretezza.
Un silenzio ingiustificabile tenuto dal Sindaco e dall’Amministrazione Comunale e da altre realtà civili e militari, che ne sono a conoscenza diretta avendone seguito i vari passaggi procedurali.
Come quell’ “accordo di programma” sottoscritto nel giugno di quest’anno a Palazzo Zanca dal Sindaco di Messina, per conto del Comune di Messina, relativo a una parziale riqualificazione di alcuni immobili all’interno dell’area della zona militare della Falce.
Se a tale quadro vanno ad aggiungersi la delirante dichiarazione fatta dal Vicepresidente del Consiglio Tajani, che ha affermato che il Ponte sullo Stretto va realizzato perché potrebbe essere utilizzato per “evacuazioni” in caso di attacchi militari dal fronte Sud, e il tentativo, miseramente fallito, della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e del suo vice Salvini di fare rientrare il Ponte fra le infrastrutture strategiche della NATO per il transito di mezzi militari e armamenti, non possiamo che esprimere la nostra forte preoccupazione per il futuro “plumbeo” che potrebbe attendere la città di Messina e non solo.
E per queste considerazioni, come gruppo civico, ci rivolgiamo a tutte le forze politiche e sociali che non condividono tali disegni fortemente “impattanti” per il territorio messinese e per l’intera Area dello Stretto, per assumere iniziative comuni di denuncia, sensibilizzazione e mobilitazione della comunità messinese.
Evidenziando anche, come dimostrato dai fatti, la complicità colpevole — di cui dovrebbero rispondere politicamente — di coloro che, nel corso di questi cinque anni, hanno svolto ruoli di gestione a livello comunale e che non potevano non sapere quanto si stava prospettando per una porzione importante del territorio da loro amministrato.