L’INCHIESTA: Voto bipartisan in Parlamento per la nuova Base di Guerra Navale di Messina
Di Antonio Mazzeo - Il potenziamento bellico della Base Navale di Messina è stato deciso con voto bipartisan del Parlamento.
Il devastante piano di “ammodernamento” infrastrutturale del Comando della Marina Militare nella Zona falcata della Città dello Stretto, area di straordinario pregio storico-architettonico e paesaggistico, è stato approvato all’unanimità dalle Commissioni Difesa della Camera dei Deputati e del Senato, rispettivamente il 7 e 14 febbraio 2024. Maggioranza ed “opposizioni” (Pd e M5S), sempre insieme quando c’è da finanziare l’acquisto di nuovi sistemi d’arma o progetti di ampliamento e/o rafforzamento di basi, porti e aeroporti militari. Con l’aggravante che questi provvedimenti strategici ed ultra onerosi vengono deliberati in tempi record. Il ricercatore William Domenichini di La Spezia (autore del volume “No Base Blu”) ricorda che il piano per le basi navali è stato approvato in soli 8 minuti dalla Camera dei Deputati e in 10 minuti dal Senato.
La realizzazione del Grande Hub di Guerra a Messina è stata inserita nel cosiddetto Programma “Basi Blu”, relativo all’adeguamento e ammodernamento delle basi navali della Marina Militare predisposto dallo Stato Maggiore della Difesa.
“Il programma in esame - si legge nella scheda tecnica del Governo - nasce dall’esigenza, di adeguare le capacità di supporto logistico delle principali Basi navali italiane (Taranto, La Spezia e Augusta), nonché di quelle delle Basi secondarie e di supporto logistico presenti nel Paese (Brindisi, Messina, Cagliari, Ancona, Venezia, Napoli e Livorno), in termini di spazio disponibile per l’ormeggio in banchina e di impianti preposti alla fornitura dei servizi”.
Oltre alla realizzazione delle opere marittime, funzionali ad ampliare le banchine disponibili per l’ormeggio delle nuove unità da guerra e dei sottomarini in via d’acquisizione, il Programma “Basi Blu” prevede il “potenziamento dei servizi essenziali di base, come lo scarico e il trattamento di acque nere e grigie, il miglioramento delle capacità di distribuzione dei combustibili e l’adeguamento delle reti elettriche sulla base delle maggiori esigenze di carico”. La realizzazione di tali opere – si legge ancora nella scheda del Governo - consentirà alle basi della Marina Militare di “adeguarsi ai nuovi standard della NATO, consentendo di ospitare gruppi navali dell’Alleanza o di altri Paesi alleati”.
Tra gli interventi di potenziamento e trasformazione delle infrastrutture portuali militari è previsto a Taranto il dragaggio dei fondali e il consolidamento strutturale delle banchine della Stazione Navale Mar Grande, nonché l’ampliamento della stessa, con la realizzazione di due nuovi moli. A La Spezia sarà incrementata la capacità ricettiva della base navale graziealla ristrutturazione degli approdi e all’ampliamento del numero di ormeggi disponibili. Per quanto riguarda la base di Augusta (Siracusa) saranno invece ammodernate le opere marittime e dei servizi in banchina presso le aree tecnico-operativa (banchina “Tullio Marcon”) e tecnico-logistica (tra cui l’Arsenale).
Nel capitolo relativo alle “Basi secondarie e di supporto logistico” è stato finanziato l’ammodernamento delle infrastrutture, delle opere marittime e dei servizi in banchina della stazione navale di Brindisi, “finalizzato all’ormeggio principalmente delle unità navali maggiori di nuova generazione impiegate per operazioni anfibie”. È inoltre previsto “l’adeguamento delle opere e delle infrastrutture di supporto logistico e abitative presso le basi destinate a ospitare il naviglio minore di nuova costruzione (Cagliari, Messina, Ancona, Venezia, Napoli e Livorno)”.
Il Programma “Basi Blu” è stato concepito secondo un piano di sviluppo pluriennale che dovrebbe concludersi entro il 2033, con una spesa prevista in 1.760 milioni di euro. Ad oggi sono già stati finanziati 559,36 milioni con voto unanime del Parlamento. “Il completamento del programma, per il restante valore previsionale complessivo di circa 997,64 milioni di euro, sarà realizzato attraverso successivi provvedimenti di finanziamento”, riporta il Ministero della Difesa. “Il programma potrà beneficiare di ulteriorifinanziamenti per mezzo dei Fondi di sviluppo e coesione, disponibili nell’ambito del Contratto interministeriale di sviluppo (CIS) per l’area di Taranto, per complessivi 203 milioni di euro”. Cioè soldi letteralmente rubati dai programmi di sviluppo territoriale e riduzione dei gap infrastrutturali Nord-Sud per accrescere la militarizzazione delle aree del Mezzogiorno.
Il progetto dello Stato Maggiore della Marina Militare prevede per Messina la realizzazione di una nuova Banchina Comando presso la Base Navale della Zona Falcata, “con una nuova lunghezza utile di attracco, in prossimità del waterfront, pari a 210 ml., ed una larghezza di 15 mt., nonché la realizzazione di un nuovo piazzale, attraverso l’utilizzo della piccola porzione di specchio d’acqua, con profondità pari a 1,5 mt, situato tra la Banchina Comando ed il pontile Commissariato”.
L’ampliamento della banchina consentirà l’ormeggio fino a quattro pattugliatori d’altura di nuova generazione PPX, la cui realizzazione è stata affidata alla società OSN - Orizzonte Sistemi Navali, joint venture dei colossi del comparto militare-industriale Fincantieri SpA (51%) e Leonardo SpA(49%). Le nuove unità da guerra saranno lunghe 95 metri, larghe 14,2 e avranno un dislocamento di 2.400 tonnellate.
Relativamente alle opere a terra, il progetto per l’Hub Navale prevede la “ristrutturazione degli edifici, la riqualificazione ambientale delle aree contermini e dei sottoservizi (fognature, depurazione, ecc.), necessari a garantire un sufficiente supporto operativo e logistico”.
Più specificatamente saranno “risanati” gli edifici che attualmente ospitano la “Palazzina I” (Villa Ammiraglio da destinare ad alloggi per gli Ufficiali) e il Cinema – sala congressi. Verranno invece demoliti e ricostruiti ex novo le Palazzine ex Lante, De Lutti, “N” (destinate tutte ad alloggi per il personale militare); l’ex Magazzino doganale; i magazzini SCC64 e SCC65; la mensa di servizio; l’infermeria presidiaria; il complesso sportivo; lo spogliatoio tennis; la palestra; i campi da calcio e basket; l’officina S.E.N.; la cabina elettrica.
“In questa fase di progettazione non è ancora stato definito un preciso cronoprogramma delle attività, tenuto conto che le opere a mare e le opere a terra potrebbero essere avviate secondo stralci funzionali”, riporta lo Stato Maggiore della Marina. “Si evidenzia comunque che le opere a mare avranno una durata massima di 12 mesi (pertanto di entità lieve), mentre è presumibile che le opera a terra una durata di due anni”. Opere infrastrutturali– in verità - tutt’altro che “lievi” e che modificheranno irrimediabilmente il volto di un’area che potrebbe fare invece da polmone verde e museo storico-artistico all’aperto per una Città finalmente liberatasi dal ricatto del Ponte-Mostro sullo Stretto.